Francesca Sabatinelli – Roma
L’entusiasmo di ritrovarsi in presenza per costruire insieme il mondo che sta uscendo dalla pandemia, in uno dei luoghi simbolo della lotta al Covid di Roma, la Nuvola, fino a poco tempo fa hub per le vaccinazioni, ha caratterizzato i lavori della mattinata di questo 35.mo Incontro di preghiera per la pace di Sant’Egidio che vedrà la sua conclusione al Colosseo, alla presenza del Papa.
Il domani, il futuro dei giovani nel post-pandemia, la terra come casa comune, la lotta alla povertà in un mondo che vede aumentare le diseguaglianze, i movimenti giovanili: su questi ed altri temi hanno dialogato i relatori invitati al meeting, al centro soprattutto la costruzione del nuovo mondo, perché dopo la pandemia la vita non potrà essere quella di prima, e soprattutto perché è necessario trovare la forza di cambiare e di amare di più la natura e avere cura della casa comune.
L’impegno per la pace
Di qui il messaggio che le religioni possono portare gli uomini a custodire l’ambiente e a lavorare insieme per la sua protezione, a dismettere un atteggiamento predatorio. Ma le religioni dovranno lavorare anche sotto l’unica strada possibile, rispetto a quella sbagliata della guerra, e cioè la pace: un impegno che i leader religiosi sottoscriveranno al Colosseo durante la cerimonia finale alla presenza di Papa Francesco, del fondatore della Comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi e della cancellatrice tedesca Angela Merkel.
“La terra non è casa d’altri”
Nel corso del forum “La cura della casa comune”, il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, ha spiegato che “la Costituzione italiana è un modello modernissimo di cultura del noi: le nazioni dovrebbero ispirarsi ai padri costituenti per ripudiare lo sfruttamento dell’ambiente e promuovere la pace e la giustizia”. “Quel testo – ha aggiunto – ripudia la guerra, che per una stagione era sembrata una strada da percorrere e indica una via nella limitazione di parti della sovranità nazionale a favore di organizzazioni internazionali per giungere ad un ordinamento che promuova pace e giustizia”. Ai nostri microfoni, il cardinale Zuppi sottolinea che spesso viviamo come se la terra fosse casa di altri, “evitare che i guasti già così evidenti non peggiorino”.
La religione non giustifica la violenza
Sul ruolo del dialogo tra le religioni nella difesa dalla casa comune, l’arcivescovo di Bologna ricorda che “i credenti sono parte della casa comune e hanno una responsabilità in più perché guardando il cielo si impara a vivere meglio sulla terra, si è più consapevoli di essere tutti fratelli, secondo la bellissima visione che Papa Francesco ci ha offerto”. Ogni religione, ha spiegato, può influenzare positivamente un’altra, evitando strumentalizzazioni perché la fede non giustifica mai la violenza. Sul prossimo appuntamento Cop26, l’auspicio del cardinale Zuppi è che gli impegni siano mantenuti ma “purtroppo le Nazioni Unite non vengono ascoltate così come si dovrebbe” per questo l’appello del Papa, lunedì scorso, insieme ai leader religiosi può avere un peso importante sull’appuntamento di Glasgow.