Rilasciati una cinquantina di palestinesi arrestati durante le operazioni militari a Gaza. A Gerusalemme in piazza la comunità ebraica ultra-ortodossa contro la leva militare
Luca Collodi – Città del Vaticano
Gli scambi di fuoco tra Hezbollah e Israele lungo la linea di demarcazione tra i due Paesi sono proseguiti senza tregua nelle ultime ore. Gli attacchi israeliani si sono intensificati nel sud del Libano, colpendo duramente le località più prossime alla linea del fronte della regione di Marjayoun con aerei e droni.
Hezbollah
I vertici locali di Hezbollah, il partito armato filo-iraniano, e di Amal, il suo alleato vicino al potere siriano, hanno rilasciato una dichiarazione sulle minacce da parte di Israele di una guerra totale contro Hezbollah in Libano. Nel testo del comunicato, diffuso dopo una riunione di esponenti di Hezbollah e Amal a Tiro, 90 km a sud di Beirut e 30 km a nord dalla linea del fronte con Israele, i rappresentanti delle due formazioni hanno sottolineato che “la guerra totale di cui ci minaccia Israele, non la vogliamo ma non la temiamo neppure. Siamo pronti perché vogliamo proteggere la nostra popolazione convinti di sconfiggere il nemico”.
Liberati palestinesi
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha intanto ordinato un’indagine immediata sul rilascio di 55 palestinesi detenuti, tra cui il direttore dell’ospedale al-Shifa di Gaza City, Muhammad Abu Salamiya. Fu arrestato a novembre scorso durante la prima operazione militare israeliana nel complesso medico. Salmiya e’ tornato a Gaza insieme ad altri 50 detenuti palestinesi. Con lui è stato rilasciato anche il chirurgo del centro, Issam Abu Ajwa, secondo il ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas. Il ministero della Sanità palestinese sottolinea l’importanza di rilasciare i restanti detenuti, membri delle squadre sanitarie. L’ex direttore del più grande ospedale di Gaza fu arrestato er essere interrogato sulle “attività terroristiche” dell’organizzazione islamista Hamas nella clinica, dopo la scoperta di uno dei suoi tunnel sotto il centro medico.
La protesta
Migliaia di ultra-ortodossi hanno intanto manifestato ieri sera a Gerusalemme contro l’arruolamento militare degli studenti delle yeshiva, le scuole ebraiche, in proteste sfociate nel lancio di pietre, scontri con la polizia e l’assalto all’auto del ministro dell’Edilizia, l’ultra-ortodosso Yitzhak Goldknopf. Cinque manifestanti sono stati arrestati. La maggior parte dei dimostranti apparteneva al gruppo ‘Fazione di Gerusalemme’, che conta circa 60 mila membri e manifesta regolarmente contro l’arruolamento degli studenti della yeshivah. La rabbia è esplosa quando la questione dell’arruolamento degli ultra-ortodossi è tornata all’ordine del giorno del governo israeliano, nel contesto della guerra in corso contro Hamas nella Striscia di Gaza. Per il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, l’esercito israeliano ha bisogno “immediatamente” di altri 10 mila soldati. Lo stesso Gallant ha dichiarato alla commissione per gli Affari esteri e la difesa che 4.800 dei candidati richiesti potranno essere reclutati dalla comunità ultraortodossa israeliana, come previsto “nella recente sentenza della Corte Suprema” israelina.