Almeno 140 milioni di giornate lavorative buttate via nei giochi patologici. Don Armando Zappolini (Mettiamoci in gioco): “Questo è causa della crescente povertà anche del nostro Paese”. Per Giustino Trincia di Caritas Roma sempre più giovani rimangono invischiati nell’azzardo
Alessandro Guarasci – Città del Vaticano
Sono numeri impressionanti quelli del gioco d’azzardo in Italia: 150 miliardi nel 2023, 136 miliardi nel 2022. Una spesa enorme, che dietro nasconde tanti drammi, tanti casi di vera dipendenza. Insomma, durante la pandemia c’era stato un calo delle giocate, ora invece il fenomeno è tornato a farsi ancora più preoccupante di prima.
Oltre 140 milioni di giornate lavorative
La ludopatia ruba il tempo alle relazioni sociali, rischia di mandare sul lastrico intere famiglie. E poi c’è il tempo sociale di vita assorbito dai vari canali dove si punta denaro: dalla sala slot all’abitazione privata. Il tempo “biologico” per l’insieme della popolazione giocatrice è cresciuto in modo sensibile: era di circa 90 milioni di giornate lavorative quattro anni fa, e oggi è arrivato almeno 140 milioni. Il tempo dedicato dai giocatori d’azzardo alle slot, alle sale, alle giocate on line è stato pari a un terzo di quello trascorso nelle vacanze estive con i loro parenti.
Più di un milione di italiani affetti da dipendenza dell’azzardo
Per don Armando Zappolini, portavoce della campagna “Mettiamoci in gioco”, “i numeri sono molto evidenti, perché di fatto c’è un’esplosione, una crescita esponenziale di questi soldi, soldi che hanno dietro storie di persone. Le fondazioni antiusura, le Caritas ci dicono quanto questo sia causa della crescente povertà anche del nostro Paese. Un dato veramente preoccupante – prosegue – che mette in un atteggiamento inaccettabile anche le istituzioni dello Stato, è che la maggior parte di questi soldi vengono da giocatori problematici, non da quei 20 milioni che possiamo considerare giocatori sociali che ogni tanto fanno una scommessa. Ma questi soldi vengono in primo luogo da quel milione e passa di italiani che sono giocatori problematici. Quindi si picchia proprio dove fa male, dove la gente si rovina e questo rende inaccettabile”.
Il gioco d’azzardo fisico si somma a quello on line
Dall’analisi dei dati per il 2022, la prima cosa che colpisce è il balzo avvenuto nel cosiddetto azzardo fisico. In sostanza quello distribuito in locali nelle città: la crescita è stata del 48,5 per cento sull’anno 2020. Si scommette per molte ore nelle sale sul territorio e poi si prosegue a casa attraverso il web. Lombardia, Lazio e Campania le regioni dove si gioca di più. Solo a Roma ci sono 50 mila slot machine, 249 sale e si buttano via più di 5 miliardi per l’azzardo. Giustino Trincia, direttore di Caritas Roma, dice che “con la ludopatia si tolgono somme all’economia reale. In tutto il Lazio non è disponibile un’adeguata rete di centri per l’assistenza a chi è malato e alle loro famiglie. A Roma si spende per l’azzardo in media 1.700 euro ad abitante. E’ una piaga che anche nella Capitale coinvolge i giovani, e sui cui i vescovi del Lazio si stanno impegnando molto”.
Le risposte dello Stato per la cura
In Italia ci sono 200 centri per la cura della ludopatia, la dipendenza dal gioco d’azzardo, dislocati in tutta Italia ma con presenza maggiore come Toscana e Piemonte. Si tratta di centri dove i malati di azzardo sono presi in carico per cercare di andare oltre questo pesante problema. La spesa per le cure di queste persone può arrivare fino a dieci milioni, per non parlare poi dei tanti drammi familiari che il gioco d’azzardo patologico comporta. Per contrastare tale fenomeno nella sua complessità, c’è il Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità che, grazie ad un’équipe multidisciplinare, realizza studi e dà indicazioni a chi è affetto da ludopatia.