Anna Poce – Città del Vaticano
Il rapporto della Caritas – si legge nel comunicato stampa dell’organizzazione cattolica – sottolinea, innanzitutto, come “il rischio climatico stia aumentando su tutto il pianeta. Il riscaldamento globale di 1,5°C e 2°C sarà superato durante il 21.mo secolo a meno che non si verifichino profonde riduzioni delle emissioni di CO2 e di altri gas serra nei prossimi decenni. Aumenta anche in casa nostra – si legge ancora – la frequenza di eventi eccezionali, come purtroppo confermano le recenti emergenze. Nel contempo diminuiscono le rese agricole soprattutto nel Sud globale, intere regioni sono sempre meno abitabili, aumentano coloro che non hanno scelta se non quella di lasciare la propria terra d’origine a causa di un ambiente sempre meno ospitale”.
Tutta la famiglia umana è chiamata a reagire
La nota prosegue evidenziando che “a tutto questo non esiste una risposta locale, oppure sul breve termine” e che “tutta la famiglia umana è toccata e deve reagire insieme alzando lo sguardo su quanto avverrà nei prossimi decenni”, nella consapevolezza che a pagare il prezzo più salato di quanto avviene “sono proprio coloro che meno sono responsabili dei cambiamenti catastrofici cui andiamo incontro”.
Transizione ecologica verso un nuovo modello di sviluppo
Ricordando il messaggio della 49.ma Settimana Sociale dei cattolici italiani, tenutasi a Taranto – “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. #tuttoèconnesso” -, Caritas Italiana auspica quindi “una transizione ecologica verso un nuovo modello di sviluppo, una transizione che sia ‘insieme sociale ed economica, culturale e istituzionale, individuale e collettiva, ma anche ecumenica e interreligiosa’”. L’organismo dice “basta esitazioni o mezze misure”, sottolineando che “occorre accelerare la transizione dei sistemi produttivi e l’uscita definitiva dalle fonti energetiche fossili; occorre rispettare gli impegni finanziari riconoscendo il prezzo pagato dalle comunità e dalle persone più esposte al cambiamento climatico nel sostenere la difficile transizione; occorre stabilire quadri regolatori chiari e vincolanti per l’azione del settore privato”.
Il grido della Terra e il grido dei poveri
“Dobbiamo riprendere il cammino” suggerisce la nota, “e dobbiamo farlo a partire dalla nostra responsabilità di lasciarci toccare da quanto avviene nel mondo, per non essere semplici spettatori del cambiamento”. E conclude invitando ad ascoltare “il grido della terra e il grido dei poveri” che ci interpellano e ci chiedono di “abbandonare un modello di sviluppo consumistico che accresce le ingiustizie e le disuguaglianze, per adottarne uno incentrato sulla fraternità tra i popoli”.