Chiesa Cattolica – Italiana

In un libro la figura del cardinale Agagianian, una grande anima dell’Armenia

Si intitola “Chiesa e missione sono indistinguibili” il volume dedicato al porporato che lavorò per preparare il Concilio e fu prefetto di Propaganda Fide negli anni Sessanta. Dio, scrisse, “sa controbilanciare la potenza del male con il peso del bene; la provocazione sfacciata del peccato col sorriso quasi senza apparenze della santità”

Anca Martinaș – Città del Vaticano

Il libro è stato pubblicato a distanza di un anno dalla cerimonia di apertura dell’inchiesta diocesana sulla causa di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio Gregorio Agagianian, svoltasi il 28 ottobre 2022, nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Firmato da Alessandra Scotto, il volume reca la prefazione del cardinale Fernando Filoni, e la postfazione di Raphaël Bedros XXI Minassian, patriarca di Cilicia della Chiesa armeno-cattolica. Pubblicato dalla casa editrice Velar, la revisione editoriale è stata curata da Feliciano Innocente. 

 Figura di spicco del Concilio Vaticano II, Agagianian (1895-1971) fu uno dei moderatori richiesti da Papa Paolo VI e, prima ancora, da Papa Giovanni XXIII per dare forma e preparare i lavori del Concilio Vaticano II, soprattutto per quanto riguarda l’attività missionaria, dato il suo ruolo di prefetto della Congregazione de Propaganda Fide tra il 1960 e il 1970. Anche nel periodo post-conciliare, il cardinale di origine armena si impegnò instancabilmente nell’attuazione delle decisioni prese durante i lavori.

Arricchito da fotografie, riflessioni e testimonianze relative all’attività missionaria di questo discepolo con una forte passione per Cristo, il libro presenta al lettore il modello di un pastore di anime che si è lasciato consumare dal fuoco del Vangelo e dell’amore per Cristo e per il prossimo.

L’opera non è solo una raccolta di preziosi documenti che restituiscono alla memoria il ritratto umano, spirituale e missionario di un pastore che ha vissuto e servito in spirito di autentica santità, ma aiuta anche a comprendere l’intervento divino nel mondo, come diceva lo stesso cardinale Agagianian: “Dio sa controbilanciare la potenza del male con il peso del bene; la provocazione sfacciata del peccato col sorriso quasi senza apparenze della santità.”

Il futuro porporato conobbe da giovane l’orrore dello Metz Yeghern, il “Grande Male”, nome dato al genocidio contro gli armeni del 1915 e promise che non avrebbe mai abbandonato il suo popolo e che avrebbe cercato di fare il massimo bene. Una promessa che consola quando molti armeni hanno nuovamente assaporato il dramma e l’amarezza dell’esodo, con oltre 40 mila famiglie sfollate a causa del conflitto nella regione del Caucaso. Agagianian aveva intuito che per riunire nuovamente il popolo disperso dopo il Grande Male del 1915 occorreva costruire chiese e monasteri attorno ai quali raccogliere gli armeni sfollati. Nello stesso spirito, l’attuale Patriarca di Cilicia della Chiesa armena cattolica, Minassian, ha chiesto la protezione dei monasteri e dei luoghi di culto armeni nella regione del Caucaso mediriodnale, chiedendo che vengano rispettati e protetti.

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