Antonella Palermo – Città del Vaticano
Il pensiero ha lambito chiunque: che la pandemia sia tempo da cestinare, archiviare il prima possibile perché segnato dall’assoluta aridità. Un tempo sprecato. Abbiamo ormai superato i due anni dalla diffusione del coronavirus, anni puntellati dagli inviti di Papa Francesco a considerare le crisi collegate come opportunità per edificare un mondo più umano, giusto, solidale e pacifico. E’ lui che ci porta a discernere, nel qui ed ora, le ragioni di una vita piena. In sintonia con il motivo dominante scandito dagli appelli del Papa, è il violoncellista di fama internazionale Mario Brunello, che nell’arte e nella creatività continua a trovare la principale modalità di resilienza:
Le piccole cose, grande motivo di ispirazione
“Chi pensa che sia un tempo sprecato ha un pensiero superficiale sul proprio vivere”, sottolinea. Brunello è convinto che stiamo vivendo – seppur a carissimo prezzo per chiunque – uno spazio, inatteso che ci è stato ‘regalato’ per la nostra vita. “Ci ha fatto rendere conto che siamo parte di un sistema – chiamamolo natura, universo – che ha delle sue regole che pensavamo di poter gestire e invece sono ingestibili. Si può solo imparare a conviverci. In un certo senso – arriva a dire – ha bisogno anche di un rispetto, questo accadere”. Ha un che di paradossale questa prospettiva, tuttavia spinge ciascuno a trovare un senso nella condizione di trappola in cui sembra che l’umanità sia stata ingabbiata. “Camminiano tutti su uno stesso sentiero”, continua Brunello che cita l’esempio dei nostri alberi, i quali “vivono perennemente distanziati. A guardarli possiamo imparare da loro. Le piccole cose che ci stanno intorno sono stati grandi motivi di ispirazione”.
Riscoprirsi fragili, e in questa vulnerabilità, abbassare la soglia delle nostre presunzioni e dei nostri egocentrismi, “rendersi conto che sotto i nostri piedi stanno le radici e quindi, pur restando fermi, che la nostra vita può essere piena”. E riporta la propria esperienza di violoncellista e il rapporto con il pubblico: “Il distanziamento del pubblico io l’ho valutato come una ricchezza nuova. Raramente l’ho trovato così pronto e concentrato all’ascolto. Anche solo cinquanta centimetri di distanza l’uno dall’altro – osserva – possono aiutare a vivere quell’esperienza in modo più intenso, più personale”. Lo dice un musicista che ha preso parte, fin dalla prima edizione, alla manifestazione I Suoni delle Dolomiti e che è capace di fondere i suoni e la natura in un mirabile incanto.
Il tempo è divorato, ora torna in primo piano
Che la pandemia abbia scoperchiato la bulimia verso il tempo? Brunello affonda sull’ossessione diffusa nella civiltà contemporanea di occupare il tempo, come fosse un contenitore da riempire costantemente fino all’orlo galleggiandoci sopra. Il tempo, invece, ha bisogno di dispiegarsi, di essere, diventare. E la musica? Non potrebbe esistere senza la durata. “La musica non può dire quello che deve dire con una semplice occhiata. La musica ha bisogno di uno sviluppo, è una sua prerogativa. E questo periodo ha aiutato ad avere questo tempo. Penso che diverse persone abbiano tirato fuori i vecchi dischi, o i vecchi attrezzi da giardino, i vecchi giochi. Il tempo è venuto in primo piano”, dice Brunello. E parla di una sorta di “piccola rivalsa della musica nei confronti della nostra civiltà che il tempo se lo mangia senza badare al suo valore”.
La riscoperta del trascendente e del senso di comunità
“Il distanziamento avrebbe fatto dedurre che la comunità dovesse frantumarsi, invece ha accentuato diverse situazioni di solidarietà. Lo vedo anche nella mia vita quotidiana”, conclude ancora il musicista. “Ci siamo resi conto delle prime cose che bisognerebbe coltivare con più attenzione”. Si congeda con un augurio all’inizio del nuovo 2022, con quella che definisce “una idea del tutto anti-economica”. La proposta è che ogni due o tre anni ci fosse un lock down mondiale. “Anche solo una settimana, sarebbe un bel regalo all’umanità e al pianeta: riconquistare il tempo per osservare, ascoltare, stare fermi, vedere la natura che cresce, che regala, tutto quello di cui ci siamo stupiti in questi due anni. La natura adesso ha avuto tempo per farsi notare”, l’auspicio è che ciò possa continuare e che si possa vivere in una apparizione perenne, senza clamori, ma intimamente connessi al creato. Lock down non ci piace granché? “Chiamiamolo attesa, contemplazione”.