Alisea è l’azienda di Vicenza che trasforma i pvc delle affissioni pubblicitarie in mouse pad, i catarifrangenti delle auto in penne e il pavimento di una fiera in puzzle di legno per bambini. Un credo fondato sull’idea di recupero dei materiali per ridurre l’impatto ambientale, sul riciclo e l’innovazione, ma anche sull’inclusione. A lavorare per l’impresa ci sono persone con varie disabilità. Susanna Martucci: uno scarto è tale solo finché non gli si restituisce valore
Cecilia Seppia – Città del Vaticano
Classe 1958, sangue veronese, terza figlia femmina di un generale dell’esercito italiano Susanna Martucci, Ceo e Founder di Alisea, è cresciuta dentro le caserme con il gene predominante della voglia di farcela, di lasciare un’impronta nella storia, dimostrando a se stessa, ai suoi genitori e al mondo di allora che una donna vale quanto un uomo anzi come dice il Papa che “ogni donna ha in sé qualcosa di unico e straordinario e può dare un innegabile contributo al bene comune”. “Da piccola – racconta Susanna a Vatican News e a L’Osservatore Romano – mi addormentavo col silenzio e mi svegliavo con l’alzabandiera. Ho ricevuto un’educazione rigida e ho vissuto sulla mia pelle l’essere una ragazza in un mondo prettamente maschile e in un tempo dove la disuguaglianza tra uomini e donne era molto marcata. Tante volte mi sono chiesta se non fosse stato meglio nascere maschio, in fondo anche i miei genitori dopo due femmine ci speravano, poi ho capito che qualcuno aveva in serbo qualcosa per me, una specie di vocazione. Ma nell’istruzione così come nel lavoro il dolore e la rabbia per lo stigma e per questa disuguaglianza dilagante, mi sono serviti molto, sono stati uno sprone di riscatto e un incentivo per affermarmi, credo sia per questo che ho scelto di diventare imprenditrice in un periodo in cui alle donne era preclusa la carriera, anzi oserei dire l’accesso al mondo del lavoro e dovevano solo sposarsi, metter su famiglia, crescere figli senza beneficiare dell’indipendenza economica”. Nel 1981 Susanna si laurea in Giurisprudenza anche se avrebbe voluto fare la veterinaria e comincia il suo percorso nel settore commerciale di Mondadori. “Lì ho imparato una lezione importante: non va venduto un prodotto ma ciò che rappresenta. Ho imparato il valore dei libri, delle opere d’arte. Poi nel 1994, dopo aver ascoltato in treno due professori conversare tra loro e concordare sul fatto che l’essere umano fosse inconsapevolmente seduto su un’immensa pattumiera, destinata ad esplodere, ho deciso di dar vita ad Alisea”.
Sostenibilità, questa sconosciuta
Il nome di questa azienda vicentina che produce oggetti di design Made in Italy di uso comune rivolti al mondo della comunicazione aziendale esclusivamente con utilizzo di materiali di recupero o riciclo, viene dai venti Alisei, quei venti costanti che portano il navigatore ad un approdo sicuro. Susanna sceglie per cominciare la sua impresa un team di sole donne, perciò aveva più bisogno che mai di venti favorevoli e forieri di cambiamento, innovazione e inclusione e nonostante gli ostacoli ci è riuscita. “Negli anni ’90 – prosegue – il tema della sostenibilità, dell’economia circolare non era ancora conosciuto, addirittura non c’era nemmeno una normativa in materia che arriverà solo nel ’97 col decreto Ronchi. Perciò anche qui spinti dal desiderio di fare qualcosa di nuovo, navigavamo a vista, imparando da autodidatte come trasformare gli scarti delle aziende in qualcosa di bello, utile, di valore appunto. Questa è la mission di Alisea: ridare vita, riprogettare oggetti e interrompere la catena che porta all’accumulo di scarti. Volevo produrre in primis qualcosa di unico che lasciasse il segno, perciò ho cominciato a chiedere in giro gli scarti derivanti dalla produzione lavorativa così da dare un’impronta precisa alla mia impresa e allo stesso tempo tutelare l’ambiente. È sempre il cliente che mi dà il materiale, decide cosa vuole farci e noi nel nostro stabilimento lo lavoriamo e lo realizziamo dando spazio alla creatività”.
L’originalità dei materiali di scarto
Tra gli esempi di outsoursing ce ne è uno davvero singolare. Gli scarti dell’industria conserviera, nello specifico le bucce secche del pomodoro. “Il cliente vendeva le sue conserve ai ristoranti, alle pizzerie e voleva fare ai proprietari un regalo – afferma Susanna – così nel giro di qualche giorno ci sono arrivate tonnellate di bucce di pomodoro, le abbiamo unite alla cera naturale e siamo riusciti a creare dei vasi importanti per dimensione e per bellezza, delle candele particolari da usare come centrotavola e persino degli svuota-tasche pregiati da tenere in cassa. Abbiamo lavorato anche materiali di scarto di una industria farmaceutica, plastica e politilene per lo più, con cui siamo riusciti a realizzare delle penne per uso interno con sopra impresso il marchio dell’azienda”. Oltre alla bellezza degli articoli non manca l’originalità di ciò che Alisea impiega per crearli: alettoni di elicotteri e tessuti in fibra di carbonio resinato dell’industria aeronautica, pneumatici fuori uso, catarifrangenti e fanali delle auto, tende da sole che si trasformano in cartelle lavoro, portablocchi, cover per agende, portaoggetti, contenitori per la casa e shopper per il tempo libero. Dai pvc delle affissioni pubblicitarie spuntano dei mouse-pad. Abbiamo anche riciclato 350 metri di uno stand fieristico di Dusseldorf di una grande azienda: i pavimenti in multistrato di betulla sono diventati puzzle per bambini e tutte le parti plastiche sono state trasformate in portacomputer o sacche impermeabili per lo sport. Combinando tra loro le tessere del puzzle, si possono creare fino a 99 grifoni, chimere, pesci volanti e altri mostri mitologici. Quindi, ecco dai materiali di scarto può nascere anche una storia fantastica”. Ma la punta di diamante, anzi di grafite, di Alisea è “Perpetua”, una matita, l’unica esclusivamente italiana, che prende il nome dalla Santa la cui memoria liturgica si festeggia il 7 marzo insieme a quella di Felicita: le due giovani cristiane che subirono il martirio sotto l’imperatore Settimio Severo. “Perpetua – racconta Susanna – nasce dal recupero e dal riutilizzo degli scarti derivanti dalla produzione degli elettrodi da cui estraiamo grafite, polvere sottile di cui le discariche sono piene. Nell’ottobre del 2019, durante un’Udienza generale del mercoledì abbiamo avuto anche il privilegio di donarne un esemplare a Papa Francesco che ci ha incoraggiato ad andare avanti sulla strada della sostenibilità e dell’inclusione e poi abbiamo anche realizzato una matita commemorativa in occasione dei 500 anni della Guardia Svizzera Pontificia”. Tra l’altro la grafite, è usata pure come tintura per le cinture. I primi a capire che si potevano colorare abiti o oggetti con elementi naturali furono i Romani. E il risultato, spiega Susanna, “è un risparmio del 90% di acqua e del 47% di energia. Noi portiamo via la grafite dalla discarica: ben 45 tonnellate. La grafite, se unita alla gomma, serve a realizzare anche le scarpe sportive. Può essere persino utilizzata per la verniciatura dei parquet sostenibili, è un materiale altamente riciclabile”.
Risvolto sociale e Laudato si’
Per il Papa scarti e scartati dalla società hanno un valore inestimabile, anzi il Pontefice ripudia ogni atteggiamento, mentalità e cultura che vuole ai margini o peggio nella pattumiera sociale, quelli che non producono perché anziani o fragili o malati. “Credo che le parole della Laudato si’ – dice Susanna – non solo ci riguardano per la tematica della sostenibilità e della cura della Casa comune ma per i concetti di inclusione, solidarietà che fanno parte della nostra mission. Ho cominciato ad assumere donne divorziate, madri single e oggi Alisea si avvale di una cooperativa sociale che si chiama ‘Agape – La Fraglia’ che include al lavoro ogni tipo di disabilità: ragazzi e persone disabili si occupano da anni del confezionamento di Perpetua, di imballi, spedizioni, allestimento e gestione dell’e-commerce. Ci sono persone che non hanno le braccia e usano una bacchetta con la bocca e magari impiegano 5 minuti anziché 10 secondi per mettere un timbro o chiudere una scatola ma l’idea di aver dato lavoro a chi di solito non lo ha, per me è il vero valore aggiunto, così come lo è il vederli sorridere per aver portato a termine un compito. Sbocciano come fiori e improvvisamente rivestititi di valore, si sentono uomini e donne, persone, oltre ogni barriera. Noi imprenditori dobbiamo imparare ad usare le nostre aziende come ‘organi viventi’ parte di un territorio che va tutelato dal punto di vista ambientale e naturalistico ma anche dal punto di vista delle persone che lo abitano. Dobbiamo recuperare la memoria del perché volevamo diventare imprenditori, dei sogni che avevamo e dobbiamo anche riuscire a creare eredi e colmare le enormi differenze che ancora ci sono tra le persone e tra i popoli. Lavorare sui rifiuti è innovazione pura che parte dallo studio dei materiali e non c’è niente di più bello che vedere qualcosa che era morto, riprendere vita”. Le idee per il futuro di quest’azienda sono come un fiume in piena. “L’economia circolare – conclude Susanna Martucci – non vale solo per i materiali, ma anche per le idee. Davanti a noi ci sono possibilità enormi e il nostro percorso è anche formativo. L’impatto del nostro lavoro migliora in primis la qualità dell’ambiente, riducendo sprechi e inquinamento. Per il futuro spero di poter creare filiere virtuose che vadano avanti all’infinito. Continuerò a fare ricerca a costi bassi per noi e per gli altri. Il lavoro viene inventato ogni giorno. Io non so cosa farò domani. È la bellezza della nostra attività: è in continuo divenire”.