Chiesa Cattolica – Italiana

Kabul: ucciso da un drone Usa Al-Zawahiri, leader di Al-Qaeda dopo Bin Laden

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Uno degli uomini più pericolosi del mondo per almeno 20 anni, Ayman Al-Zawahiri, l’ideologo di Al-Qaeda e pragmatico organizzatore che avrebbe pianificato il più terribile attentato terroristico dell’epoca moderna, l’attacco alle Torri gemelle e al Pentagono dell’11 settembre 2001, si nascondeva a Kabul, la capitale dell’Afghanistan, in una casa che apparterrebbe ad una figura di spicco del regime talebano, Sirajuddin Haqqani. Alle 6,30 di domenica 31 luglio, da una base americana, gli specialisti della Cia manovrano un drone e lo dirigono verso il bersaglio. Così viene colpito il 71enne chirurgo egiziano Al-Zawahiri, alla guida di Al-Qaeda dalla morte del suo capo e amico fraterno Osama Bin Laden, ucciso il 2 maggio del 2011 in un blitz delle forze speciali Usa ad Abbottabad in Pakistan.

Biden: abbiamo lasciato Kabul, ma non la lotta al terrorismo

“Giustizia è stata fatta – ha dichiarato lunedì sera il presidente americano Joe Biden in tv, annunciando l’esito dell’operazione della Cia, pianificata per sei mesi, e rivolto ai terroristi ha ricordato: “Non importa quanto tempo serve, o dove vi nascondete, se siete una minaccia gli Stati Uniti vi troveranno”. Per Biden è un successo importante, secondo solo all’incursione che con Barack Obala alla presidenza e lo stesso Biden alla vice presidenza, eliminò Bin Laden. “Quando ho messo fine alla missione militare americana in Afghanistan quasi un anno fa – ha spiegato il presidente – ho deciso che gli Stati Uniti non avevano più bisogno di avere uomini in Afghanistan. Ma ho promesso agli americani che avremmo continuato a condurre efficaci operazioni antiterrorismo in Afghanistan. Lo abbiamo fatto”.

Il presidente Usa Biden annuncia il risultato dell’operazione della Cia a Kabul

La protesta del regime talebano in Afghanistan

Un portavoce talebano ha protestato, sostenendo che gli accordi di Doha, che hanno preparato il ritiro degli Usa da Kabul un anno fa, vietino gli attacchi condotti dagli americani. Ma Washington ha ricordato di aver messo in chiaro che perseguirà i terroristi rimasti sul territorio afghano. Secondo alcune fonti nell’attacco sarebbero morti anche il figlio e il genero di Haqqani. Su Al Zawahiri pendeva una taglia da 25 milioni di dollari del Dipartimento di Stato Usa. Secondo i servizi segreti americani, il leader di Al-Qaeda era malato e ormai ai margini nella galassia del terrorismo di matrice islamica.

Un medico diventato l’ideologo della guerra all’Occidente

Tuttavia il “dottore” restava il capo dell’organizzazione terroristica e ogni tanto riaffiorava con qualche video o qualche scritto, incitando sempre alla violenza. Come ha fatto per tutta la sua vita, fin dalla sua giovinezza al Cairo, dove era nato 71 anni fa. Figlio di un professore di farmacologia, Zawahiri si laurea in medicina, ma si avvicina subito all’islamismo radicale, predicato dallo zio Mafhouz Azzam, un critico severo dei governi laici alla guida dell’Egitto negli anni Settanta. Frequenta i Fratelli musulmani e poi fonda la sua prima organizzazione sovversiva, Jamaat al-Jihad, per rovesciare i leader “infedeli” e instaurare la teocrazia islamica. È coinvolto nell’attentato che uccide il presidente Anwar Sadat, il 6 ottobre del 1981. Viene arrestato e detenuto per tre anni. Quando esce cercando come far ripartire la sua  “guerra santa”, si avvicina ai mujahiddin afghani e, al confine con il Pakistan incrocia un infuocato giovane proveniente dall’aristocrazia saudita, Osama bin-Laden, e decide di fondere la sua organizzazione in quella ideata da Osama: Al-Qaeda, la Base. Bin-Laden è la figura carismatica, che recluta giovani disposti a morire per la causa, mentre il medico egiziano, suo numero due, mette a punto le strategie.

Tornano le immagini della tragedia dell’11 settembre 2001

E’ lui a teorizzare la “guerra globale” all’Occidente, prima a Israele e agli Stati Uniti, poi a “tutti i nemici dell’Islam”. Scriveva nel suo “manifesto” del 1998: “Uccidere gli americani e i loro alleati, civili o militari che siano, è un dovere individuale per ogni musulmano, in qualunque Paese si trovi”. L’uccisione di Al-Zawahiri, per gli Stati Uniti, è anche un modo per lenire il trauma più grave subito nel Dopoguerra. Le tv stanno ripercorrendo il ruolo dell’ultimo leader di Al-Qaeda nella pianificazione degli attacchi dell’11 settembre. La sua idea di mandare i piloti-kamikaze ad addestrarsi nelle scuole di volo americane. Il progetto folle e sanguinario di fare una strage di civili, perché per Al-Zawahiri “nessun occidentale” era innocente.

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