India in lutto nel 50° delle legge sull’aborto

Vatican News

Isabella Piro- Città del Vaticano 

Il 10 agosto 1971, in India, entrava in vigore la legge Mtp, ovvero “The Medical Termination of Pregnancy Act” che, in sostanza, legalizzava l’aborto volontario, considerato fino a quel momento un reato. Con la nuova normativa, l’interruzione volontaria di gravidanza è consentita fino alla 20.ma settimana di gestazione, quando c’è rischio di vita o di gravi menomazioni fisiche o mentali sia per la madre che per il nascituro e quando la gravidanza è causata da uno stupro o da un difetto nei metodi contraccettivi utilizzati. La legge, inoltre, stabilisce che l’aborto può essere praticato in tutti gli ospedali, ma solo da un medico iscritto al Registro statale e specializzato in ginecologia ed ostetricia.

Vescovi: accelera la tendenza contraria alla vita

Cinquant’anni dopo, la Conferenza episcopale indiana (Cbci) ricorda questa tragica ricorrenza con una “Giornata di lutto”, indetta dal presidente dei vescovi ed arcivescovo di Bombay, il cardinale Oswald Gracias.

“Milioni di aborti – scrive il porporato in una nota – hanno avuto luogo nel nostro Paese dopo la legislazione del 1971 e non ci sono segnali di rallentamento di questa tendenza contraria alla vita”. “Solo 2015 – continua – una stima calcola il numero di aborti pari a 15,6 milioni”. Per questo, il presidente della Cbci invita a ricordare il 10 agosto come un giorno di lutto, “in modo che la Chiesa possa esprimere il suo dolore per l’uccisione di bambini indesiderati e si possa promuovere una mentalità pro-vita nella nostra società”.

Le iniziative di preghiera 

Il porporato offre, quindi alcuni, suggerimenti per celebrare questa tragica ricorrenza: “una campagna di preghiera e di riparazione per i decenni di sangue innocente versato; una Messa da celebrare in ogni parrocchia in memoria dei bambini non nati uccisi e per riparare il peccato di aborto; suonare le campane a morte in tutte le chiese per 1-2 minuti; in una domenica vicina alla data del 10 agosto, tenere un’omelia in favore della vita; formare i giovani su queste tematiche; diffondere programmi pro-vita sui canali mediatici cattolici; osservare ‘l’ora della misericordia’ in tutte le parrocchie, le case religiose, i seminari e le istituzioni cattoliche sia il 10 agosto che nei giorni che accompagnano questa data ; osservare un black-out digitale sui social media”, in segno di protesta.

Infine, nei limiti delle restrizioni igienico-sanitarie provocate dalla pandemia da Covid-19, l’arcivescovo di Bombay invita tutti i fedeli a “fare tutto ciò che è possibile, perché siamo chiamati a promuovere una cultura della vita”. E la Chiesa, conclude il porporato, “è in prima linea in questo, in tutto il mondo”.