In vigore il Regolamento dei postulatori. Semeraro: un ruolo da vivere come servizio

Vatican News

di Nicola Gori

Limite di trenta cause attive nella fase romana ed esclusione dei cardinali, vescovi e officiali della Congregazione delle cause dei santi dalla possibilità di ricoprire il ruolo di postulatore. Sono le due novità più significative introdotte nel Regolamento dei postulatori, entrato in vigore lo scorso 11 ottobre, nell’anniversario dell’inizio del Concilio Vaticano II. A spiegare il contenuto e la genesi del documento è il cardinale prefetto del dicastero, Marcello Semeraro, in questa intervista ai media vaticani.

È la prima volta che entra in vigore un regolamento specifico per i postulatori?

Nel passato, per agevolare il lavoro del postulatore, sono stati elaborati e divulgati alcuni sussidi in forma di Vademecum oppure di Codex pro postulatoribus. Tali pubblicazioni venivano preparate dai postulatori stessi, oppure da qualche officiale della Congregazione. Finora, invece, non era stato mai elaborato e promulgato un documento normativo riguardante la figura e le funzioni del postulatore. Si tratta, quindi, di una novità.

Da quali esigenze nasce il documento e a quali obiettivi corrisponde?

L’idea è nata in Congregazione ed è scaturita da una constatazione concreta: poiché in diversi documenti normativi riguardanti le cause di beatificazione e canonizzazione si fa riferimento ai postulatori, è stata considerata l’utilità di raccogliere proprio in un unico testo la prassi e la peculiare legge pontificia sulle cause dei santi che riguarda direttamente il loro ufficio. Il Regolamento è frutto di uno studio comune, oggi oserei dire “sinodale”.

In che senso?

All’inizio è stato costituito un gruppo di lavoro composto da alcuni postulatori e officiali della Congregazione, i quali hanno elaborato un testo base. Esso è stato quindi sottoposto a un ulteriore approfondimento da parte di tutti gli altri officiali del dicastero, del presidente del collegio dei postulatori e, infine, del congresso ordinario. Nell’udienza del 30 agosto scorso ho presentato il documento definitivo a Papa Francesco, il quale mi ha autorizzato a firmarlo e a renderlo pubblico. Per questa circostanza abbiamo scelto la simbolica data dell’11 ottobre, che ci riporta alla memoria l’avvio del concilio Vaticano II.

Quali sono i principali punti del testo?

C’è, anzitutto, la parte iniziale, molto importante perché contiene le «nozioni generali», ossia le norme che fondano e definiscono la figura del postulatore, ne indicano i requisiti, elencano i compiti che è chiamato a svolgere, chiariscono la modalità di nomina e affrontano aspetti amministrativi. In essa si trovano inserite due novità le quali, per quanto possano apparire restrittive, scaturiscono in realtà dalla convinzione della serietà dell’impegno richiesto per ogni causa di beatificazione e canonizzazione.

In cosa consistono le due novità?

Si tratta dell’articolo 6a, secondo il quale non possono essere nominati postulatori delle cause i cardinali, i vescovi e coloro che ricoprono, presso il dicastero, incarichi come officiali, consultori storici, consultori teologi e periti medici. Nell’articolo 9, invece, si parla del limite di trenta cause attive che possono essere affidate a un postulatore “ad casum”.

E quali sono gli altri temi toccati dal documento?

Nelle parti successive il Regolamento tratta, in modo specifico e dettagliato, del ruolo del postulatore, nella fase diocesana di una causa, prima, e poi nella cosiddetta fase romana, quando cioè il procedimento canonico si svolge presso la Congregazione. Il documento si sofferma infine sui compiti del postulatore nel momento della beatificazione, della canonizzazione o della concessione del titolo di dottore della Chiesa. Il Regolamento si conclude con alcune considerazioni circa l’opera dei postulatori in riferimento alle reliquie e ai resti mortali.

Si può tracciare un profilo ideale del postulatore?

Ritengo che il postulatore ideale è quello che assume e realizza l’ufficio a lui conferito come un servizio: non un qualsiasi servizio, ma un servizio prestato nella Chiesa e per il bene della Chiesa, per il bene dei fedeli. Papa Francesco, nel discorso che ha rivolto alla Congregazione il 12 dicembre 2019, parlando dei postulatori, ha sottolineato che essi devono coltivare in loro la consapevolezza che le cause che trattano sono «realtà di carattere spirituale; non solo processuale, spirituale».

Quale è il ruolo del postulatore in una causa sulle virtù o sul martirio?

Dal punto di vista giuridico il postulatore è rappresentante dell’attore di una causa presso il dicastero e le altre autorità ecclesiastiche competenti. Il suo compito, pertanto, è proprio quello di seguire e adempiere in modo sollecito tutti i passi previsti dalla procedura canonica di beatificazione e canonizzazione. Ciò detto, la figura del postulatore non deve affatto essere ridotta soltanto a un ruolo giuridico. Egli, infatti, come afferma il Regolamento, promuove e coordina l’attività utile per divulgare la conoscenza di un candidato agli onori degli altari e ne fomenta l’intercessione. In tale contesto desidero sottolineare che, prima di chiedere l’avvio formale di una causa sulle virtù o sul martirio o sul dono della vita, il postulatore deve porre una particolare e appropriata attenzione nel verificare la presenza di un’autentica, perdurante e diffusa fama di santità e di segni.

Si può fare a meno del postulatore?

La figura del postulatore e l’ufficio che ricopre continuano a essere importanti e, nello stesso tempo, delicati. Ne è segno proprio il nuovo Regolamento appena promulgato, di cui da tempo si avvertiva la necessità. Se prendono sul serio e con spirito ecclesiale il loro compito, i postulatori possono fare molto per il bene delle cause e  della Chiesa.