Chiesa Cattolica – Italiana

Iran: Ebrahim Raisi eletto presidente

Giancarlo La Vella – Città del Vaticano

Con il 62% dei consensi al primo turno l’ultraconservatore Ebrahim Raisi vince le elezioni presidenziali iraniane. Sarà lui il successore di Hassan Rohani che, a risultato acquisito, si è felicitato con lui, parlando anche dell’importanza della partecipazione al voto degli iraniani, che, tuttavia risulta essere la più bassa, meno del 50% degli aventi diritto, da quando nel 1979 è stata instaurata la Repubblica islamica con un referendum al quale partecipò oltre il 90 % della popolazione. Rohani spera anche in una situazione migliore, in questo periodo, per quanto riguarda il Covid-19 e in una revoca delle sanzioni per il prossimo governo.

Una vittoria annunciata

Quasi 18 milioni i voti ottenuti da Raisi, che assumerà l’incarico entro 45 giorni. Nettamente staccati gli altri candidati, primo tra i quali l’ex comandante della Guardia rivoluzionaria, Mohosen Rezaei, che ha ottenuto 3.3 milioni consensi. Ancora più distanti il moderato Abdolnasser Hemmati con solo 2,4 milioni, ha affermato Jamal Orf, capo del quartier generale elettorale del ministero dell’Interno iraniano. Il quarto candidato in corsa, Amirhossein Ghazizadeh Hashemi, infine, ha ottenuto circa 1 milione di voti. Secondo gli osservatori una vittoria annunciata, dopo che il leader supremo, l’ayatollah Ali Khamenei, aveva tolto dalla competizione candidati di più alto profilo.

Le reazioni all’elezione di Raisi

Tra i primi leader internazionali, a commentare l’elezione di Raisi, il presidente russo Vladimir Putin. Il capo del Cremlino ha espresso le sue congratulazioni al neoeletto, auspicando l’avvio di un ulteriore sviluppo di una cooperazione bilaterale costruttiva tra Mosca e Teheran. Gli Usa invece prendono subito le distanze da Raisi, in quanto – secondo i vertici degli Stati Uniti – coinvolto nella brutale repressione delle proteste del Movimento Verde, ragazzi e ragazze dei quali non si sa più nulla. Sarà inoltre – dicono fonti dell’amministrazione americana – più complicato il negoziato sul nucleare.

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