Un intero anno di celebrazioni eucaristiche e iniziative sociali e culturali ne rievocheranno la nascita avvenuta nel 1948 per volere di Pio XI e accenderanno i riflettori sulle future sfide e le opportunità. L’arcivescovo, monsignor Benny Mario Travas: “Siamo una piccola comunità ma la politica e la società nutrono grande rispetto per la Chiesa perché da sempre ci occupiamo dei poveri e degli scartati”
Federico Piana- Città del Vaticano
L’arcidiocesi di Karachi compie 75 anni. Questa porzione della Chiesa pachistana, il cui territorio di oltre 1.400 chilometri quadrati si estende nel sud-est del Paese a maggioranza musulmana, è stata fondata il 20 maggio del 1948 con la bolla Opportunis providentiae di Papa Pio XI. Il 28 maggio scorso, domenica di Pentecoste, una messa solenne celebrata nella cattedrale di San Patrizio a Karachi, ha aperto ufficialmente il ‘Giubileo di Diamante’ che durerà un intero anno con celebrazioni eucaristiche ed eventi sociali e culturali che si terranno in tutte le parrocchie dell’arcidiocesi.
L’arcivescovo Benny Mario Travas: “Bilancio di amore e carità”
“Se guardiamo attentamente a questi decenni trascorsi, possiamo notare che il lavoro dell’arcidiocesi è stato incentrato principalmente su tre aree: cura pastorale della popolazione locale, istruzione di qualità a prezzi accessibili, assistenza medica a tutta la popolazione compresa la formazione di infermieri e personale paramedico” dice l’arcivescovo, monsignor Benny Mario Travas. Il porporato spiega che in 75 anni di vita la sua arcidiocesi “si è anche occupata di diversi gruppi etnici come i goani, gli anglo-indiani, i mangaloreani, i sindhi e i punjabi”.
Negli anni ’70, però, le emigrazioni hanno impoverito il suo territorio…
In quegli anni, la comunità goana ha iniziato a migrare verso il Canada e l’Australia; questo è stato il momento in cui gli intellettuali sono andati via impoverendo tutta la società. Allo stesso tempo, Karachi fu interessata da un vasto afflusso di cristiani punjabi che arrivarono in città per motivi economici. Attualmente, l’arcidiocesi sta ancora investendo molto nell’educazione della comunità cristiana a maggioranza punjabi che coabita insieme alla comunità goan e a quella tribale.
Come è cambiata nel tempo l’arcidiocesi di Karachi soprattutto per quanto riguarda la pastorale e l’evangelizzazione?
Ci sono stati grandi cambiamenti. Come accennavo, nei primi anni, le comunità goana, anglo-indiana e dell’India del Sud, erano la maggioranza e ad esse venivano date priorità e cura. Tuttavia, negli anni ‘70 un gran numero di goani cominciò a migrare da Karachi e, in seguito, un afflusso di cristiani punjabi cominciò a dirigersi verso la nostra arcidiocesi per motivi economici e così la demografia della comunità cattolica si modificò. A causa di questo cambiamento, i libri liturgici e la Bibbia, che erano in inglese, dovettero essere tradotti in lingua urdu e, attualmente, su 16 parrocchie solo 5 celebrano messe in inglese combinato con l’urdu. Per le altre 11 parrocchie, invece, le messe sono solo in urdu. Stessa cosa per il clero che, all’inizio, era composto da stranieri o locali provenienti dalla comunità goana. Ma da circa 20 anni la maggior parte del clero, e delle religiose, proviene dalla comunità punjabi.
In che contesto sociale si inserisce attualmente l’arcidiocesi di Karachi?
Karachi è una città cosmopolita in cui la Chiesa cattolica fornisce grandi servizi nel campo dell’istruzione e della medicina: per questo la politica e la popolazione nutrono grande rispetto per la Chiesa. Tuttavia, negli ultimi anni ci sono stati molti attacchi alla comunità minoritaria (soprattutto nel Punjab) e questo ha richiesto di mettere in pratica buone relazioni creando gruppi di armonia interreligiosa che sono sostenuti dalla Chiesa cattolica insieme ai capi delle altre religioni. L’arcidiocesi di Karachi si sta ancora impegnando per fornire un’istruzione di qualità a prezzi accessibili e cure mediche ai poveri e alla classe media. Allo stesso tempo, attraverso le istituzioni gestite dalle suore, diamo priorità alla cura degli emarginati, come i lebbrosi, i disabili fisici e mentali, coloro che soffrono di dipendenze e così via.
Quali sono le sfide attuali che oggi l’arcidiocesi di Karachi deve affrontare? E quali saranno quelle future?
Sono quelle di trovare persone competenti per gestire le istituzioni in modo professionale. Che si tratti di scuole, collegi, ospedali, c’è una carenza all’interno della comunità cristiana nel trovare persone competenti e preparate. Molte delle persone formate per diventare leader nelle nostre istituzioni se ne vanno per uno stipendio migliore, dato che le istituzioni dell’arcidiocesi non sono in grado di eguagliare gli stipendi offerti dal mondo delle aziende. Un’altra sfida che stiamo affrontando è il cambiamento dell’età del clero: ora c’è un gran numero di giovani religiosi e su circa 41 sacerdoti diocesani ce ne sono solo 8 che hanno più di 60 anni. Ciò ha richiesto una maggiore necessità di formazione continua e di sessioni per i giovani sacerdoti.
Attualmente, quanti sono i cattolici della sua arcidiocesi? E quanti sono i religiosi e le religiose?
Il numero totale dei battezzati cattolici è di circa 192.000 e il numero totale di sacerdoti diocesani è di 41. Per quanto riguarda i sacerdoti religiosi, a Karachi ne sono presenti 23 e il numero totale di religiose professe è 103.
Con quale spirito si è aperto il ‘Giubileo di Diamante’ con il quale si vuole festeggiare la ricorrenza dei 75 anni dell’arcidiocesi?
Il tema scelto per il giubileo è ‘Riflettere, gioire e rinnovare’. E il versetto centrale per tutta la sua celebrazione è tratto dal profeta Ezechiele, capitolo 36:26, che dice: “Vi darò un cuore nuovo e metterò in voi uno spirito nuovo”. Sono stati organizzati programmi e seminari per ripercorrere il passato della storia dell’arcidiocesi e riflettere sulle direzioni in cui lo Spirito Santo ci ha portato e su dove lo Spirito Santo ci sta conducendo ora. Sono stati organizzati anche programmi sociali e culturali in fase di pianificazione. Infine, con uno Spirito rinnovato, speriamo di avere un piano di lavoro per realizzare il Regno di Dio in tutta la nostra arcidiocesi.
Cosa rappresenta questo compleanno dell’arcidiocesi di Karachi per tutto il Pakistan?
Recentemente, anche la diocesi di Rawalpindi-Islamabad ha celebrato il suo 75.mo giubileo mentre le arcidiocesi di Lahore e Multan hanno una storia molto più lunga. Questo dimostra chiaramente quanto la Buona Novella si stia diffondendo e radicando in Pakistan e come la comunità cristiana si stia inserendo nel tessuto della società pakistana. La comunità cristiana non è più vista come una minaccia per l’Islam, ma come un partner impegnato nel progresso e nello sviluppo del Paese. Molti degli attuali politici, uomini d’affari, artisti e intellettuali, hanno ricevuto la loro educazione nelle nostre istituzioni e sono grati per questo legame. Alla fine, questo Giubileo contribuirà a creare armonia e buona volontà tra tutte le persone che vivono in Pakistan.
Quali sono le difficoltà e le sfide che il Pakistan deve affrontare?
Oggi sono molti gli osservatori che definiscono la nazione come diretta verso un’economia fallimentare. Le ragioni sono molteplici, come le costanti tensioni tra le istituzioni dello Stato, le lotte intestine dei nostri politici, le persone incompetenti che guidano le nostre istituzioni, la corruzione, la concussione, il nepotismo. E la lista potrebbe continuare…
Allora la Chiesa come può essere d’aiuto al Pakistan per contribuire a risolvere i suoi problemi?
Gesù Cristo ci invita a essere il “Sale della Terra e la Luce del Mondo”. Siamo una piccola comunità cattolica ma, nonostante questo, godiamo ancora di una grande influenza nella società grazie alla nostra lunga storia di servizio che non ha mai perso di vista i poveri e i rifiutati. Siamo quindi chiamati ad essere un esempio di onestà e impegno.