Il nunzio in Ucraina ha visitato l’ospedale pediatrico di Kyiv colpito da un missile russo, che si trova a poche centinaia di metri dalla nunziatura. Hanno colpito i più deboli tra i deboli, afferma. Due i morti e cinquanta i feriti per l’attacco, mentre i soccorsi cercano di ripristinare le funzionalità della struttura
Michele Raviart – Città del Vaticano
“Quando vengono colpiti i più piccoli tra i più piccoli, i più deboli tra i più deboli, ciascuno di noi si pone la domanda: come mai qualcuno continua a dare qualche spiegazione alla guerra, come se questa potesse essere giustificata per qualche motivo? Non so come queste coscienze riescono a continuare a farlo…” A chiederselo è l’arcivescovo Visvaldas Kulbokas, nunzio apostolico in Ucraina dopo aver visitato le macerie dell’ospedale pediatrico Okhmatdyt di Kyiv, colpito ieri da un missile russo in quello che è stato il più pesante attacco alla capitale ucraina e uno dei più letali dall’inizio della guerra. 42 le persone rimaste uccise complessivamente nei bombardamenti che hanno colpito tutta Kyiv, tra cui 4 bambini. Due le vittime e cinquanta i feriti – tra cui sette bambini – solo per il crollo dell’ospedale, colpito da un razzo che ha superato le linee di difesa antiaeree e ha distrutto un’ala dell’edificio. Salvi gli altri pazienti dell’ospedale, rifugiatosi all’interno di un bunker al momento del suono delle sirene.
La testimonianza dell’esplosione
“Era il più rinomato ospedale pediatrico dell’Ucraina, costruito con i contributi dell’Italia, della Svezia e dell’Austria e di altri Paesi”, sottolinea Kulbokas ai media vaticani. “Era un ospedale ben conosciuto anche dal personale della nunziatura”, ricorda, “perché i nostri collaboratori locali e le suore andavano a donare il sangue ai bambini e in tempo di guerra c’è penuria di sangue anche per loro”. “Peraltro”, continua, “è un ospedale molto vicino, ad appena 700 metri dalla nunziatura. Conoscendo il quartiere in cui ci troviamo, mi sono posto fin dall’inizio la domanda: che cosa sarà rimasto colpito? Perché un’esplosione che apre le porte interne della nunziatura significa che è veramente è un’esplosione molto vicina e nel quartiere non ci sono obiettivi particolari, ci sono soltanto le case abitate, i negozi e l’ospedale pediatrico appunto”.
Missili che colpiscono bambini malati
“Ho potuto visionare le riprese video in cui arriva il missile tutto dritto non intercettato dalla difesa aerea”, continua il nunzio, che “arriva colpisce il reparto della dialisi”. Dall’ospedale pediatrico sale fumo, un fumo molto tossico, acre, perché ogni missile porta parecchio carburante dentro, che è molto tossico e quindi poi è difficile avvicinarsi e cominciare a sollevare chi è rimasto sotto le macerie”. “Sorge un interrogativo molto scioccante”, conclude Kulbokas, Questi missili sono “addirittura mirati” e “non colpiscono soltanto bambini, ma quei bambini che necessitino cure oncologiche oppure trapianti di fegato. Proprio su di loro cadono i missili”.
Le autorità al lavoro per ripristinare la rete elettrica
Al momento dell’attacco i pazienti ricoverati all’Okhmatdyt erano 670 e in queste ore le autorità stanno lavorando per ripristinare la rete elettrica e l’acqua. Interrotte inevitabilmente le operazioni mentre i giovani malati di cancro stanno ricevendo le loro cure all’esterno dell’ospedale. Per il capo della missione Onu per il monitoraggio dei diritti umani in Ucraina è “altamente probabile” che il colpo sia stato provocato da un colpo diretto di un missile russo. Mosca, intanto, declina ogni responsabilità, con il portavoce del Cremlino Peskov, che accusa Kyiv e ribadisce che la Russia non attacca obiettivi civili.