Il vescovo di Zaporizhia: il Venerdì Santo da noi è tutti i giorni

Vatican News

Nella terza Pasqua di guerra in Ucraina, monsignor Jan Sobilo prega per le vittime del conflitto e invoca la salvezza. “Questa Settimana Santa che stiamo vivendo potrebbe essere l’ultima, ciò che è importante è stare con Gesù e capire il senso della vita, della sofferenza e della morte”

Beata Zajączkowska – Città del Vaticano

“Ai piedi della croce di Gesù, prego per tutti i soldati mutilati e coloro che hanno dato la vita per la libertà dell’Ucraina”. Monsignor Jan Sobilo, vescovo ausiliare della diocesi di Kharkiv-Zaporizhia, le preghiere però le invoca anche, sapendo che questa Settimana Santa “potrebbe essere l’ultima della nostra vita e che tutta l’eternità dipenderà da essa, quindi cerchiamo di rafforzare il nostro rapporto con Gesù in modo da essere pronti anche a una eventuale morte”.

Quella dell’Ucraina è una via crucis estrema. È un altro Venerdì Santo di guerra, come lo vivete?

Questo è già il terzo Venerdì Santo in questa guerra. Da un lato, ci siamo abituati alla croce del conflitto, dall’altro sta diventando sempre più doloroso. Proprio come una ferita che hai da molto, ma che allo stesso tempo non vedi come potrebbe guarire nel prossimo futuro. Ed è la stessa consapevolezza su questa guerra: è in corso e non si sa ancora quanto durerà, questo è molto doloroso. Allo stesso tempo, vedo che le persone si sono abituate agli spari, al fatto che qualcuno è morto e che stanno tornando soldati feriti. Devono semplicemente vivere e sanno che anche in tempo di guerra bisogna agire, bisogna andare a prendere il pane, bisogna pregare. All’inizio della guerra, alcuni avevano un problema con la preghiera, ma ora vedo che hanno imparato a organizzare il loro tempo e luogo per la preghiera, perché sentono che senza di essa non c’è modo di sopravvivere a questo lungo periodo di guerra.

La Passione del Signore è una realtà di particolare solitudine. Qual è il problema di vivere la solitudine in questo momento buio per l’Ucraina?

Vedo questa solitudine soprattutto quando guardo le persone che sono rimaste sole a causa della morte dei propri cari. Vedove, madri che hanno perso un figlio, bambini che hanno perso il padre. Metà della famiglia è dovuta andare all’estero o nell’Ucraina occidentale, e il marito è in prima linea del fronte o sta assicurando la retroguardia per i soldati. La guerra ha separato molte famiglie, ha separato gli amici. E ora abbiamo dovuto imparare anche questa solitudine. Allo stesso tempo, ci permette di capire di più sulla solitudine di Gesù sulla croce, che ha detto “Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?”. Il mistero della solitudine è legato al Golgota, alla Pasqua del Signore. Molti ucraini, soprattutto qui nell’Est, ora stanno sperimentando questo mistero che non si può nemmeno raccontare, ma la gente deve viverlo. Tuttavia, Gesù dona la forza, come il Padre l’ha data a Gesù, di resistere nella solitudine della croce. Ora dona alle persone la forza dal cielo in modo che possano sprofondare nelle ferite di Gesù. Lì trovano la comprensione e la forza per sopravvivere a questa solitudine molto difficile: la solitudine della croce di guerra che stiamo vivendo.

Come vive lei in questi giorni? Zaporizhia è sotto tiro tutto il tempo, è possibile incontrarsi per una preghiera comune?

In effetti, festeggiare in tempo di guerra non è affatto come festeggiare in tempo di pace, perché ci sono altre priorità. Cerchiamo di incontrarci con il Signore. Stiamo cercando un’opportunità per una buona preghiera, per una confessione generale profonda e approfondita, perché tutti i nostri fedeli si rendono conto che oggi siamo vivi, ma anche che domani potremmo non svegliarci, perché la nostra casa potrebbe essere distrutta da un missile. Pertanto, prioritario è anche prendersi cura della salvezza dell’anima. E la celebrazione principalmente dirige i nostri pensieri su come prepararci in qualsiasi situazione, anche a una possibile morte. Perché questa Settimana Santa che stiamo vivendo potrebbe essere l’ultima e tutta l’eternità dipenderà da essa. Prima della guerra ho notato che, nella preparazione al Natale, tutto andava come un treno ad alta velocità: shopping, pulizia, la necessità di cucinare qualcosa, di pensare agli ospiti e, per l’occasione, andare in chiesa. Ora tutto è cambiato: la cosa più importante è stare con Gesù, capire il senso di una vita molto breve e fragile e, nello stesso tempo, trovare il senso della sofferenza e della morte, che domani possono affacciarsi anche alla mia casa. Gli ultimi forti bombardamenti di Zaporizhia ci hanno spinti molto a sperimentare spiritualmente il Mistero Pasquale. Sappiamo che Gesù è con noi. Sappiamo che senza di Lui tutto ciò che sperimentiamo non può essere compreso. Ed è per questo che così tante persone sperimentano una profonda conversione. All’inizio della guerra molte persone hanno lasciato la città, ma sono ancora di più coloro si sono recati in chiesa. Ci prepariamo costantemente alla prima confessione, alla Santa Comunione, al Battesimo. Molte persone hanno davvero attraversato gli esercizi spirituali che Dio ha consegnato direttamente al cuore umano, con parole sull’importanza della vita, sul significato della vita, sul significato della sofferenza, della croce e della morte.

Come trascorre la Settimana Santa al fronte, viene raggiunto in qualche modo con il ministero?

Sì, i sacerdoti arrivano con il ministero. I soldati, quando hanno un momento libero, vengono in chiesa per confessarsi, per ricevere la Santa Comunione. I sacerdoti vanno anche al fronte, laddove è possibile, perché se c’è una sparatoria molto forte i servizi speciali non lasciano passare nessuno, per non esporlo alla morte. Ma dove è possibile, non solo i cappellani, ma tutti i sacerdoti, vanno ad aiutare i soldati nella preparazione spirituale, non solo per le celebrazioni delle feste, ma anche per la questione più difficile, che è l’essere in prima linea in pericolo di morte. Loro stanno lì e noi non sappiamo se coloro che abbiamo confessato ieri, oggi sono ancora vivi. Ci sono molti feriti, portano molti soldati uccisi. Celebriamo molti funerali, perché la situazione è molto difficile in prima linea. Ogni soldato che ha bisogno di confessarsi, di parlare con un prete, ne ha l’opportunità.

Qual è il dolore più grande per lei che pone ai piedi della croce di Gesù?

La cosa più difficile per me è guardare giovani soldati con amputazioni di entrambe le gambe, a volte anche senza una mano. Dopotutto, hanno tutta la vita davanti. Alcuni hanno sacrificato la loro salute, altri hanno sacrificato tutta la loro vita. Gesù ha accolto questo grande sacrificio per la salvezza di tutta l’Ucraina: perché non perda la sua sovranità, la sua indipendenza. I soldati e i civili che sono vicini alla linea del fronte davvero stanno pagando un prezzo enorme. Proprio come è stato necessario che Gesù desse la sua vita in un grande tormento durante la Via Crucis e sul Golgota per i nostri peccati, così ora l’Ucraina paga un grande prezzo in salute e vita dei soldati per non essere presa dagli occupanti. Nella mia preghiera personale, porto a Gesù, sotto la croce, i soldati, specialmente quelli con gli arti amputati. Molti di loro avranno difficoltà, saranno totalmente dipendenti dai loro cari. Affidiamo a Gesù anche le loro famiglie che portano la croce pesantissima dell’invalidità dei loro mariti, padri, figli. Sappiamo che in questa situazione solo Gesù può consolare il cuore di un uomo, di un soldato. E solo Lui può portare la pace nel cuore di una madre che ha perso il figlio, o nel cuore dei bambini che hanno perso il papà.

La croce di Gesù è anche una croce trionfale. Che speranza c’è oggi per l’Ucraina?

Nella croce del Signore Gesù è tutta la nostra speranza. Siamo consapevoli che né i diplomatici, né i politici ci salveranno. Possono aiutare ed essere uno strumento nelle mani di Dio, ma riponiamo tutta la nostra speranza nella croce del Signore Gesù. E questa croce porta alla vittoria della nostra Ucraina, ma anche alla vittoria dell’intera civiltà cristiana. Ora dobbiamo vivere un periodo molto freddo di occupazione, guerra e di ricatto, che viene propagandato in tutto il mondo dalla Russia. Pertanto, riponiamo tutta la nostra speranza nella vittoria di Cristo, sappiamo e crediamo che questa vittoria arriverà per l’Ucraina e che dall’Ucraina giungerà all’Europa tutta, e al mondo intero, un nuovo soffio di vittoria. Penso che solo dopo la vittoria dell’Ucraina, dopo la fine di questa guerra crudele, capiremo cosa significano le parole della Madonna di Fatima, quando ci ha chiesto di pregare per la conversione della Russia.

Cosa chiede lei oggi ai piedi della croce di Gesù per il mondo?

Ai piedi della croce di Gesù, chiedo a tutti gli uomini di buona volontà, al mondo intero, il sostegno all’Ucraina con la preghiera e con una profonda conversione, perché la guerra è anche il risultato del peccato di ognuno di noi. Un peccato grave è come un grande missile Iskander, che ha il potere di demolire un edificio residenziale di molti piani e di uccidere molte persone. Un peccato lieve è come un proiettile di un fucile che può ferire gravemente un soldato o un civile. Da qui la necessità della nostra conversione, della nostra adesione a Gesù, del nostro digiuno richiesto dalla Madonna, quando dice che con il digiuno e la preghiera possiamo persino fermare la guerra. Vorrei chiedere molto umilmente al mondo intero la preghiera e il digiuno. Un cuore convertito è capace di sollevare la preghiera al di sopra delle nubi oscure, perciò facciamo risuonare ai piedi della Croce di Gesù questo appello alla nostra conversione, alla preghiera profonda, al digiuno, affinché possiamo attenderci al più presto tempi nuovi: il tempo di una pace profonda, di una pace vera, che Gesù desidera donarci e che noi, collaborando con Lui, possiamo affrettare, con la preghiera, il digiuno e la conversione personale.