In Terra Santa le nuove Linee pastorali ecumeniche per le Chiese cattoliche

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Tiziana Campisi – Città del Vaticano

I ministri cattolici in Terra Santa potranno amministrare i sacramenti della penitenza, dell’Eucaristia e dell’unzione degli infermi ai membri delle Chiese orientali che li chiedono, così come può richiederli a un ministro della Chiesa orientale ogni cattolico, fisicamente o moralmente impossibilitato a rivolgersi a un ministro cattolico, “ogniqualvolta la necessità lo richieda o un reale vantaggio spirituale lo suggerisca e a condizione di evitare il pericolo dell’errore o dell’indifferentismo”. Per i membri di altre Chiese o Comunità ecclesiali, invece, solo in caso di pericolo di morte, i ministri cattolici potranno amministrare i sacramenti della Penitenza, dell’Eucaristia e dell’Unzione degli infermi, purché la persona non possa ricorrere a un ministro della propria Chiesa o comunità ecclesiale. Sono alcune disposizioni contenute nelle Linee pastorali ecumeniche per le Chiese cattoliche di Terra Santa, pubblicate dal portale del Patriarcato latino di Gerusalemme, approvate dall’Assemblea degli Ordinari Cattolici, che vogliono “illuminare, motivare e guidare le relazioni ecumeniche della Chiesa cattolica in Terra Santa”. Il patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, scrive che gli orientamenti delle Linee pastorali “fanno parte della realtà viva della ricerca dell’unità dei cristiani, una realtà che si scontra costantemente con nuove sfide” e che “pertanto, può richiedere revisioni periodiche”.

Le Tradizioni in Terra Santa e la comunione reale ma imperfetta

Nei luoghi in cui il cristianesimo ha avuto origine, il Consiglio delle Chiese del Medio Oriente distingue tra Chiese ortodosse d’Oriente (Patriarcato apostolico armeno ortodosso, Chiesa siro-ortodossa, Chiesa copta ortodossa e Chiesa ortodossa etiope), Chiese ortodosse Orientali (Patriarcato Greco Ortodosso di Gerusalemme, Chiesa Ortodossa di Cipro), Chiese cattoliche (Patriarcato latino di Gerusalemme, Chiesa greco-melchita cattolica, Chiesa maronita, Chiesa siro-cattolica, Chiesa armena cattolica, Chiesa caldea) e Chiese e comunità ecclesiali anglicana ed evangelica (Chiesa episcopale anglicana, Chiesa evangelica luterana e varie comunità riformate, presbiteriane, evangeliche e pentecostali), e i capi delle Chiese hanno a cuore il futuro della presenza cristiana. Per tale motivo, riconoscendo che tra la Chiesa cattolica e le altre Chiese e determinate Comunità ecclesiali esiste “una comunione reale, per quanto imperfetta”, le Linee pastorali ecumeniche precisano che secondo il grado di comunione nella fede e nella vita sacramentale, sono possibili condivisioni. Tra l’altro, i fedeli “tendono a superare facilmente i confini confessionali nella vita e nelle attività della Chiesa, anche nella vita liturgica e sacramentale” e “si identificano spontaneamente come cristiani”, “il clero tende a identificarsi lungo linee confessionali” e in alcuni luoghi emerge “una tendenza a una rinnovata affermazione dell’identità confessionale, un ritiro esclusivo nel proprio gruppo nei confronti degli altri, una forma di fondamentalismo”. Da qui la necessità di fare chiarezza.

La Chiesa cattolica, le Chiese orientali e le altre Chiese e Comunità ecclesiali

Poiché la Chiesa cattolica distingue, riguardo la vita liturgica, i rapporti con le Chiese ortodosse – con le quali, pur non essendoci una piena comunione, sussiste una comunione molto stretta in materia di fede – e i rapporti con le altre Chiese e Comunità ecclesiali, delle quali, nella maggior parte dei casi, riconosce la validità del battesimo ma non gli altri sacramenti e in particolare il ministero ordinato per successione apostolica, sono prescritte diverse indicazioni. Così, ad esempio, la concelebrazione eucaristica non è consentita con ministri di Chiese o Comunità ecclesiali che non siano in piena comunione con la Chiesa cattolica, si invita a mostrare rispetto per la Chiesa a cui appartengono i fedeli e a essere consapevoli che “ricevere l’Eucaristia o la comunione non è mai un atto puramente personale, ma significa una certa comunione reale esistente tra le Chiese o le comunità di coloro che partecipano la stessa Eucaristia”. Le Linee pastorali ecumeniche insistono, poi, sul fatto che i fedeli vanno sempre incoraggiati “a praticare la loro fede e la loro vita sacramentale nella propria Chiesa” e che occorre “evitare accuratamente tutto ciò che potrebbe essere interpretato come proselitismo”.

Le varie disposizioni delle Linee pastorali ecumeniche

Nella condivisione della vita sacramentale con i membri delle Chiese orientali o ortodosse, un cristiano orientale “può essere invitato a leggere letture durante una celebrazione liturgica sacramentale nelle chiese cattoliche”, ma non il Vangelo, riservato a un diacono o a un sacerdote, può essere padrino o madrina, con un padrino o una madrina cattolica, al momento del battesimo di un bambino o di un adulto cattolico”, può essere damigella d’onore o testimone di nozze in una chiesa cattolica. Vale il reciproco per i cattolici nelle Chiese orientali e comunque “un cattolico che desidera ricevere la comunione dai cristiani orientali, “deve per quanto possibile rispettare la disciplina orientale e astenersi dal prendervi parte se quella Chiesa riserva la comunione sacramentale ai propri fedeli con esclusione di tutti gli altri”, mentre un ministro cattolico può essere presente e partecipare nella Chiesa orientale alla celebrazione di un matrimonio tra cristiani orientali o tra un cattolico e un cristiano orientale, se invitato. Nelle chiese cattoliche, inoltre, durante le celebrazioni non eucaristiche, è autorizzata la lettura della Scrittura o la predicazione da parte di cristiani di altre Chiese o Comunità, a un battesimo può essere ammesso come testimone un battezzato appartenente ad un’altra comunità ecclesiale ma solo con un padrino o una madrina cattolica” e i membri di altre Chiese o Comunità ecclesiali possono essere testimoni durante la celebrazione di un matrimonio, così come i cattolici, nelle altre Chiese e comunità ecclesiali, possono essere testimoni di un battezzato e assistere a matrimoni.

I matrimoni misti

Circa i matrimoni misti, per il matrimonio tra due battezzati, di cui uno cattolico e l’altro acattolico, occorre una preventiva autorizzazione dell’autorità competente a determinate condizioni e per la celebrazione del sacramento ci può essere un solo ministro che presiede, riceve il consenso e impartisce la benedizione coniugale, non sono consentite due distinte funzioni religiose durante le quali si esprime lo scambio del consenso e allo stesso modo, non è consentito avere due scambi di consenso nella stessa funzione. Durante la celebrazione cattolica di un matrimonio misto, il sacerdote può invitare il ministro dell’altra Chiesa o Comunità ecclesiale a partecipare alla celebrazione, a leggere brani della Scrittura, ad eccezione del Vangelo, a fare una breve esortazione e a benedire gli sposi. In una celebrazione non cattolica, invece, su invito del celebrante che presiede, il sacerdote o il diacono cattolico può offrire preghiere appropriate, leggere brani della Scrittura, fare una breve esortazione e benedire gli sposi.