Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
Circa quaranta minuti di colloquio, in lingua spagnola, senza terze persone presenti, il che “ha reso possibile dare un tono davvero sincero alla nostra conversazione”. Katalin Novàk, presidente della Repubblica d’Ungheria, è così che racconta a Vatican News-Radio Vaticana, l’atmosfera del suo incontro privato con Papa Francesco, il 25 agosto in Vaticano. Un momento “prezioso”, lo definisce, tra due persone animate dalla “spontaneità”, uno scambio di opinioni “sull’essere donna capo di Stato” in un momento storico che vede l’Europa ferita dalla guerra. Una rappresentante di quelle donne leader apprezzate anche dal Papa, poiché in presenza dei conflitti “c’è bisogno dell’intuizione e della delicatezza femminile”, della capacità delle donne “di mediare anche tra le parti in conflitto”, di un approccio che potrebbe anche aiutare in una “situazione difficile, in un certo senso apparentemente senza speranza”, per “ottenere qualche passo in avanti” in negoziati in una fase di stallo.
La speranza della pace nel mondo
Novàk confida di aver chiesto la preghiera e l’aiuto del Santo Padre affinché, in quanto Capo di Stato, possa agire in modo efficace per il bene della pace, perché “è importante che ci sia pace in Ucraina, in Europa, e nelle parti del mondo in conflitto, perché questo è il nostro interesse comune e nella speranza di questo e per questo scopo, parliamo e agiamo”. Il pensiero, di Katalin Novàk va poi, in quanto madre di tre figli, uno dei quali maggiorenne e arruolabile in caso di guerra, alle donne coinvolte nel conflitto, che siano ungheresi transcarpatiche, ucraine e o russe, “con i figli al fronte senza sapere se li rivedranno mai più”, quelle donne “che devono congedarsi dai mariti, dai fratelli e dai figli che, a loro volta, devono dire addio alle loro famiglie”. Gli ungheresi, precisa, non vogliono che “questa generazione, così come quella successiva, sappiano cosa hanno vissuto i bisnonni e i trisnonni quando si sono trovati in una situazione del genere e hanno dovuto mandare i figli soldati per la loro strada”.
L’orgoglio di essere genitori
Il dono di essere madri e il bene prezioso della famiglia, indica ancora la presidente, è stato altro argomento di conversazione: il significato della scelta di un uomo e di una donna di legare “le loro vite per sempre” attraverso il sacramento del matrimonio davanti a Dio, il cui frutto sono i figli. Esperienza questa, “l’orgoglio che si vive come genitori e anche come nonni”, che va trasmessa ai giovani di oggi che, commenta, possono vedere nell’avere bambini “una preoccupazione che non vale la pena, che può ostacolare la realizzazione professionale”, quando invece famiglia e carriera, è sua certezza, “sono compatibili tra loro”. Certamente si deve tenere conto degli ostacoli finanziari che possono essere all’origine della rinuncia ai figli, ai quali, sottolinea Novàk, l’Ungheria cerca di porre rimedio, tra le altre cose, con politiche che prevedono il sostegno prenatale, l’assistenza per la costruzione di case o la costruzione di asilo nido.
L’invito al Papa
Katalin Novàk annuncia poi di aver consegnato al Papa una lettera di invito in Ungheria, con il desiderio e la speranza che Francesco, che ha confermato l’intenzione di andare, possa compiere una visita più lunga di quella fatta lo scorso anno (settembre 2021) durante il Congresso Eucaristico Internazionale.