Durante ricerche condotte nella città romagnola, sono emersi i resti di un edificio di culto di epoca romana. Gli scavi, tuttora in corso, sembrerebbero riconoscibili nel capitolio, il tempio simbolo del potere romano. Queste strutture, che verranno presentate durante le Giornate Europee del Patrimonio in programma il 23 e 24 settembre 2023, si trovano, precisa la direttrice dello scavo Romina Pirraglia, “in uno stato di conservazione eccezionale”
Camilla Dionisi e Maria Milvia Morciano – Città del Vaticano
Ci troviamo a Sarsina, città in provincia di Forlì-Cesena in Emilia-Romagna, patria del grande poeta e commediografo Plauto. Sottomessa dai romani nel 266 a.C., divenne civitas foederata (città alleata), ufficializzando così il legame con Roma. Nei decenni centrali del I secolo a.C. Sarsina, divenuta un municipio romano, venne riorganizzata sul piano urbanistico e architettonico. Ed è proprio di epoca romana l’edificio di culto rinvenuto poche settimane fa durante gli scavi, tuttora in corso, diretti dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio (ABAP) per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini.
“Il rinvenimento più significativo è questa grossa struttura quadrangolare particolarmente imponente e in uno stato di conservazione eccezionale” spiega a Radio Vaticana – Vatican News, Romina Pirraglia, archeologa e funzionaria della Soprintendenza ABAP, direttrice degli scavi. “Questo rinvenimento è verosimilmente riconducibile a un capitolio, quindi il tempio principale della città di età romana. Si trova in prossimità del Foro su un podio, in posizione scenografica lungo il lato corto della piazza. L’angolo nord-ovest del Foro era già visibile nell’area archeologica pubblica”.
La natura della scoperta
Si capisce che si tratta di un edificio di culto e molto probabilmente di un Capitolium, sia dalla sua posizione rispetto all’articolazione dell’antica città romana, sia dalle caratteristiche planimetriche. Il capitolio è il tempio dedicato a Giove, Giunone e Minerva, le divinità principali di Roma, e simbolo fondamentale del suo potere. Di solito è un tempio su alto podio, con una tripartizione delle celle e situato in posizione privilegiata nel Foro. Quanto riportato alla luce fino a ora consente di riconoscere le tre celle. Inoltre, le caratteristiche tipologiche della struttura edilizia sono particolarmente raffinate. “Troviamo il rivestimento in marmo di parte del podio e c’è un accurato sistema di allontanamento delle acque”, spiega l’archeologa Pirraglia. “In più, siamo sicuri che il tempio si affacciava sul Foro, anche perché alla base delle evidenze strutturali del basamento abbiamo ritrovato le lastre in arenaria dell’antica piazza”.
L’occasione degli scavi
Il rinvenimento di questo edificio di culto romano è avvenuto a seguito della demolizione di una palestra comunale. Come racconta Pirraglia, nel 2018, dopo una verifica preventiva dell’interesse archeologico, si è dato il via ai lavori con trincee esplorative. Il vero e proprio scavo è iniziato a luglio del 2022. Il sito è particolarmente complesso perché presenta una stratificazione che va dall’età contemporanea e scende fino a livelli riconducibili all’età Umbra. “Per la sua articolazione, per le caratteristiche sia planimetriche, sia tipologiche, sia costruttive, abbiamo interpretato le strutture come appartenenti a un edificio di culto di età romana”, racconta ancora la studiosa. “Andando avanti con le ricerche, abbiamo individuato anche le tracce di una terza cella, che supponevamo esistere, ma che ancora non era stata rintracciata perché pesantemente spogliata”.
All’interno del sito archeologico
“Non abbiamo trovato una gran quantità di reperti mobili, almeno non quelli riconducibili all’apparato decorativo architettonico. Questo dipende proprio dal fatto che il tempio fu pesantemente spogliato”, fa notare Pirraglia. “Abbiamo trovato molta ceramica sigillata medio adriatica. Alcuni rocchi di colonna sono stati intercettati quale riutilizzo nelle strutture tardo-antiche e alto-medievali adiacenti”.
Per la valorizzazione delle strutture emerse
Come racconta Romina Pirraglia, il Ministero della Cultura finanzierà un nuovo settore di scavo. “Al momento è prevista una valorizzazione con tecnologie innovative, quindi ricostruzioni virtuali che possano essere fruite anche con modalità immersive, come visori 3D e altre ancora. Sicuramente – conclude l’archeologa – verrà condotta in sinergia con il vicino Museo Archeologico Nazionale, quindi prevediamo una postazione dedicata a questi rinvenimenti anche nel museo”.