Andrea De Angelis – Città del Vaticano
In Grecia non c’è tempo da perdere. Otto giorni dopo i primi incendi, la conta dei danni è ingente e purtroppo ancora parziale. Difficile quantificare la portata di un dramma che riguarda numerose isole ed ha causato una grande emergenza anche nei pressi della capitale. Proprio da Atene giunge la richiesta di aiuto alla comunità internazionale. Il Governo, dopo aver proclamato lo stato di catastrofe naturale, ha lanciato infatti una richiesta internazionale d’aiuto, alla quale hanno finora risposto più di 20 Paesi dell’Unione Europea e del Medio Oriente.
L’isola di Evia è distrutta
Tra le località più colpite c’è certamente l’isola di Evia con i suoi 200mila abitanti. Da giorni le persone cercano di contenere il fronte delle fiamme, dando una mano, come possono, ai soccorritori. Secondo le autorità sebbene si tratti dell’ondata di calore più pesante registrata negli ultimi trent’anni, la maggior parte dei focolai sarebbero da imputare agli uomini. Prosegue intanto l’evacuazione e la messa in sicurezza di centinaia di persone, le cui abitazioni sono state lambite dalle fiamme. Si stima che oltre 2mila abitanti abbiano subito danni ingenti a causa degli incendi. Il solo intervento possibile è attraverso i velivoli, ma il fatto che le fiamme avanzino lungo due fronti complica di molto la strategia messa a punto per spegnere gli incendi. Lisetta Milliari, operatrice della Caritas Grecia, nell’intervista a Radio Vaticana – Vatican News spiega la drammaticità della situazione.
La Grecia è sotto i riflettori per un’emergenza incendi che forse non ha precedenti. Vuole dirci cosa sta succedendo?
Dal 3 agosto le fiamme sono divampate in più punti del Paese, diffondendosi senza controllo soprattutto in alcune zone del Peloponneso e nell’isola di Evia. L’ondata di caldo, la siccità, la mancanza di cura delle foreste, la scarsa e vecchia attrezzatura dei Vigili del Fuoco e poi l’esistenza di trasformatori di elettricità ad alta tensione nelle foreste, con maggior possibilità di esplosioni hanno trasformato gli incendi in un inferno che dura ormai da una settimana. Per fortuna non abbiamo avuto vittime, però tutto quanto è distrutto e sono 600mila gli ettari di terra ridotti in cenere, così come centinaia di case ed interi allevamenti. Non è semplice fare un bilancio, il danno ambientale è incalcolabile e lascerà segni visibili per molti anni. Sono stati evacuati interi villaggi per mettere in salvo le persone. Il ministro delle Finanze ha affermato che saranno stanziati 224 milioni dal Recovery Found, mentre una cifra pari alla metà verrà investita per progetti di protezione da possibili alluvioni in arrivo nei prossimi mesi.
In che modo la Caritas è accanto alla popolazione, è necessario anche un supporto psicologico?
Assolutamente, la paura è tanta. L’esperienza legata al recente passato ci insegna che di solito si raccolgono grandi quantità di beni di prima necessità, soprattutto alimentari, che spesso però non vengono distribuiti. Fornire cibo alle vittime che non hanno un posto dove cucinare sarebbe al momento uno spreco. Intervenire subito è difficile, però sappiamo che la maggior parte della gente evacuata è stata trasferita in hotel o ospitata da parenti e amici. Altri stanno tornando nelle case, ovviamente in quelle agibili. Noi siamo già al lavoro per creare un gruppo di assistenti sociali che aiutino le vittime nelle richieste di risarcimento, nel recupero dei documenti smarriti e nelle richieste di aiuto ai servizi pubblici. Sappiamo perfettamente come muoverci in tal senso. Spente le fiamme, forniremo assistenza nei progetti di riabilitazione anche per smaltire le macerie. Invieremo seghe elettrice per tagliare gli alberi bruciati, forniremo poi elettrodomestici alle famiglie ed alimenti per il bestiame e le api. Siamo anche in attesa dei suggerimenti che arriveranno dalle singole diocesi.
Tutto questo accade in un Paese colpito dalla pandemia, dove il turismo ha pagato un prezzo alto. Gli incendi nel mese di agosto colpiscono dunque una Grecia già ferita?
Certo e non c’è tempo da perdere. Stiamo lavorando per avere finanziamenti dall’estero, anche dalla nostra europea ed internazionale. Fino ad ora però non abbiamo ricevuto riscontri.
Dalle sue parole si evince che le responsabilità dell’uomo sono evidenti. Quanto è importante allora mettere ancora una volta al centro la Laudato si’, quell’avere cura della Casa comune a cui ci invita sempre Papa Francesco?
Sì, è vero. Come cristiani dobbiamo avere cura del pianeta, ma spesso non ci rendiamo conto. Questa è una prova, dobbiamo dare importanza alla nostra Casa universale, che è di tutti.