Svitlana Dukhovych – Città del Vaticano
La guerra in Ucraina non si ferma. E mentre i media occidentali ne parlano sempre meno, i bombardamenti delle città ucraine da parte dell’esercito russo non accennano a diminuire. È naturale, per chi è lontano, voler proteggere la propria mente dalle brutte notizie e immagini e quindi voltare lo sguardo. Chi lo vive in prima persona invece non può farlo e deve trovare altri modi per trovare un po’ di ristoro per l’anima, corpo e mente. La Chiesa in Ucraina cerca, da parte sua, di far sentire a tutti la voce di Gesù che dice: “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò”. Cerca quindi di prendersi cura soprattutto dei più piccoli e vulnerabili. Nei mesi estivi in diverse parrocchie, sia quelle romano-cattoliche, che greco-cattoliche, si stanno perciò organizzando – seguendo le necessarie norme di sicurezza – campi estivi, pellegrinaggi, incontri e workshop per bambini, adolescenti e giovani.
Il format nuovo del Festival, adattato alle condizioni della guerra
Dal 27 al 30 luglio a Tyvriv, paesino vicino a Vinnytsia, nell’Ucraina centrale, i Missionari Oblati di Maria Immacolata hanno organizzato il Festival per i giovani dal titolo “Il respiro di vita”. Nell’intervista al Vatican News padre Vadym Dorosh, uno degli organizzatori dell’evento, ha raccontato che questo evento si svolge ogni anno sin dal 2009. Negli altri anni, di solito arrivavano dai 150 ai 200 ragazzi. Il programma abituale comprendeva preghiera, diversi workshop e un concerto di musica cristiana. “Abbiamo pensato a lungo se organizzare il Festival quest’anno”, spiega padre Vadym. “Da un lato, non volevamo mettere a rischio la sicurezza dei giovani, ma, dall’altro, sappiamo che per loro questo evento è molto importante. Quindi abbiamo deciso di cambiare il format, adattandolo alle esigenze attuali: c’erano meno partecipanti, non si è fatto il concerto, invece, più preghiera, attività all’aperto e riflessione”.
Un vero respiro di vita
“Sono contenta che nonostante la guerra, ho potuto partecipare al Festival”, dice Maria Teresa, 25 anni, venuta a Tyvriv per la quarta volta. “In questi tempi difficili, è stato molto importante sentire ‘il respiro di vita’ nell’incontro con altri giovani e nella vicinanza con Dio attraverso la Messa, la preghiera e l’adorazione notturna. Già il fatto stesso che eventi del genere si facciano anche nei tempi così difficili, ci aiuta a mantenere viva la speranza e la fede che Dio vince. Vincono i valori come l’amore, l’amicizia, non il male, la guerra e morte, perché Cristo è risorto, ha vinto la morte. È stato questo che ho percepito fortemente durante questo incontro”.
“Quello che ci muove deve essere amore, non odio”
Oltre alle preghiere e alle attività sportive, gli organizzatori hanno proposto ai giovani conferenze tematiche, una delle quali, sotto la guida di una psicologa, trattava il tema della prevenzione e del superamento dello stress. “Molti giovani – riferisce padre Vadym, – hanno vissuto i bombardamenti in prima persona, alcuni vengono da Mariupol, Kharkiv, Kyiv ecc”. Anche la città vicina Vinnytsia è stata recentemente oggetto del bombardamento di un edificio civile, nel quale oltre 20 persone hanno perso la vita e tanti sono rimasti feriti.
Di fronte alla brutale violenza è inevitabile che sorgano sdegno e rabbia. Il missionario spesso ne parla con i giovani. “Purtroppo, talvolta l’odio può riempire anche il nostro cuore e non riusciamo più a distinguere tra l’odio per il peccato e il male e l’odio per la persona che fa questo male. Durante il Festival ci siamo confrontati su questo tema nella conferenza intitolata ‘La Croce del Signore e la mia croce’. Abbiamo parlato di Gesù Cristo che fu anche torturato, flagellato e diede la sua vita, e le Sue parole sulla croce furono: ‘Signore, perdona loro, perché non sanno quello che fanno’. Cioè, volevamo far capire ai giovani cosa sia il perdono, e aiutarli a comprendere che l’odio, di fatto, brucia noi stessi, e non possiamo spendere energie per questo perché dobbiamo difendere la nostra Patria e fare ciò che possiamo, ciascuno al proprio posto. La nostra intenzione principale deve essere l’amore”.