Indonesia: tensione in Papua. La Chiesa chiede il cessate il fuoco

Vatican News

Vatican News

Padre Marthen Kuayo, amministratore apostolico della diocesi di Timika, nella regione indonesiana della Papua occidentale, in una dichiarazione del 1° maggio scorso, ha invitato i leader militari e i gruppi indipendentisti della provincia alla calma e ad un immediato cessate il fuoco, allo scopo di prevenire un’escalation di violenza e un conflitto più ampio. La richiesta è avvenuta dopo la decisione del governo il 29 aprile scorso, di dichiarare terroristi due gruppi indipendentisti: l’Esercito di Liberazione Nazionale di Papua Occidentale e il Movimento per la Papua Libera (TPNPB-OPM). La decisione è stata emessa in seguito all’uccisione da parte dei ribelli del capo dell’agenzia di intelligence papuana, il generale Gusti Putu Danny Nugraha. Padre Kuayo ha condannato la mossa del governo, definendola un’azione improduttiva che potrebbe minare gli sforzi fatti dai leader religiosi per raggiungere la pace nella regione.

Un conflitto in corso da decenni

La Papua Occidentale vive, infatti, ormai in uno stato di guerra dal 1969, quando la regione venne annessa all’Indonesia; un’azione considerata illegittima dalla maggior parte dei papuani. Gli osservatori e gli ecclesiastici temono, quindi, che questa decisione possa innescare una recrudescenza della violenza nella regione più orientale del Paese. “Noi, i leader della Chiesa cattolica nella diocesi di Timika, siamo profondamente preoccupati – ha affermato il sacerdote – per le recenti violenze e conseguenze che hanno aumentato le tensioni qui in Papua nelle ultime settimane”. Nella consapevolezza che i primi a soffrirne sarebbero i civili, che spesso finiscono per essere vittime innocenti negli scontri tra ribelli e forze di sicurezza, padre Kuayo ha invitato i leader militari e i separatisti “a dar prova di moderazione e ad osservare un cessate il fuoco, per trovare insieme una soluzione dignitosa, umana, aperta e rispettosa”.