Lo ha annunciato il Papa nell’udienza al catholicos Mar AwaIl. Il monaco e vescovo della seconda metà del VII secolo è tra i padri più venerati della tradizione siro-orientale. Il Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani: “L’inclusione nel Martirologio dimostra che la santità non si è fermata con le separazioni ed esiste al di là dei confini confessionali”
09/11/2024
Francesco riceve il patriarca assiro Mar Awa a trent’anni dalla firma della “Dichiarazione cristologica comune” di Giovanni Paolo II e Mar Dinkha IV che ha posto fine a 1500 anni …
Monaco e vescovo
Monaco e vescovo nella seconda metà del VII secolo, sant’Isacco apparteneva alla tradizione pre-efesina, cioè alle Chiese di tradizione assiro-caldea. Nato nell’attuale Qatar, dove visse una prima esperienza monastica, fu ordinato vescovo della città di Ninive, nei pressi dell’attuale Mosul (Iraq), dal catholicos di Seleucia-Ctesifonte, Giorgio I. Dopo alcuni mesi di episcopato, chiese di ritornare alla vita monastica e si ritirò nel monastero di Rabban Shabur a Beth Huzaye (nell’attuale Iran sud-occidentale). Qui compose varie collezioni di discorsi a contenuto ascetico-spirituale che lo hanno reso celebre. Nonostante appartenesse a una Chiesa che non era più in comunione con nessun’altra, perché non aveva accettato il Concilio di Efeso del 431, gli scritti di Isacco furono tradotti in tutte le lingue parlate dai cristiani: greco, arabo, latino, georgiano, slavo, etiope, rumeno e altre. Isacco divenne così un’importante autorità spirituale, soprattutto nei circoli monastici di tutte le tradizioni, che lo venerarono rapidamente tra i loro santi e padri.
La santità oltre le separazioni e i confini confessionali
Come sottolinea in una nota il Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, “l’inclusione di Isacco il Siro nel Martirologio Romano dimostra che la santità non si è fermata con le separazioni ed esiste al di là dei confini confessionali”. Ha dichiarato il Concilio Vaticano II: “Riconoscere le ricchezze di Cristo e le opere virtuose nella vita degli altri, i quali rendono testimonianza a Cristo talora sino all’effusione del sangue, è cosa giusta e salutare” (Unitatis Redintegratio). San Giovanni Paolo II, da parte sua, ha dichiarato che “la communio sanctorum parla con voce più alta dei fattori di divisione” (Tertio Millenio Adveniente) e che “in una visione teocentrica, noi cristiani abbiamo già un martirologio comune” (Ut Unum Sint). Anche il recente Sinodo sulla sinodalità, sottolinea il Dicastero, ha ricordato che “l’esempio dei santi e testimoni della fede di altre Chiese e Comunioni cristiane è un dono che possiamo ricevere, inserendo la loro memoria nel nostro calendario liturgico” (Documento finale). Il Dicastero per l’Unità dei Cristiani “si augura che l’inserimento nel Martirologio Romano di Isacco di Ninive, testimone del prezioso patrimonio spirituale cristiano del Medio Oriente, contribuirà alla riscoperta del suo insegnamento e all’unità di tutti i discepoli di Cristo”.