Chiesa Cattolica – Italiana

In Palio… la vita di una comunità ancorata a Maria

Domitia Caramazza – Città del Vaticano

È il secondo anno senza “Palio dell’Assunta” a Siena, a causa del Covid-19. In Piazza del Campo regna il silenzio. Un silenzio che non verrà rotto dallo scoppio del mortaretto che annuncia l’uscita dei cavalli chiamati a compiere i tre giri di pista per circa 1000 metri. La manifestazione è stata già sospesa non solo durante la seconda Guerra mondiale e nel corso della Grande guerra, ma anche durante un’altra pandemia, la “Spagnola”. Si percepisce la sofferenza dei senesi e non la si comprende se si confonde il Palio con una folkloristica e rievocativa giostra equestre di origine medievale della durata di poco più di un minuto. Il Palio è sintesi e culmine della vita della comunità senese, ancorata alla devozione mariana e modello non replicabile di solidarietà.

L’essenza del “Palio dell’Assunta”

Il Palio di agosto, omaggio a Maria Assunta in Cielo, non è riducibile ad una spettacolare competizione tra le diciassette contrade – Aquila, Bruco, Chiocciola, Civetta, Drago, Giraffa, Istrice, Leocorno, Lupa, Nicchio, Oca, Onda, Pantera, Selva, Tartuca, Torre, Valdimontone – che danno vita e colorano il territorio e il tessuto sociale della città di Siena. Qual è dunque il significato e l’essenza di questa secolare celebrazione che si svolge annualmente in piazza del Campo, dal 1633, ed è legata al culto mariano? “Il Palio di agosto è sintesi e culmine di un anno di vita di tutta la nostra comunità, l’indole culturale espressiva della città di Siena – spiega il professor Massimo Bianchi, Vicario Generale della Contrada della Torre, stretto collaboratore del Priore in ambito amministrativo – Riviviamo la nostra memoria storica e la nostra dimensione antropologica in questa corsa che è l’evento più evidente anche di una serie di manifestazioni omaggio alla Madonna”.

Vetrina Museo della Contrada della Torre

Le contrade: modello di solidarietà riscoperta in tempo di crisi

Condividendo la vita di Contrada è possibile riconoscerla come modello di solidarietà, difficilmente replicabile e particolarmente prezioso in tempo di crisi. Nella “Torre”, una delle diciassette contrade paragonabili a piccoli stati all’interno delle mura di Siena, il motto è “Oltre la forza, la potenza” e lo stemma è un elefante con gualdrappa rossa e croce bianca, carico della Torre. Il colore rosso, dominante nella sede museale e nell’oratorio di San Giacomo, sembra richiamare la solidarietà sempre presente “A partire dall’agosto del 1872, quando viene fondata la Società di Mutuo Soccorso del Ventaglio per sostenere e aiutare economicamente e moralmente i propri soci più bisognosi, prevedendo l’elargizione di sussidi in caso di malattia o di impossibilità a mantenersi – spiega Massimo Bianchi, docente  di Storia dei rapporti tra Stato e Chiesa al Dipartimento di Scienze Politiche e Internazionali dell’Università di Siena – Le contrade nascono fondamentalmente su base di mutuo soccorso”. Le Società di Mutuo soccorso sparirono in epoca fascista, per poi venire riassorbite dalle Società di Contrada, mantenendo l’aspetto solidale riscoperto con la crisi economia del 2008. “La Commissione Solidarietà della Contrada della Torre viene ricostituita nel 2014, quando l’Italia era al centro di una crisi politica, economica e sociale – continua a raccontare il professor Massimo Bianchi – Noi contradaioli il mutuo soccorso lo abbiamo nel DNA”. È quanto effettivamente dimostrato anche in questo tempo di pandemia. “Le Commissioni di solidarietà stanno assumendo il ruolo di assistenza e sostegno, favorendo l’amicizia sociale, anche con iniziative trasversali organizzate insieme alle Contrade consorelle, come la raccolta di alimenti nelle piccole botteghe della città, l’acquisto delle mascherine, l’offerta di corsi gratuiti d’inglese, la donazione di computer ai figli delle famiglie più bisognose per consentire loro di partecipare alla didattica a distanza… Abbiamo cercato risposte ai nuovi bisogni ed è stato possibile trovarle anche grazie alla diocesi”.

La riflessione del cardinale Augusto Paolo Lojudice

Riflessione e augurio del cardinale Lojudice,arcivescovo di Siena

 “È la festa di Maria Assunta in Cielo. È la festa del nostro Duomo, della nostra cattedrale che è dedicata a Lei. Maria è tutto qui a Siena, è una presenza significativa nella dimensione religiosa ma anche nella dimensione civile”. Dalla finestra del Palio dell’episcopio che affaccia sulla Piazza del Duomo dove i vincitori del Palio si recano generalmente per cantare il Maria mater Gratiae, di ringraziamento alla Madonna, condivide la sua riflessione il cardinale Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena. “ A Lei  – afferma- ci ispiriamo pensando a Siena anche come un ospedale da campo, come ci ricorda e ama ripeterci Papa Francesco, pensandoci impegnati in un’azione di sostegno, di accompagnamento di tante fragilità e anche di cura delle ferite di tanti fratelli e sorelle che in particolare in questo tempo di pandemia hanno sofferto gravi difficoltà e gravi crisi. Anche Siena è afflitta da ferite, come tutto il mondo. Queste ferite – sottolinea – devono e possono essere curate con il balsamo della fede. A Siena, diciassette piccole comunità chiamate contrade hanno contribuito in maniera molto attiva ad essere un piccolo ospedale da campo, unendosi alle tante forze dispiegate in città. È un servizio significativo – conclude il porporato – che mi auguro possa continuare per poter essere quello che la Chiesa è chiamata ad essere nel nostro tempo in modo particolare: una luce, un punto di riferimento, perché l’annuncio del Vangelo possa arrivare il più possibile a tutte le persone”.

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