Krajewski: si spezza il cuore a non poter aiutare la gente a Gaza

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Il cardinale elemosiniere in visita a Gerusalemme ha concelebrato la Messa alla Basilica del Santo Sepolcro con il patriarca dei Latini Pizzaballa e ha incontrato le famiglie povere della città vecchia. Nessuna possibilità di contattare la Striscia. “Preghiamo tanto in questi Santi luoghi”, racconta ai media vaticani, “ma oltre la preghiera ci vuole anche l’opera per quelli che soffrono e noi non riusciamo a farlo”.

Michele Raviart – Città del Vaticano

Le parole dell’Eucarestia suonano diverse nel luogo della morte e della resurrezione di Cristo. Le preghiere rivolte al Signore, “liberaci dal male”, “vi lascio la pace vi do la mia pace” assumono un significato diverso a pochi chilometri di distanza da dove migliaia di persone muoiono e soffrono costantemente. A sottolinearlo è il cardinale elemosiniere Konrad Krajewski, giunto in Terra Santa per portare la carezza e la vicinanza del Papa e che questa mattina all’alba, insieme al cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini, ha concelebrato la Santa Messa nella Basilica del Santo Sepolcro. Dopo l’invocazione alla pace, “siamo rimasti tanto tempo in silenzio”, ha raccontato ai media vaticani, “un silenzio che parla, perché noi chiediamo questa pace. Noi imploriamo questa pace. Noi gridiamo per questa pace, nel mondo intero e qui in Terra Santa”.

L’unità di sangue tra le Chiese

Dopo la Messa i due porporati hanno incontrato i frati che gestiscono il Santo Sepolcro e poi sono andati a piedi al vicino patriarcato greco-ortodosso, dove hanno incontrato Teofilo III per parlare di come aiutare insieme le persone più bisognose, soprattutto quelle a Gaza. “Abbiamo testimoniato una vera unità di sangue tra le Chiese, come dice Papa Francesco”, ribadisce Krajewski, “nella volontà di aiutare tutti insieme le persone che hanno bisogno. Gaza è così vicina, ma non possiamo aiutare. Manca l’acqua, manca la corrente. Ci sono tantissimi feriti che non possono essere portati fuori per essere curati”.

Il sostegno concreto alle famiglie povere di Gerusalemme

La mattinata è proseguita con la visita, insieme agli operatori della Caritas del patriarcato latino, a delle famiglie povere nel centro di Gerusalemme, alcune delle quali sono ospitate gratuitamente negli appartamenti di proprietà della Custodia di Terra Santa e del Patriarcato. “È un aiuto vero per quelle famiglie”, sottolinea, raccontando di aver portato loro il conforto del Papa, parlato delle loro necessità e aver lasciato un aiuto concreto per pagare le bollette e le spese di prima necessità. I circa 80 frati della Custodia hanno poi ospitato il cardinale elemosiniere per pranzo. “Si sentiva questa forza dei giovani frati”, racconta, “una trentina sono studenti da tutto il mondo, ma lavorano e aiutano nella vita pastorale della Custodia”. 

Il cardinale Krajewski con una famiglia di Gerusalemme

L’impossibiltà di arrivare a Gaza

Non sono invece andati a buon fine, nel pomeriggio, i tentativi di telefonare al viceparroco di Gaza e alle suore che si trovano nella Striscia. “Si spezza il cuore a pensare che siamo così vicini e non possiamo aiutarli. Siamo disarmati”, spiega. “Potremmo organizzare gli aiuti in cinque minuti, non ci manca niente, ma nessuno ci permette di entrare in questa zona di guerra”. “Rimane solo la preghiera a Gesù che possa aprire questo varco, perché da qui non riusciamo a fare niente”, racconta Krajewski, “preghiamo tanto in questi santi luoghi ma oltre la preghiera ci vuole anche l’opera per quelli che soffrono e noi non riusciamo a farlo”. La giornata si è conclusa con un lungo momento di preghiera al Cenacolo, dove è nata l’Eucaristia. “Pregare in questi santi luoghi, stare con la gente e mostrare la vicinanza del Santo padre è lo scopo di questa missione”, sottolinea il cardinale, che domani andrà a Betlemme in preparazione delle celebrazioni del Natale.