In Italia, diocesi a confronto sull’annuncio del Vangelo nell’era digitale

Vatican News

Eugenio Bonanata – Città del Vaticano

Cambia in continuazione il modo di fare e consumare l’informazione. E anche la Chiesa sente fortemente l’esigenza di riflettere sull’argomento per continuare a svolgere la propria missione soprattutto alla luce del cammino sinodale. Per questo motivo l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei ha chiamato a confronto tutti i responsabili delle varie comunità d’Italia nel quadro di un convegno di tre giorni intitolato ‘Utente e Password. Connessioni e profezia’ che si è concluso ieri a Roma.

“Non bisogna avere paura a fronte dell’evoluzione in atto”, ripete Vincenzo Corrado direttore dell’ufficio Cei. “Probabilmente – prosegue – guardiamo con timore a questo tempo di grandi trasformazioni tecnologiche che spesso sentiamo come qualcosa più grande di noi. Ma è un processo da integrare nella nostra umanità: siamo noi gli attori comunicativi e non le piattaforme e le tecnologie”.

Una delle priorità è dunque quella di abitare la transizione multimediale, sebbene senza inseguire troppo le novità tecnologiche. L’obiettivo è cercare di capire la logica alla base dei nuovi linguaggi per fare in modo che la Chiesa riesca ad utilizzarli in modo efficace. “Accorciare le distanze, creare condivisione e produrre una vicinanza che renda ascoltabile l’annuncio del Vangelo”, sottolinea monsignor Domenico Pompili, presidente della Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali della Cei che ha tenuto un intervento intitolato ‘Comunicazione: una Chiesa in cammino’.

Ed è proprio il Sinodo a sollecitare questo dibattito che si è svolto alla presenza di oltre 150 responsabili e collaboratori degli Uffici comunicazioni delle varie diocesi d’Italia. Un’occasione preziosa per condividere l’esperienza in chiave sinodale maturata nelle maglie del web, dei social, della radio, della tv e della carta stampata. “L’esperienza social ci ha permesso di raggiungere anche persone che non pensavamo fossero interessate e vicine ai nostri mondi”, afferma don Mattia Magoni, direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali della diocesi di Bergamo, raccontando della recente apertura di un canale TicToc.

Nel digitale si dissolvono i confini fra i vari media. E serve modificare il modo di fare all’interno di ciascun gruppo di lavoro mettendosi in gioco al di là della propria storia professionale. “Questo è il nostro modo di fare sinodo”, dice suor Naike Monique Borgo vice direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali della diocesi di Vicenza. “Una bella occasione, a volte faticosa, di confrontarci, di raccogliere la posizione dell’altro e di arricchirci grazie a questa varietà”.

La reazione del pubblico diventa sempre più centrale in questa dinamica informativa, avverte il direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali dell’arcidiocesi di Bologna, Alessandro Rondoni. “Questo – dice – costringe le nostre diocesi a ripensare il modello comunicativo”, contemplando appunto la partecipazione dell’intera comunità attraverso le diverse piattaforme.

Anche la direttrice di Clarus, il magazine della diocesi di Alife-Caiazzo, Grazia Biasi, insiste sull’aspetto dell’interazione che conferma l’accoglienza del messaggio della Chiesa. “Lo sbarco sui social – confida – non è stato facile. Serve pazienza e competenza perché gli utenti sono davvero tanto competenti. Ma ciò che suscita sempre il coinvolgimento delle persone è il racconto della bellezza del territorio, dell’identità e della cultura locale. La gente – spiega – ritrova le radici profonde e anche il senso di una prospettiva quando raccontiamo che sul nostro territorio c’è la migliore pizza, la mozzarella premiata a livello internazionale o la Chiesa monumento nazionale. La fatica – conclude Biasi – è trovare attori capaci di rilanciare questa speranza”.