Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
I Giusti si assumono il peso della storia e la responsabilità nei momenti di crisi, per questo ai Giusti di ogni tempo è dedicata la Giornata europea che, domenica prossima, celebrerà la decima edizione, quest’anno con gli occhi sulla tragedia della guerra in Ucraina.
I coraggiosi di Russia e Ucraina
La Giornata europea dei Giusti nasce nel 2012, dopo la decisione del Parlamento europeo di istituirla, ogni 6 marzo, accogliendo così l’appello della Fondazione Gariwo, sottoscritto da numerosi cittadini ed esponenti della cultura. Ogni anno, da allora, ‘viene ricordato l’esempio dei Giusti del passato e del presente per diffondere i valori della responsabilità, della tolleranza, della solidarietà. “Credo che in questo contesto di guerra e di crimini contro l’umanità – spiega a Vatican News, Gabriele Nissim, giornalista, saggista e storico nonché presidente di Gariwo – si possa capire l’importanza degli uomini giusti, che non esistono solo nel passato, che non sono solo quelli legati ai terribili genocidi del nostro tempo, della shoah, degli armeni, a quello in Rwanda o in Cambogia”. L’oggi, secondo Nissim, è fatto da altri uomini coraggiosi che, in questo momento, scendono in piazze diverse ma per lo stesso ideale, dall’Ucraina alla Russia. Sono i giovani ucraini che, prosegue Nissim, “vogliono difendere la loro libertà, l’indipendenza, il loro futuro”. Ragazzi che, in queste ore, “hanno dato una risposta importante al mondo, perché hanno fatto capire che non c’erano i nazisti in Ucraina, che in Ucraina c’è un popolo volenteroso che voleva proseguire sulla sua strada. Questi ragazzi, secondo me, hanno demolito tutte le costruzioni ideologiche che sono nate da Putin”. Allo stesso tempo, ci sono i giovani russi “che hanno cercato di manifestare per condannare la guerra, che sono stati presi, chiusi in blindati e portati nei commissariati. Ci sono centinaia di ragazzi che, in Russia, hanno protestato. E credo che proprio queste persone potranno arrestare questa nuova barbarie”.
Agire contro il male estremo
Da questa decima giornata deve, quindi, partire un messaggio di speranza, perché la differenza la fanno sempre gli esseri umani che, anche nelle situazioni più terribili, possono cambiare la storia, perché “i giusti insegnano sempre quella che è la possibilità dell’uomo di cambiare, una sorta sempre di sfida e che continua e non finisce mai”. Il male estremo, nella storia, si ripresenta sempre, aggiunge Nissim, “dobbiamo sapere che, al di là della nostra vita rassicurante, siamo chiamati a fare qualcosa”. La responsabilità è un valore che va richiamato sempre, non solo per prendere una posizione a parole, ma per agire, per “metterci la faccia, pronti anche a sacrificare la propria vita pur di arrestare i sentimenti di odio”. Anche in questo tempo si può fare qualcosa, con “l’accoglienza, rompendo le parole di odio, non cadendo in una logica del disprezzo, ma sempre in una logica alla ricerca della conciliazione, della salvezza dell’umano”. Il punto dunque è uno: non si può essere solo spettatori.
La lezione di Raphael Lemkin
In questa giornata, celebrata a Milano lo scorso 3 marzo, con una cerimonia dal Giardino dei Giusti della città, tra gli altri si è voluto onorare, con la posa di una targa, il messaggio di una figura importante, di “un personaggio che giganteggia”: Rapahel Lemkin, un ebreo polacco, avvocato e giurista, famoso soprattutto per aver coniato il termine ‘genocidio’, convinto che l’umanità avrebbe dovuto impegnarsi a prevenire il male nel momento della sua genesi poiché, spiegava, “è troppo tardi la punizione dei colpevoli, è troppo tardi fare memoria e non vogliamo questo, noi vogliamo prevenire il male prima che accada, quindi anticipare il bene”.