Chiesa Cattolica – Italiana

In Calabria nasce “Job in Progress” per dare lavoro e futuro ai giovani

Adriana Masotti – Città del Vaticano.  

In Calabria, le diocesi di Reggio-Bova, Oppido-Palmi e Locri Gerace, insieme alla Camera di Commercio del capoluogo della Regione, hanno varato ufficialmente il progetto “Job in Progress”. L’iniziativa che si presenta come un vero e proprio “percorso per il lavoro”, è rivolta ai giovani, tra i 17 e i 35 anni, residenti nella Città Metropolitana di Reggio Calabria, in cerca di occupazione o che desiderano aprire una loro impresa, ma anche a chi, già giovane imprenditore, vuole crescere sul mercato migliorando o rinnovando la propria realtà imprenditoriale.

Un “luogo” dove trovare opportunità e non dover partire

“Sono sempre più significativi i dati che vedono i giovani calabresi sradicarsi dal loro vissuto e contagiare con le loro competenze acquisite altre geografie – si legge su Avvenire di Calabria che in settimana ha presentato l’iniziativa -. È così che ad una povertà materiale, sottolinea, “si aggiunge una povertà intellettuale e culturale quasi inevitabile”. Proprio per sfatare quell’inevitabile nasce ora un luogo “dove aggrapparsi per creare possibilità, risorse e capacità volte a dire che ancora ci sono delle opportunità per generare residenza occupazionale”. E questo attraverso l’apporto di una rete competente di soggetti pubblici e privati che si affianca ai promotori. 

Il fenomeno dei “neet”

I cosiddetti “neet” (not in education, employment or training) cioè i giovani sotto i 24 anni che non studiano, non hanno un lavoro e non lo cercano, sono in crescita in tutta Europa. Ma secondo i dati della Commissione europea, l’Italia è il Paese con la percentuale più alta: circa il 22%. Un problema che assume particolare gravità proprio in Calabria. Per questo le diocesi e le istituzioni locali hanno sentito il dovere di scendere in campo per creare insieme un’inversione di tendenza. La Chiesa italiana, in verità, non è nuova nell’impegno per l’occupazione specie dei giovani, da 25 anni è attivo, per esempio, il Progetto Policoro della Conferenza episcopale che ha portato a buoni risultati e che fa da sfondo all’iniziativa calabrese.

Tripodi: lavoriamo insieme per un obiettivo comune

Il giovane interessato al percorso offerto da “Job in Progress” troverà presso una delle sedi indicate nella JobMap presente sul sito dedicato all’iniziativa, un operatore che gli fornirà tutte le informazioni e l’accompagnerà in tutte le fasi, presentandolo ai soggetti partner della rete che potranno offrirgli gli strumenti per portare a buon fine la sua idea di impresa o la ricerca del lavoro. “Questo progetto – afferma Patrizia Rodi Morabito, vice presidente della Camera di Commercio di Reggio Calabria – ci pare molto interessante perchè, oltre a mettere in contatto i giovani con il mondo del lavoro, evitando il continuo spopolamento, mira a raggiungere quelli che non hanno più nessuna interlocuzione nè con il settore della scuola, nè con quello del lavoro e possono diventare facile preda di chi in realtà non è attento a nulla se non al proprio tornaconto”. Ai microfoni di Vatican News, conferma l’importanza di questi obiettivi per il territorio in cui vive Monica Tripodi, antropologa sociale, coordinatrice di “Job in Progress”: 

Ascolta l’intervista a Monica Tripodi

Monica Tripodi, prima di entrare nel dettaglio del progetto, ci dice perché è nato e in quale contesto si colloca?

Il progetto è nato nella Città Metropolitana di Reggio Calabria nel 2021 quindi in un contesto sociale economico e lavorativo piuttosto complesso e anche a volte compromesso per alcuni fattori che non lo rendono libero e inclusivo. E’ nato per rispondere ad un bisogno cronicizzato, ma sempre crescente, di giovani che non trovano lavoro, quindi che vivono una condizione umana e sociale viziata, appunto, da questa mancanza di possibilità di esprimere se stessi attraverso il lavoro.

E’ molto interessante il fatto che questo progetto sia sostenuto da una rete a cui aderiscono un gran numero di soggetti diversi. Una realtà necessaria, ma per nulla scontata….

Assolutamente sì, questa è in effetti un po’ la prospettiva inedita che porta questo progetto, cioè una metodologia e una strategia che si avvale della partecipazione di diversi soggetti in risposta a un problema complesso come quello della disoccupazione nel sud d’Italia. Si compone di soggetti partner che hanno lo scopo  di qualificare i servizi di cui i giovani si potranno servire. Ci sono tutte le associazioni di categoria presenti sul nostro territorio, a cominciare da Confindustria, Confagricoltura, CNA, Coldiretti, Confcommercio, Confesercenti ecc…, che di norma non lavorano sempre in alleanza tra di loro. In questo caso invece si sono messi insieme. Ci sono anche alcuni ordini professionali strategici, i sindacati Cgil, Cisl e Uil, le associazioni giovanili che per noi sono importantissime, le Acli, l’Azione Cattolica e l’Agesci, cioè il mondo dello scoutismo, questo ovviamente per coinvolgere i giovani fin da subito come protagonisti. Ci sono anche vari enti formativi e tra gli enti pubblici c’è l’Ispettorato territoriale del lavoro, molto importante in questo contesto perché. come sappiamo tutti, un dato molto forte per noi è la percentuale del lavoro in nero, irregolare e sfruttato, e infine gli istituti di credito, cioè le banche, al momento ha aderito la Banca Etica.

Sono coinvolti tutti questi soggetti proprio perché ognuno può offrire una parte in questo percorso alla ricerca del lavoro o della costruzione di un’impresa?

Certamente, è una rete composita e variegata con cui riusciamo a coprire diverse azioni rivolte ai giovani: includere un panel di soggetti così ampio non è stato semplice, Papa Francesco richiama costantemente al fatto che si operi tutti insieme per portare frutti quindi, seguendo questa indicazione, abbiamo deciso di fare questa fatica. Abbiamo impiegato un anno per costituire veramente questa rete. 

E’ da sottolineare anche la collaborazione fra la Chiesa locale e la società civile…

Devo dire che l’iniziativa effettivamente nasce dalla sensibilità della Chiesa locale che si è posta il problema di come essere d’aiuto ai giovani in cerca di occupazione, perché è da tenere presente che qui questa è veramente una piaga. La disoccupazione giovanile è un grande problema oltre che per i giovani anche per la tenuta sociale del nostro territorio. Quindi la Chiesa ha cercato l’interlocutore giusto per provare a dare risposte efficaci e concrete. Ed è sembrato che questo fosse proprio la Camera di Commercio che al suo interno è composta da tutte le parti sociali di cui parlavamo prima. La Camera di Commercio ha risposto prontamente a questa richiesta della Chiesa e così è nata questa alleanza che fin da subito è stata molto partecipata e partecipativa e alla pari, direi, cioè si è dialogato perché entrambi i soggetti erano consapevoli, non solo della gravità della situazione, ma della necessità di dare anche una svolta sul territorio, cioè di avere una visione comune di una città che potesse effettivamente consentire ai giovani di poter scegliere se rimanere oppure andare via, invece che essere costretti ad andare via.

Il progetto si compone di diverse fasi, tutte importanti: ci può spiegare brevemente quali sono e come verranno portate avanti?

Abbiamo individuato delle azioni strategiche, più che delle fasi. Le azioni sono l’orientamento, la formazione, l’accompagnamento alla creazione d’impresa e di giovani imprenditori. L’orientamento è l’azione sicuramente principale, quella in cui aiutiamo i giovani a definire un progetto lavorativo che sia congruo con il contesto; la seconda linea di intervento è quella legata alla formazione perchè l’obiettivo del progetto, oltre a tutto quello che abbiamo detto, è promuovere una cultura del lavoro e una cultura dell’impresa perché siamo consapevoli che nessuno può improvvisarsi. Noi puntiamo a creare imprenditori solidi, consapevoli e preparati oltre che a formare i lavoratori accompagnandoli nella ricerca attiva del lavoro. La terza linea d’intervento è quella più specifica legata alla crezione di impresa sul territorio perché questo crea lavoro per se stessi e per gli altri. L’ultima azione è il sostegno agli imprenditori, infatti ci siamo resi conto che non basta aiutare un giovane all’inizio, è opportuno seguire questi imprenditori anche dopo, quindi creiamo rete tra di loro perchè lavorino insieme come massa critica nel mercato.

Ma che cosa chiedono, che cosa cercano i giovani del vostro territorio?

Mi viene da dire che loro non sanno bene cosa cercano, nel senso che è alta la frequenza di errore nella scelta universitaria e a volte anche nel lavoro, cioè non riescono a centrare i loro obiettivi. I giovani cercano sicuramente la possibilità di formarsi, di esprimere pienamente le loro idee anche di impresa e di lavoro nel loro territorio, senza essere costretti ad abbandonare relazioni e legami per cercare altrove.

Dottoressa Tripodi, quali sono le sue speranze legate al “Job in Progress”?

La speranza è di riuscire davvero a dare risposte cocrete e che i giovani si fidino di noi. Nell’ultima settimana, quella in cui effettivamente il progetto ha preso il via, abbiamo ricevuto già tre richieste di accompagnamento da parte di giovani di diverse diocesi e un’altra è venuta dai profili social del nostro progetto. Un’altra speranza, che forse rimane sotto traccia ma che è ben presente, è di riuscire con questa nostra azione collettiva e integrata a portare i valori del magistero sociale della Chiesa nel nostro contesto sociale e lavorativo, valori che sono l’attenzione alla persona, la possibilità di esprimersi liberamente e creativamente nel lavoro e quindi anche di autodeterminarsi e di portare un contributo specifico bello, nuovo e innovativo nel mercato: questo è quello che possiamo fare se siamo insieme, se siamo orientati tutti verso questo obiettivo comune.

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