Svolta in Israele per far fronte all’ondata di proteste contro la riforma della giustizia. Il premier Netanyahu ha sospeso la controversa normativa almeno sino alle celebrazioni della Pasqua ebraica, esortando le opposizioni al dialogo sulla legge per gli aggiustamenti del caso
Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, cede alle contestazioni della piazza e alle perplessità del mondo politico e fa marcia indietro sulla contestata riforma della giustizia. Il capo del governo nei giorni scorsi sembrava pronto a tutto pur di varare la normativa, tanto da licenziare il ministro della Difesa, Yoav Gallant, che fa parte del fronte, all’interno della maggioranza, contrario alla riforma. Le motivazioni dei critici alla normativa risiedono più che altro nella volontà di salvaguardare la sicurezza nazionale.
Il no alla legge
Tutto questo avviene mentre in piazza infuria la protesta e il Paese, ambasciate all’estero comprese, è totalmente bloccato a causa dello sciopero generale. Ma la mossa di Netanyahu sposta ora il dibattito al livello politico, coinvolgendo le parti sociali e le opposizioni su una riforma che ridurrebbe le autorità della Corte Suprema, dando maggiori poteri alla politica sulla selezione dei giudici.
La riforma congelata
Di fronte all’ultima grande manifestazione, radunatasi nelle ultime ore davanti alla Knesset, il parlamento di Gerusalemme, anche il presidente Herzog, il cui ruolo è più che altro rappresentativo, ha sposato l’idea di congelare una riforma, sempre che si avvii subito un proficuo percorso negoziale tra le parti politiche. La sospensione della riforma della giustizia è stata salutata con favore all’estero, innanzitutto dagli Stati Uniti.
Pronti al dialogo
Commenti anche all’interno. I l capo del Partito di Unità nazionale, Benny Gantz, ha accolto con favore il rinvio della normativa, esortando Netanyahu a tenere il ministro della Difesa Yoav Gallant nella sua posizione. Si dice pronto ad un dialogo franco e proficuo anche il leader dell’opposizione, Yair Lapid. Intanto i sindacati hanno annunciato la fine dello sciopero generale