Roberta Barbi – Città del Vaticano
“Camminare insieme”: è questo il motto scelto per celebrare quest’anno la Giornata della Vita Consacrata, per sottolineare l’unione dei religiosi al cammino sinodale che la Chiesa ha intrapreso nell’ottobre scorso e che culminerà nell’ottobre 2023. Così i vescovi della Commissione per la Vita Consacrata della Conferenza episcopale spagnola spiegano la scelta e invitano nel loro messaggio per l’occasione proprio a “camminare insieme” nelle quattro dimensioni della consacrazione, dell’ascolto, della comunione e della missione. “Mentre avanziamo nel cammino sinodale – scrivono i vescovi – rendiamo grazie a Dio per il dono della vita consacrata che arricchisce la Chiesa con le sue virtù e carismi e mostra al mondo la gioiosa testimonianza della dedizione radicale al Signore”. I presuli, facendo proprie le parole del Vangelo di Giovanni, affermano, inoltre, che il motto “Vita consacrata, camminare insieme”, evoca uno sguardo indietro allo stesso Gesù che si è proclamato via, verità e vita” e riprendendo le parole di Benedetto XVI, ricordano che “le persone consacrate sono cercatori e testimoni appassionati di Dio nel cammino della storia e nel cuore dell’umanità”.
Camminare insieme nella consacrazione
Camminare insieme nella consacrazione, spiegano ancora i vescovi “significa essere consapevoli della chiamata ricevuta, della vocazione condivisa e della vita donata”. Fondamentalmente, significa rendersi conto che Dio può essere trovato solo camminando”. Da evidenziare, in questo tempo sinodale, anche la convinzione che sia un tempo di grazia e un tempo dello Spirito in cui si “incoraggia tutte le persone consacrate a rafforzare la loro consacrazione vivendo questo tempo come un’opportunità per incontrare e stare vicino a Dio e ai loro fratelli e sorelle”.
Camminare insieme nell’ascolto della Parola di Dio
Per quanto riguarda il secondo aspetto, camminare insieme nell’ascolto della Parola di Dio, i presuli sottolineano che “questo cammino comune di incontro con Dio può essere fatto solo attraverso l’ascolto: aguzzare l’orecchio per ascoltare lo Spirito, i fratelli e le sorelle con cui si condivide la vita e l’umanità ferita con le sue gioie e i suoi dolori è la migliore garanzia per camminare insieme sui sentieri della fedeltà alla propria vocazione”. Molto importanti anche le tre condizioni necessarie per un vero ascolto: reciprocità, rispetto e compassione. “La comunicazione sincera, l’empatia per l’altro e l’apertura del cuore per ricevere la verità che lui o lei può comunicarci, sono sempre necessarie. Solo così le persone consacrate possono trovare la via per una crescita autentica e diventare testimoni stimolanti in mezzo a una società che a volte chiude le orecchie alla voce di Dio e al grido dei più deboli”.
Camminare insieme in comunione
In riferimento alla terza dimensione, i vescovi spiegano che camminare insieme in comunione significa che “le persone consacrate sono chiamate a essere nella Chiesa e nel mondo in qualità di ‘esperti in comunione’. Una comunione che si deve manifestare con Dio, con coloro con cui condividiamo la vita e con tutta l’umanità”. “La comunione ecclesiale – riassumono – che non implica uniformità, è il sigillo del discernimento e della verifica del cammino sinodale. Per questo, camminare insieme in unità e armonia invita le persone consacrate a rafforzare la comunione all’interno delle stesse famiglie carismatiche; con altri istituti, favorendo l’intercongregazionalità; e, soprattutto, nella Chiesa locale, intensificando il coinvolgimento e la partecipazione alla vita diocesana”.
Camminare insieme in missione
Infine, i vescovi spiegano che “camminare insieme nella missione significa scoprire la dolce e confortante gioia di evangelizzare e sperimentare contemporaneamente la gioia di credere e la gioia di comunicare il Vangelo”. In riferimento alla vita consacrata, sottolineano che “camminare insieme nella missione significa rafforzare la corresponsabilità e l’impegno nella missione della Chiesa locale, contribuendo con i propri doni carismatici senza mai perdere di vista la loro disponibilità per la Chiesa universale”. Le persone consacrate, dunque, ciascuna con i propri doni e carismi, “contribuiscono ad arricchire la missione della Chiesa e persino a rendere possibile che il seme del Vangelo raggiunga aree molto più profonde; costruiscono il corpo di Cristo e sono testimoni del regno nel mondo. In questo modo, sognando insieme, pregando insieme e partecipando insieme, contribuiscono in modo decisivo affinché la Chiesa sinodale non sia un miraggio, ma un vero sogno che può diventare realtà”.