Ferdinando Albertazzi, autore di riferimento di narrativa per ragazzi, firma un nuovo volume edito da ChiareEdizioni incentrato sull’Avvento e sul Natale. Racconta di una bambina, Cucciola, che impara la gioia del dono e che riceverà in cambio la più bella delle sorprese
Maria Milvia Morciano – Città del Vaticano
I libri per bambini possiedono un fascino innegabile: sono allegri, pieni di figure e anche la copertina stessa, la forma del libro sono diverse, più accoglienti. Durante le feste natalizie, le atmosfere che raccontano si fanno ancora più fantastiche e i colori delle illustrazioni più vividi. Tra questi, da poco nelle librerie, Messaggio speciale, edito da ChiareEdizioni. Autore del libro è Ferdinando Albertazzi, scrittore, saggista, giornalista, autore di libri tradotti in diversi Paesi, collaboratore di Tuttolibri di La Stampa e del periodico Pepeverde, mentre le illustrazioni sono di Angelo Ruta, che pubblica per le maggiori case editrici e sul supplemento culturale della domenica del Corriere della Sera, La Lettura.
Prologo: è la notte di Natale, ultimo giorno di Avvento
Cucciola, alla Vigilia di Natale, trova che dietro il calendario con l’ultima finestrella, quella più attesa, c’è solo una scatola vuota. La delusione si dipinge sul suo faccino e subito la bimba corre dalla nonna che le rivolge una domanda un po’ strana: “Se dovessi riempirla tu, a chi vorresti fare un bel regalo?”. Chiediamo ad Albertazzi di svelare a Radio Vaticana – Vatican News qualcosa di più del suo libro, di ciò che c’è dietro una storia e di cosa significa scrivere per i lettori più giovani.
Messaggio speciale è suo ultimo libro pubblicato per ChiareEdizioni ed è illustrato da Angelo Ruta. Di cosa parla?
Parlo del Natale, nel senso che è un libro per questo periodo. Mi permetterei di dire con qualche singolarità, perché è incentrato sul calendario dell’Avvento e sul particolarissimo messaggio che la protagonista, la piccola Cucciola, riceve aprendo una scatola che aveva lasciato accanto al presepe, una scatola con un dono per Gesù Bambino, e riaprendola trova qualche cosa che davvero non si aspettava. Mi fermerei qui per non togliere il gusto della sorpresa.
Il finale è sorprendente. Qual è il significato più profondo del libro?
Ha un significato anche abbastanza palese, che è quello di riportare al centro dell’attenzione natalizia: non i regali, non Babbo Natale, non i personaggi che lo caratterizzano, bensì il Natale, cioè Gesù Bambino. È lui il Natale.
Non è il suo primo libro che parla di questo periodo di feste, ne ha scritti altri. E il tema del dono sembra esserne il filo conduttore, appunto il dono che poi si incarna in Gesù. Ce ne ricorda qualcuno?
Soprattutto La cometa nella calza, che è un libro con quattro storie, incentrato ovviamente sul Natale. In questo libro si parte da Gesù Bambino per arrivare alla Befana. Comunque sono quattro storie sul periodo delle feste.
Tornando a Messaggio speciale, Il tema del dono è, come abbiamo detto, al centro. Ma oltre al rifiuto del consumismo, possiamo anticipare che vi è un altro tema molto importante. Un tema che sta molto a cuore di Papa Francesco: i nonni…
Nel libro è la nonna a parlare con Cucciola, è vero, e il motivo è molto semplice: la generazione dei genitori è spesso saltata negli affetti, nel senso che sono troppo impegnati, troppo presi, troppo nevrotici, troppo “telefoninisti”, allora i bambini trovano il vero riferimento d’affetto nei nonni. Per molti è così. Girando nelle scuole per incontri, appunto con i bambini, me lo sento dire molto spesso.
Anche perché la nonna dà una grande lezione alla protagonista, la piccola Cucciola. Questo libro a chi è rivolto? Mi sembra sia a misura di bambini molto piccoli, ma non è consigliata la fascia di età a cui rivolto come di solito si trova nella quarta di copertina di quelli destinati ai più giovani. A chi pensava, a quale età pensava?
Trovo che è un libro condannato a un’età precisa sia un libro che o ha delle catene che non dovrebbero esserci oppure è un libro che vale poco. Un libro non è per bambini perché ci sono dei bambini in copertina o dei bambini protagonisti nel racconto. Un libro “è”. Poi può valere magari specificamente soprattutto per i bambini ma mai esclusivamente. Se vale esclusivamente per loro, se non c’è non c’è nemmeno un passaggio, nemmeno un accenno che lasci almeno un po’ sorpreso l’adulto – che molto spesso è quello che legge ai bambini – allora questo non è un gran libro, è da buttare via. Il fatto che ci siano dei bambini in pagina non è significativo. Peppa Pig ha sul libro il disegno di un maiale, ma questo non significa che sia un libro per i maiali.
Una curiosità, perché comunque scrivere per i bambini è difficile. Vedo spesso libri per ragazzi scritti con parole che un bambino non capisce. I suoi libri, invece e questo in particolare, lo capisce anche un bambino piccolissimo. Forse non lo capisce un adulto, ma un bambino molto piccolo sì, proprio nel senso che ne può afferrare il significato profondo. Ma quanto è difficile scrivere semplicemente per farsi capire anche da un bambino che oggettivamente non dispone di tutti gli strumenti linguistici?
Sinceramente non ne ho idea. Mi limito a dar penna alle storie che arrivano e quindi non è un proposito, non è un impegno e come ho detto prima, non mi pongo mai l’idea di una fascia di età.
La storia ha un suo significato, un suo “come” e il come può essere adatto ai bambini piccoli, ma non esclusivamente.
Allora questo è il suo segreto, direi…
No, non è un segreto, è un modus operandi molto, molto semplicemente. Però non è che ci sia chissà quale disegno dietro questa cosa, va veramente così. E poi, relativamente al capire, vorrei ricordarle un momento di una bella commedia di Roger Vitrac, un drammaturgo molto legato al surrealismo (Victor o i bambini al potere ndr). Victor ha una mamma, una nobildonna che molto spesso riceve in casa le amiche per il tè, come si usava un tempo e magari si usa ancora in certi ceti sociali, e lui però si comportava sempre in maniera piuttosto disinvolta. La mamma un giorno, esasperata, gli dà un ceffone e gli dice: “Victor, quando imparerai a capire che ci si deve comportare in un altro modo?”. Lui si gira lentamente, la fissa e le dice: “L’importante non è capire, l’importante è sentire”. E se ne va. Credo che il motivo delle storie sia questo, non portare a capire. Questi libri non sono dei trattati né dei manuali, casomai si tratta di trasmettere delle sensazioni.
L’illustratore del libro, Angelo Ruta, non è nuovo nei suoi libri, con questi bei colori, questo tratto gentile, molto tenero anche. Ci può parlare di come va di pari passo il lavoro di un illustratore con quello di uno scrittore?
Angelo Ruta è un maestro. È uno dei più importanti illustratori italiani in questo periodo. Lavorare con lui è un privilegio, è una gioia. Che poi dire lavorare con lui è un termine piuttosto improprio, perché i disegni li vedo quando sono realizzati. Non è che ci siano grandi scambi. Lui entra nella storia e ne fa una storia per immagini. Tutto lì, ma con grande bravura.
Il libro è pubblicato da ChiareEdizioni, una piccola casa editrice specializzata in libri illustrati per ragazzi…
Albi illustrati per bambini, collane per adolescenti e per ragazzi. È una piccola casa editrice, ma credo che oggi il respiro più importante, in questa omogeneizzazione, francamente da non poterne più, lo abbiano proprio i piccoli editori. Un respiro vero, con delle proposte con ancora il coraggio di accettare delle sfide, di organizzare delle sfide. Invece i grandi editori, con i quali peraltro pubblico, sono appiattiti sui numeri, non pensano ad altro che a cose che funzionano commercialmente, spesso prendendo dei grandissimi cazzotti in faccia perché commettono dei grandi errori, ma niente la strada è quella: i numeri, i numeri intesi economicamente.
Anche perché questa casa editrice abruzzese non si trova nelle grandi metropoli, ma nelle periferie dell’Italia…
Nella periferia dell’”impero”! Quello è il sasso gettato nello stagno. Le onde si propagano per tutta Italia, ovviamente.
Un’ultima domanda, per concludere: nei libri per ragazzi lei affronta argomenti difficili, per esempio, l’attenzione per i più deboli, far capire ai ragazzi la disabilità come La pelle del cielo (Città Aperta 2003). E poi, soprattutto, un libro che ha riscosso tanto successo e parla della morte, Tommaso è andato via (Interlinea 2004). Cosa può dirmi di questa scelta, che poi è in linea anche con i suoi libri di Natale?
Ebbene sì, c’è un tutto unico, ma a dire la verità e mi scuso per la ripetizione, non è una scelta. Mi limito a prestare la penna alle storie che arrivano. Cerco semplicemente di avere le antenne dritte, ma non credo che ci si possa mettere a tavolino a scegliere un argomento. Se lo si fa, il lettore capisce immediatamente che è una storia falsa, che non ha spessore, che non ha anima. Perché se le storie decise a tavolino diventano libri, sono libri da buttare via.