Chiesa Cattolica – Italiana

La beatificazione del cardinale Wyszyński, la chiave di volta della Chiesa polacca

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

La vita del cardinale Stefan Wyszyński si intreccia con la storia travagliata e difficile della Polonia degli anni del comunismo e della fioritura del sindacato dei lavoratori “Solidarność”. La sua beatificazione, inizialmente prevista il 7 giugno 2020, è slittata a causa della pandemia a domani. Il processo per la sua causa ha avuto una svolta nel 2018 quando il consiglio medico della Congregazione delle Cause dei Santi ha riconosciuto la guarigione miracolosa di una giovane suora di 19 anni malata di cancro alla tiroide. 

Il cardinale Wyszyński

Un grande personaggio della Chiesa del XX secolo

Nato nel 1901, già da giovane sacerdote si fece conoscere come attivista sociale, esperto di scienze sociali cattoliche, il creatore, tra gli altri, dell’Università cristiana dei lavoratori con sede in Włocławek e l’editore di “Ateneum Kapłańskie” (L’Ateneo sacerdotale) una rivista di altissimo livello. Grazie a questi successi, Pio XII lo nominò nel 1946 vescovo di Lublino. Due anni dopo venne nominato primate di Polonia, metropolita di Gniezno e Varsavia. Per 33 anni guidò di fatto la Chiesa in Polonia, ricoprendo la carica di presidente della Conferenza episcopale, era legato pontificio (in assenza del nunzio) e aveva poteri speciali che aveva ricevuto dalla Santa Sede dopo che il suo predecessore, il cardinale August Hlond, era morto nel 1948. Questi poteri speciali gli permettevano di avere giurisdizione nelle ex terre tedesche assegnate alla Polonia e di prendersi cura dei cattolici nel territorio dell’Unione Sovietica. Nel gennaio 1953 divenne cardinale.

La sua vita è innegabilmente segnata dalla detenzione, dal 1953 fino al 1956. A spalancare le porte del carcere il suo: “Non possumus!” pronunciato dinanzi al tentativo dei comunisti di prendere il controllo delle nomine nella Chiesa. Senza atto d’accusa, processo o sentenza, fu internato. Tre anni nei quali il cardinale Wyszyński mise a punto un programma di rinnovamento morale della nazione polacca che passava dal risveglio morale e spirituale. I pilastri di questo programma furono l’affidamento della società alla Madre di Dio (I Voti della Nazione a Jasna Góra nel 1956), e poi il programma della Grande Novena che comprendeva 9 anni di lavoro pastorale e di preghiera prima del millesimo anniversario del Battesimo della Polonia nel 1966. La novena fu accompagnata dal pellegrinaggio di una copia dell’immagine della Madonna Nera di Częstochowa attraverso tutte le diocesi polacche.

Il cardinale Wyszyński e la Madonna di Częstochowa

Il totale affidamento a Maria

Uno dei tratti più caratteristici della spiritualità del cardinale Wyszyński era la sua devozione mariana, che aveva un carattere decisamente cristologico. Ciò si esprimeva, tra l’altro, nello slogan che egli aveva l’abitudine di ripetere: “Soli Deo per Mariam”. In lui spiccava anche la disponibilità a perdonare i suoi persecutori. Quando Bolesław Bierut, presidente comunista e persecutore della Chiesa, morì, Wyszyński celebrò immediatamente una Santa Messa per la sua anima nella propria cappella privata. Nel suo testamento scrisse l

“Considero una grazia il fatto di aver potuto testimoniare la verità come prigioniero politico attraverso tre anni di reclusione e di essermi potuto proteggere dall’odio nei confronti dei miei connazionali che governano il Paese. Essendo consapevole dei torti che mi hanno fatto, li perdono di cuore per ogni calunnia con cui mi hanno onorato”

Papa Giovanni Paolo II e il cardinale Stefan Wyszyński

L’amicizia con Karol

Wyszyński è per Karol Wojtyla  un fratello maggiore nella fede, un esempio di coraggio e saldezza interiore che influì moltissimo sulla formazione del futuro Giovanni Paolo II. “È Lui la chiave di volta della Chiesa di Varsavia e la chiave di volta di tutta la Chiesa di Polonia”, scrisse in un messaggio in occasione della sua scomparsa che avvenne il 28 maggio 1981. Il Papa era in ospedale dopo l’attentato in Piazza San Pietro, mandò ai funerali il segretario di Stato, cardinale Agostino Casaroli. Due figure – Wojtyla e  Wyszyński – che hanno fatto grande la chiesa polacca e che oggi da santi continueranno a guidare. 

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