Nell’ottantesimo anniversario dell’affidamento a Maria di Pio XII ed i romani, il vicegerente della diocesi di Roma spiega come quel voto implichi l’impegno a essere portatori di pace, giustizia ed onestà: “L’amore per la Madonna si deve tradurre in atti concreti. La fede e le opere devono camminare insieme”. Il ringraziamento al Papa per la lettera inviata ieri nel giorno dell’anniversario.
Federico Piana – Città del Vaticano
Quel voto alla Salus Populi Romani di Pio XII ed i romani del 4 giugno 1944 che miracolosamente rese la Città Eterna libera dall’oppressione nazifascista senza spargimento di sangue, rappresenta una grande responsabilità anche per i tempi attuali. Il concetto espresso da monsignor Baldassare Reina, vicegerente della Diocesi di Roma, è chiaro, non lascia spazio a interpretazioni. “Il voto non è stato solo l’esplicitazione di un bisogno imminente a fronte di una paura ma esso dovrebbe comportare anche un atto di costante conversione” spiega in un’intervista ai media vaticani.
Grazie al Papa: “Un emozione leggere le sue parole”
Ringraziando di cuore Papa Francesco per la lettera indirizzata ieri a tutta la diocesi in occasione degli 80 anni dall’affidamento a Maria durante la Seconda Guerra mondiale, il vicegerente ricorda come il voto implichi lo sforzo senza tempo di ciascun romano – ma in fondo di tutti gli uomini di buona volontà – di farsi portatori di pace, di giustizia e di onestà, nelle proprie famiglie e nella società. “E’ un vero impregno. Il popolo romano – dice il presule – ha una grandissima devozione alla Vergine ma questa devozione ha bisogno di essere tradotta in gesti concreti perché altrimenti si rischia di scindere la devozione religiosa con la prassi quotidiana. La fede e le opere devono sempre camminare insieme”.
Amare Maria concretamente
Per spiegare bene quali azioni concrete dovrebbero essere messe in campo per continuare a onorare quel voto fatto davanti alla Salus Populi Romani ormai otto decenni fa e rendere tangibile l’amore sconfinato che lega gli stessi romani a Maria, monsignor Reina cita la riflessione che la stessa Diocesi di Roma sta portando avanti sul tema delle ingiustizie e delle diseguaglianze facendo riferimento anche al grande convegno dello scorso febbraio sui mali di Roma. “La nostra città soffre di quattro forme di povertà: quella abitativa, quella educativa, quella lavorativa e quella sanitaria. Ecco, su questo si potrebbe fare molto a diversi livelli”, afferma.
Dare spazio alla legge della carità
Poi fa un esempio concreto che riguarda le migliaia di studenti provenienti dal sud Italia che sono dovuti tornare a casa perché non hanno potuto permettersi l’affitto di stanze costosissime: “Questa è una diseguaglianza. I cristiani che vivono a Roma e hanno una fortissima devozione alla Santissima Vergine ricordata con i titoli più noti di Salus Populi Romani o del Divino Amore quando hanno davanti uno studente universitario devono scegliere: o farsi condizionare dalle leggi di mercato o dare spazio alla legge della carità”. E chi ama la Madonna non può che seguire il Vangelo.