Jean Guitton, l’uomo che spiegò i laici ai padri del Concilio

Vatican News

Olivier Bonnel e Alessandro De Carolis – Città del Vaticano

Due uomini capaci di sondare, i misteri della fede come quelli dell’uomo. Uno destinato a guidare la barca di Pietro l’altro, l’altro a schiudere, in virtù dell’acume dell’anima oltre che dell’intelligenza, la comprensione del ruolo dei laici nella Chiesa a chi di quella barca governa il timone assieme al Papa. Monsignor Giovanni Battista Montini e il professor Jean Guitton si incontrano a Roma l’8 settembre 1950. Il primo è pro-segretario di Stato di Pio XII, l’altro un intellettuale già affermato, all’epoca docente di filosofia a Digione e che di lì a pochi anni approderà alla Sorbona. L’anno prima il pensatore francese aveva aggiunto alla già lunga lista di pubblicazioni quella dal titolo “La Vergine Maria”, libro che aveva colpito molto Montini, il quale voleva congratularsi con l’autore considerandolo il miglior testo scritto sull’argomento dal punto di vista filosofico. La scintilla dell’amicizia scocca immediatamente. Per 27 anni quell’8 settembre verrà celebrato da una specifica visita di Guitton a Montini. e poi a Paolo VI, secondo una promessa fatta dal primo al secondo.

Come due fratelli

Dalle rive della Senna dunque la popolarità già acquisita in patria da Guitton si riverbera sulle sponde del Tevere, qualche volta anche in modo ostile da parte vaticana. E come un fiume ingrossa la portata dello scambio Montini-Guitton, che arriva fra i due a lambire territori di profonda intimità spirituale. Lo scambio epistolare è fitto e un giorno, nel ’67, vedrà la luce. I “Dialoghi con Paolo VI” e più tardi “Paolo VI segreto” svelano al mondo un intreccio di opinioni, di confidenze, di slanci e di fatiche, lo spaccato del rapporto tra due fratelli che si vogliono bene. Guitton è un laico critico e fedele allo stesso tempo e la sua statura lo chiama in prima fila quando la Chiesa universale decide di ripensare se stessa aprendo il Vaticano II. Giovanni XXII aveva deciso la partecipazione dei laici alle sessioni del Concilio e l’unico laico cattolico presente alla prima sessione sarà il filosofo francese, anche se non ancora ufficialmente uditore. A nominarlo tale sarà l’amico nel frattempo divenuto Papa. Paolo VI lo chiama per la seconda sessione assieme ad altri 11 laici. Ed è Guitton a incidere nel cantiere conciliare, che cerca, tra il resto, di definire in positivo (il “laico”) ciò che fino ad allora aveva accezioni negative (“non chierico”).

Chi è un laico

“Il laico – aveva detto il filosofo in una trasmissione tv del ’63 – è paradossalmente un essere sconosciuto, anche se è l’immensa maggioranza del genere umano”. Alla fine della terza sessione conciliare, su richiesta Guitton metterà nero su bianco il ruolo dei laici nel mondo. “In tutte le forme della sua vita familiare, professionale, civile e culturale, il laico – afferma – si sforza di tradurre, adattare e inserire la multiforme grazia di Dio in strutture vecchie e nuove, che sono sempre in via di riforma e di progresso”. Da lì in avanti, anche dopo la scomparsa di Paolo VI, il sodalizio intellettuale di Guitton con la Santa Sede resta saldo fino alla morte sopraggiunta nel 1999 all’età di 97 anni. Lo dimostrano i 350 articoli firmati da lui o a lui dedicati nelle pagine dell’Osservatore Romano, che coprono circa trent’anni.

Dipingere Dio

Il filosofo era anche un abile pittore, ansioso di tradurre l’Assoluto nelle sue creazioni. Dal suo estro nasce la Via Crucis che si ammira nella chiesa di Saint-Louis des Invalides a Parigi. È qui, secondo il suo desiderio, che vengono celebrati i suoi funerali il 25 marzo 1999.presieduti – altro suo desiderio – dall’allora cardinale Jean-Marie Lustiger. Che nella sua omelia disse: “Jean Guitton ha dipinto una quindicesima e ultima icona, non di sua iniziativa, ma perché gli è stato chiesto di farlo. E Jean Guitton scrive: ‘Vado da mio Padre. Questa è la fede di Jean Guitton”.