Adriana Masotti – Città del Vaticano
In Iran proseguono le proteste per la sorte di Masha Amini, 22 anni, arrestata dalla polizia morale a Teheran per aver indossato in modo inappropriato il velo islamico e poi morta in ospedale tre giorni dopo per i maltrattamenti subiti.
Vittime in tutto il Paese
Centinaia di persone hanno manifestato in tutto il Paese. Cinque le vittime durante gli scontri con la polizia nella regione curda del Paese, di cui era originaria la giovane. Altre 75 persone sono rimaste ferite in altre località durante lo scorso fine settimana. I manifestanti, tra cui molti donne, chiedono l’abolizione della cosiddetta polizia morale, l’unità incaricata di far rispettare il rigido codice di abbigliamento femminile nel Paese.
L’Onu chiede un’inchiesta indipendente
Gli attivisti sostengono che Masha Amini abbia subito un trauma cranico durante la detenzione. La polizia iraniana ha respinto le accuse e ha avviato un’indagine. Sulla vicenda è intervenuta l’Onu, che ha espresso preoccupazione per la morte della ragazza e denunciato “la violenta repressione”, chiedendo un’inchiesta imparziale e indipendente. A margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, il presidente francese, Emmanuel Macron, ha dichiarato, dopo un incontro con il presidente iraniano Ebrahim Raisi, che parlerà oggi, di aver “insistito sul rispetto dei diritti delle donne” in Iran. In un analogo incontro sulla questione è intervenuto anche il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, mentre gruppi per i diritti umani a New York stanno protestando contro la presenza di Raisi.
Critiche anche nel Parlamento iraniano
La morte di Masha ha suscitato critiche anche da parte di alti funzionari e di intellettuali iraniani nei confronti della polizia morale. In parlamento un deputato ha affermato che la polizia morale “causa danni al Paese”. Un altro parlamentare ha annunciato l’intenzione di proporre la completa abolizione di questa istituzione.