Chiesa Cattolica – Italiana

Iraq, rinvio sine die per il nuovo presidente della Repubblica

Andrea De Angelis – Città del Vaticano 

Non una mera divisione dei ministeri, ma una rigorosa prassi da seguire perché risalente a quasi vent’anni fa. Il Parlamento iracheno non ha ancora trovato l’accordo per eleggere il nuovo presidente della Repubblica per diversi fattori. Tra i principali, la convenzione affermatasi dopo la deposizione del presidente Saddam Hussein nel 2003, in base alla quale il capo dello Stato deve essere curdo, il presidente del Parlamento musulmano sunnita e il capo del Governo musulmano sciita.

Uno stallo che blocca anche il governo 

Un mese fa il nuovo Parlamento si era riunito e aveva eletto Muhammad Halbusi come nuovo presidente dell’Assemblea, avviando così tutte le altre procedure istituzionali, compresa quella della scelta del presidente della Repubblica. Quest’ultimo infatti, una volta eletto, deve entro 15 giorni dare l’incarico di formare un governo al premier, con la conseguente scelta dei ministri. Visto l’assoluto stallo in tal senso, le principali forze politiche hanno deciso di non presentarsi per il voto, congelando di fatto il processo istituzionale. Così la conta dei deputati nell’emiciclo di Baghdad è durata pochi minuti: 58 presenti su 329 totali. 

Chi ha boicottato il voto 

A non presentarsi in Parlamento sono stati i deputati del fronte guidato dal vincitore delle elezioni del 10 ottobre scorso, il leader sciita Moqtada Sadr, sostenuto dal partito del rieletto presidente del parlamento, il sunnita Muhammad Halbusi. Anche la coalizione di partiti filo-iraniani ha annunciato il boicottaggio: largamente sconfitta alle legislative, ha interesse a prendere tempo prima della formazione del governo. L’opposizione di fatto insiste nel chiedere che il nuovo esecutivo sia di “ampio consenso” e non di “maggioranza”, condizione indispensabile per arrivare al nome del capo di Stato. Senza la sua elezione, infatti, scatta la proroga per ogni scadenza costituzionale legata alla formazione del governo. 

La candidatura di Zebari

Il boicottaggio ha trovato ancora più forza dopo che la Corte suprema irachena aveva deciso di sospendere la candidatura di Hoshyar Zebari, l’uomo su cui uno dei due poli aveva puntato per la presidenza. Alla corsa presidenziale infatti si sono presentati 25 candidati, ma secondo i media locali sono due i più accreditati: oltre a Zebari, il presidente uscente Barham Saleh, candidato dell’Unione Patriottica del Kurdistan. 

Exit mobile version
Vai alla barra degli strumenti