Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
“Con il nostro pensiero siamo vicini alle persone in Ucraina e preghiamo per tutti gli uomini, la cui vita è minacciata e condizionata, per tutti coloro che anelano alla pienezza di vita che solo il Signore può dare. Imploriamo la sua pace”. È quanto scrive in un messaggio Papa Francesco in occasione della 102.ma edizione delle Giornate Cattoliche, in programma a Stoccarda dal 25 al 29 maggio e incentrata sul tema “Condividere la vita”. È possibile donare la vita, sottolinea il Pontefice, in molteplici forme:
Penso per esempio alle madri o ai padri che si dedicano totalmente ai figli, alle molte persone che nel servizio ecclesiale o nelle professioni sociali o caritative mettono la propria vita all’ultimo posto per servire e assistere gli altri. Anche nelle crisi attuali, ringraziando Dio, possiamo constatare quanto è grande la disponibilità di tanti a fare sacrifici anche per gli altri. Nessuno può salvarsi da solo. Siamo tutti seduti nella stessa barca. Per questo è imprescindibile che sviluppiamo la consapevolezza che siamo tutti figli dell’unico Padre, fratelli e sorelle; che abitiamo tutti la stessa casa, che è affidata a tutti noi insieme; che una cosa vive dell’altra e che non possiamo fare a meno di condividere la nostra vita. Solo insieme andiamo avanti.
A tutti manca qualcosa
Nel messaggio Papa Francesco, ricordando la figura di San Martino che donò il proprio mantello a un mendicante, esorta a seguire il suo insegnamento: “Tutti coloro che portano il nome di Gesù Cristo sono chiamati a seguire a rendere partecipi dei nostri mezzi e delle nostre possibilità quanti hanno bisogno di aiuto. Siamo vigili mentre percorriamo la vita e vedremo molto presto dove c’è bisogno di noi”. Anche le persone più povere, spiega infine il Papa, hanno qualcosa che possono donare agli altri. Ed è vero anche il contrario: “Tutti – anche il più ricco – mancano hanno bisogno dei doni delle altre persone. Accettare qualcosa dagli altri a volte è più difficile che donare qualcosa, poiché ciò implica l’ammissione della propria imperfezione. Pietro dovette imparare con fatica ad accettare il servizio del suo Maestro durante la lavanda dei piedi. Imploriamo anche noi l’umiltà di riuscire ad accettare qualcosa dagli altri”.