Quella denuncia del Papa, pronunciata tra le volte di Santa Maria degli Angeli ad Assisi, è risuonata forte nella testa di Jennifer. Anche lei, per buona parte dei suoi 23 anni è stata una “merce di scambio”, un oggetto nelle mani di uomini assetati di denaro che l’hanno costretta a vendere il suo corpo per strada. Nigeriana, la sua storia è quella di una vittima delle “nuove” – ma purtroppo fortemente radicate in alcune zone del mondo – forme di povertà. Povertà che non intacca solo dal punto di vista economico, ma colpisce direttamente l’anima, rendendo precaria la stessa voglia di vivere. Di poveri del genere ce ne sono migliaia nel mondo e anche a loro Papa Francesco ha voluto dedicare la Giornata Mondiale che celebra oggi con una Messa nella Basilica vaticana, a suggello di una festa cominciata già il 12 novembre con l’incontro ad Assisi con 500 uomini e donne in stato di povertà provenienti da tutta Europa.
L’incontro con il Papa
Nella città umbra c’era anche Jennifer. Ha avuto il privilegio di essere, insieme a un rifugiato e un ex clochard, nel gruppo che ha accolto il Papa sul sagrato della Basilica di Santa Maria degli Angeli per consegnargli il bastone e il mantello del Pellegrino. Ha salutato Francesco a metà del lungo corridoio che portava alla Porziuncola, proprio come a metà della sua esistenza ha incontrato quel Dio al quale ha urlato di far qualcosa perché terminasse “il caos” nella sua vita. Col cappuccio della felpa in testa e la mascherina a rendere visibili solo gli occhi che nelle pupille nere conservano ancora ricordi intrisi di dolore, Jennifer è riuscita a scandire solo poche parole al Pontefice.
Vittima ieri, oggi felice
“Lei è come un padre per noi, grazie per essere qui”, ha detto, leggendo un foglio con un messaggio scritto in inglese. In quel pezzo di carta stropicciato c’era tutto il suo passato e il suo presente; lei l’ha raccontato al Papa con sobrietà: “Sono stata vittima del traffico di esseri umani e mi sono prostituita. Ho trascorso otto mesi in Libia e dopo aver attraversato il mare su un gommone, ho passato due anni in Italia… Sono felice di pregare con lei e di essere benedetta da lei”.
L’aiuto della fondazione “Magdalene”
A Papa Francesco, in quei brevi istanti a tu per tu, la ragazza ha raccontato di essere sopravvissuta grazie alla fondazione “Magdalene”, ramo dell’associazione francese “Fratello”, dedita da anni all’accoglienza e assistenza di prostitute ed ex prostitute, alle quali viene offerta una casa, un lavoro e soprattutto gesti di attenzione, cura e carità mancati nella vita. “È una realtà dedicata a coloro che, come me, vogliono iniziare una nuova vita!”, spiega Jennifer a Vatican News.
Racconta pure di aver vissuto ospite di alcune famiglie a Grenoble. Ci è arrivata con un passaparola e si è fidata subito degli operatori di “Magdalene”. Non aveva molto altro da perdere, d’altronde. “A volte ci vogliono mesi e mesi di incontri perché le donne arrivino a fidarsi di noi. Con Jennifer, è bastato un solo incontro”, spiega al microfono di Oliver Bonnel il presidente della Fondazione, Rodolphe Baron.
La benedizione di Francesco
La vita della giovane nigeriana è presto cambiata. “Era un caos, ma oggi è diversa e ringrazio Dio. Sento di avere una nuova famiglia”, afferma Jennifer. “Avevo detto a Rodolphe che non volevo più tornare indietro e che pregavo Dio di aiutarmi”. Da poco la giovane ha iniziato una formazione professionale nelle pulizie e spera di trovare un lavoro. Intanto studia il francese. “Mi sento benedetta, sono felice”, dice in inglese. La stessa frase l’ha ripetuta al Papa sul sagrato della basilica. E Francesco, dopo averle sussurrato qualche parola, le ha messo una mano sulla fronte per benedirla. Rodolphe Baron ha assistito con commozione alla scena da dietro le transenne: “Il Papa dà a questa gente molta gioia e speranza nonostante le difficoltà che stanno attraversando”.
Fuori dalla strada
Il responsabile di “Magdalene” loda anche il percorso della sua giovane assistita: “La sua esperienza, il fatto che stia iniziando un corso di formazione per ottenere un lavoro, dà coraggio a tutte quelle persone sotto l’influenza del racket della prostituzione”. Si dice sicuro che la ragazza troverà il suo primo lavoro già all’inizio del prossimo anno. Jennifer si batte invece perché altre donne in situazioni drammatiche si affidino ad associazioni e a reti di aiuto. La strada – è vero – è un inferno, ma si può trovare un modo per uscirne.