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Israele-Hamas, Netanyahu: pause umanitarie, no al cessate il fuoco

Il premier israeliano Netanyahu dichiara di non voler né governare né occupare Gaza alla fine della guerra, ma ritiene necessaria la presenza dell’esercito per prevenire minacce militari. Netanyahu conferma poi quanto annunciato dalla Casa Bianca: saranno concesse giornalmente 4 ore di pausa dai combattimenti per consentire gli aiuti umanitari ai civili nella Striscia

Silvia Giovanrosa – Città del Vaticano

Ci saranno 4 ore di pausa quotidiane dai combattimenti nel Nord della Striscia di Gaza. L’orario e il luogo verranno comunicati con un anticipo di 3 ore per non incorre in possibili attacchi di Hamas. Lo ha riferito ieri, giovedì 9 novembre, il portavoce del Consiglio di sicurezza americano John Kirby. “Non ci sarà alcun cessate il fuoco”, ha sottolineato il premier israeliano Netanyahu, ma “pause tattiche e locali per consentire gli aiuti umanitari ai civili di Gaza”. La Casa Bianca parla di un piccolo passo nella giusta direzione, tuttavia fa sapere che continueranno le richieste per delle pause più durature che permettano di portare aiuti adeguati alla popolazione della Striscia. L’Onu sottolinea poi l’importanza che le interruzioni nei combattimenti siano gestite con le Nazioni Unite, in particolare per quanto riguarda i tempi ed i luoghi.

La situazione a Gaza

All’interno della Striscia continuano intanto i combattimenti. Sei persone sono state uccise ieri in seguito all’attacco israeliano che ha colpito il complesso ospedaliero di al-Shifa, luogo in cui l’esercito israeliano sospetta si nascondano miliziani di Hamas. Il ministero della sanità dell’Autorità palestinese ha riferito anche di attacchi diretti sull’ospedale pediatrico Al Nasr, che avrebbero causato incendi, ma nessun morto. L’ospedale di Al-Quds, ha invece smesso di funzionare già da 48 ore per mancanza di carburante. La consegna degli aiuti umanitari, iniziata il 21 ottobre, ha permesso di far entrare nella Striscia di Gaza 756 camion, ma le organizzazioni umanitarie spiegano che si tratti di un intervento minimo rispetto ai bisogni dei civili.

La situazione in Cisgiordania

In Cisgiordania 18 palestinesi sono stati uccisi durante un raid su un campo profughi nel Jenin. A renderlo noto è stato il ministero della sanità dell’Autorità Palestinese. La scorsa notte, raid su tutta la regione hanno portato all’arresto di 41 palestinesi ricercati, tra i quali 14 membri di Hamas. A renderlo noto sono state le Forze di difesa israeliane. Anche per la Cisgiordania arriva la richiesta dell’Onu, affinché Israele adotti misure immediate per la protezione dei civili nella regione che quotidianamente sono sottoposti a violenze e maltrattamenti.

Gli ostaggi

Continuano le trattative per il rilascio degli ostaggi. Nella serata di ieri, davanti alla casa di Netanyahu a Gerusalemme, hanno manifestato decine di persone, tra cui i familiari degli ostaggi, che hanno tentato di entrare nell’abitazione abbattendo le barriere erette dalla polizia. Secondo quanto dichiarato dal braccio armato della Jihad, invece, due persone saranno rilasciate a breve per motivi umanitari.

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