Luigi Brugnaro condivide i sentimenti personali e quelli della città per l’arrivo di Francesco il 28 aprile: lo aspettiamo a braccia aperte. Da una terra crocevia di tradizioni, culture e religioni, risuonerà forte il suo appello di pace. Ci indica la strada della moderazione e dell’umiltà
Alvise Sperandio – Venezia
“Grazie al Santo Padre per questa visita apostolica che ci onora. Da Venezia, città del mondo, crocevia di culture, usanze, tradizioni e religioni, potrà risuonare forte l’appello alla pace in un’epoca così travagliata”. A dirlo ai media vaticani è il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, in vista dell’arrivo di Francesco a Venezia di domenica 28 aprile.
Sindaco, con quale sentimento ha accolto la notizia della visita del Papa a Venezia?
Con grande felicità e gratitudine al Papa che ha deciso di venire da noi a Venezia. Francesco ci ricorda l’importanza di guardare alle persone più in difficoltà, come quelle che vivono un’esperienza di carcerazione, ma che possono essere sempre recuperate alla vita. Sono onorato e orgoglioso. Lo aspettiamo a braccia aperte. Di recente ho avuto modo di conoscere e confrontarmi col cardinale Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione: una persona straordinaria, ne sono rimasto affascinato. Abbiamo parlato del ruolo della Chiesa cattolica nel mondo della cultura. Ci siamo ripromessi di iniziare un percorso assieme, perché la Santa Sede possa avere un padiglione fisso alla Biennale. Ci siamo intrattenuti su vari temi, tra cui quello della povertà: che non è solo economica, ma anche dell’animo, sono le angosce che ciascuno di noi si porta dentro, durante il suo cammino. Sarà un bel percorso: lo ringrazio molto per la sua partecipazione e il suo contributo.
Come il sistema città si sta preparando a questo appuntamento particolarmente atteso, annunciato un po’ sorpresa, molto intenso nei suoi momenti, inizio di una attenzione speciale a Nord-Est da parte del Papa che sarà anche a Verona il 18 maggio e Trieste il 7 luglio?
L’organizzazione è ovviamente in capo al Patriarcato di Venezia: ringrazio il patriarca Francesco e tutti i sacerdoti della Chiesa che è in Venezia, si stanno adoperando in maniera incredibile. Noi come istituzioni ci stiamo occupando della parte logistica. Il Papa ci insegna e ci indica la strada della moderazione e dell’umiltà e la visita sposerà questi criteri. La Prefettura, la Questura, tutte le Forze dell’ordine stanno lavorando enormemente per garantire l’ordine e la sicurezza. È un lavoro quotidiano, spesso anche sotto traccia, per cui da primo cittadino voglio dire grazie a tutti.
Lei ha coniato una definizione molto suggestiva: “Venezia, la più antica città del futuro”. Inoltre ha voluto creare una Fondazione per Venezia capitale internazionale della sostenibilità: che messaggio può arrivare al mondo dal Papa in un contesto di questo tipo, da una Venezia “imparata” così?
Un messaggio fortificante e di grande lungimiranza. Non dobbiamo dimenticare che Venezia è diventata grande attraverso l’umiltà e il rispetto. E, soprattutto, l’integrazione. Partire dal carcere, dalle persone in difficoltà – e tutti, nella vita, prima o poi lo siamo – e dagli ultimi è un modo per dire: tutti possiamo partecipare alla grandiosità della vita, un messaggio universale che Papa Francesco sta lanciando al pianeta, non da oggi evidentemente, ma che ora da Venezia cerchiamo di raccogliere e rilanciare.
Venezia città del mondo, crocevia di culture, usanze, tradizioni, religioni, e città metropolitana speciale perché sull’acqua: quali azioni per preservare questo immenso patrimonio dell’umanità?
Bisogna cercare di avere uno sguardo in prospettiva. Come amministrazione abbiamo messo in sicurezza i conti del Comune e della Città metropolitana, abbiamo efficientato la macchina e rilanciato i servizi. La città avrebbe bisogno che la Legge speciale fosse rifinanziata con 150 milioni di euro per almeno dieci anni. La specialità di Venezia, riconosciuta formalmente dalla legge, dev’essere anche effettiva nella sostanza: Venezia è simbolo di bellezza nel mondo intero e noi che oggi la governiamo abbiamo il dovere di tramandarla integra alle prossime generazioni. Io dico che servirebbe un miliardo e mezzo, queste sono le risorse necessarie. Dopo di che si faccia tutto il possibile, ognuno capisca che Venezia è un simbolo dell’Italia intera e non possiamo lasciare questa città nelle mani del caso.
Dal 25 aprile sarà in vigore il nuovo contributo d’accesso per la gestione dei flussi turistici e in particolare dei visitatori pendolari giornalieri: come funzionerà e quali obbiettivi vi siete dati? Lei ha già detto che non ci sarà alcuna chiusura: Venezia resta aperta al mondo, solo che dev’essere vivibile e rispettata e lo strumento giusto è la prenotazione.
Partiamo con una sperimentazione su 29 giorni all’anno di particolare affluenza al centro storico, pronti a correggere quel che non dovesse andare subito per il meglio. Non ci sarà mai nessun numero chiuso. E ci sarà sempre la possibilità di entrare anche se ci si è dimenticati di prenotare, perché lo si potrà fare in tempo reale. Allestiremo dei varchi, che non devono essere confusi con i tornelli, nei punti strategici d’accesso: Piazzale Roma, aeroporto, stazione ferroviaria, Isola del Tronchetto, ma anche a Punta Sabbioni sul litorale e a Chioggia, con gli steward a disposizione per ogni informazione utile alle persone. Basterà munirsi del QrCode. L’idea è di scoraggiare l’arrivo in massa di giornalieri nelle giornate che, dalle evidenze che emergono dalle serie storiche sulle presenze, risultano più affollate. Siccome non ci sono mai stati numeri precisi, da qualche anno abbiamo avviato un sistema elettronico che ci consente di fotografare la situazione grazie all’aggancio con le celle dei cellulari. Capisco possa esserci qualche perplessità e contrarietà, è giusto, si chiama democrazia. L’obbiettivo è una città più vivibile, più sicura per tutti, sostenibile. Se ne discute dagli anni ’50. Nessuno in passato ha fatto qualcosa, noi ci proviamo: io ci metto la faccia. Venezia è di tutti e Venezia è di chi la ama.
Venezia è città impegnata per la pace in un’epoca di conflitti armati e in uno scenario geopolitico con “una terza guerra mondiale a pezzi”, come ci insegna il Papa. Giusto un anno fa lei è stato a Odessa per un gemellaggio, ora da sei mesi è martoriata anche la Terra Santa: qual è il contributo che da qui può arrivare al tacere delle armi, della violenza, delle prevaricazioni?
Venezia nella sua storia è stata la protettrice di tanti territori che venivano attaccati. Venezia ha sempre accolto tutti e segnato la strada del rispetto gli uni per gli altri. La grande lezione che arriva dalla nostra città sta nella diplomazia, nel dialogo, nel compromesso nobile. La guerra è una disgrazia totale, è solo morte e distruzione: nella guerra non vince nessuno. E allora dobbiamo dare l’esempio a partire dalla nostra stessa quotidianità: dobbiamo continuare a promuovere il dialogo, solo parlandosi persone anche molto diverse tra loro possono incontrarsi e riconoscersi.
La visita del Papa sarà una giornata all’insegna della cultura (col Padiglione della Santa Sede in carcere), della carità (l’incontro con le detenute), del presente e del futuro (l’incontro con i giovani), dell’abbraccio con la Chiesa che è in Venezia e dell’omaggio all’evangelista Marco (il patrono festeggiato tre giorni prima, il 25 aprile): come vivere bene questa festa della comunità?
Saranno ore intensissime, per un evento che, sono sicuro, resterà nella storia di Venezia. La qualità e la sostanza delle esperienze che vivremo, si potranno misurare nell’intensità delle emozioni che proveremo. Credo che da questa città si possa rilanciare il messaggio di concordia su cui Papa Francesco insiste: siamo tutti chiamati a un grande esame di coscienza e a pensare, io per primo, agli errori commessi e a cosa si possa fare per migliorarsi ogni giorno, per il bene di tutti. Spero tanto di poterlo abbracciare.