Chiesa Cattolica – Italiana

Il vescovo Pompili: non scaricare sui poveri il peso della crisi

Alessandro Guarasci e Andrea De Angelis – Verona

Apre questa sera a Verona il Festival della Dottrina Sociale, organizzato dalla Fondazione Segni Nuovi. Con 25 panel in programma fino al 27 novembre, il Festival torna protagonista anche questo autunno. La pandemia, la crisi economica e la guerra in Ucraina hanno creato un clima di incertezza e di timore nella comunità internazionale. Alle 20.30, ad aprire la kermesse saranno Alberto Stizzoli, presidente Fondazione Segni Nuovi; Damiano Tommasi, sindaco di Verona; e monsignor Domenico Pompili, vescovo di Verona. Subito dopo, il direttore di “Avvenire” Marco Tarquinio dialogherà con Giuseppe Andrea Salvatore Baturi, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, e con don Sergio Massironi, direttore di ricerca presso il Dicastero per il Servizio Umano Integrale, sul tema del Festival: “Costruire la fiducia, la passione dell’incontro”.

Pompili: il contributo dei credenti per far crescere la fiducia 

Ma quali sono gli obiettivi che potranno essere raggiunti in questi giorni di incontri? Monsignor Domenico Pompili afferma che “l’obiettivo del Festival, sin dalla sua prima edizione, è stato mettere a confronto pensatori e anche esperienze economiche e sociali sul tema di volta in volta scelto. Quest’anno ad esempio è la fiducia, lasciandosi ispirare dal pensiero sociale della Chiesa, cioè da quel ricco patrimonio di idee e di proposte che la Chiesa, attraverso soprattutto la parola dei Papi, da Leone XIII in poi, ha cominciato ad avviare. Così la Chiesa, che sul finire dell’Ottocento sembrava lentamente congedarsi dalla società, vi è rientrata con una parola ancora più autorevole, essendosi affrancata dal potere politico, in quanto tale, mentre andava maturando un pensiero sociale che si è sempre più imposto nel panorama del nostro mondo contemporaneo”.

Ascolta l’intervista al vescovo Domenico Pompili

L’Italia e l’Europa rischiano la recessione e con essa potrebbe arrivare anche un aumento dei poveri. Secondo lei si sta facendo abbastanza per combattere la povertà?

I poveri sono sempre le vittime predestinate delle crisi congiunturali che si succedono e che hanno avuto obiettivamente nell’ultimo anno, complice il Covid e adesso addirittura la guerra per quel che riguarda l’Europa, una accelerazione. Il rischio che i poveri vengano in qualche modo a pagare in percentuale molto di più che non i ricchi è assai probabile. Per questo è importante che ci sia, da parte di tutti, l’avvertenza a non scaricare su di essi che già pagano un prezzo alto, eventuali pesi che dovrebbero essere sostenuti in proporzione anche alle proprie possibilità. Già questo sarebbe un modo per rendere giustizia facendo in modo appunto che i pesi siano proporzionati alle spalle.

Eccellenza, la natalità è una questione fondamentale in Italia ma anche in Europa, questo anche per garantire uno sviluppo in qualche modo armonioso. Perché finora non si è fatto abbastanza?

Perché si è ritenuto che i figli fossero una questione esclusivamente privata senza alcuna relazione con la società, e in un mondo in cui si è molto insistito sui diritti individuali e meno sui doveri sociali, è parso che questo fosse un problema che non avrebbe avuto poi rilevanza. Invece, col tempo, ci siamo accorti che avere meno figli, anzi averne veramente pochi significa mandare in crisi l’intero sistema economico e sociale. Pensiamo semplicemente a tutto il tema della fiscalità. Dobbiamo ritornare a convincerci che la demografia è un aspetto essenziale della crescita e dello sviluppo che non si misura solo in termini di Pil, ma anche di persone nuove che possano portare alla società in cui si vive quella novità che non è fatta semplicemente dal cambiamento delle cose, ma appunto dalla presenza di persone nuove che possono introdurre degli elementi di novità

Monsignor Pompili, a Verona si parlerà della passione dell’incontro per portare fiducia, ma con la guerra in Ucraina e con la crisi climatica in tanti oggi si sentono sfiduciati. In questo contesto lei che cosa può dire?

La guerra certamente e la crisi economica aumentano la diffidenza che però mi pare essere una caratteristica di questo nostro mondo, che sempre di più è segnato da un atteggiamento fatto più da persone che cercano di essere soci che non invece, secondo l’insegnamento di Papa Francesco, da persone che si sentono fratelli. E quando a prevalere non è l’affidamento, ma il contratto, cioè la necessità di garantirsi semplicemente ciò che è proprio, la società rischia ancora di più la recessione. Della fiducia invece c’è assolutamente bisogno per poter crescere e quindi il contributo dei credenti, ma direi di tutte le persone di buona volontà, oggi è importante proprio in un mondo in cui la diffidenza rischia di essere un po’ la padrona.

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