Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
“Ci sono momenti duri, tempi di croce, ma niente può distruggere la gioia soprannaturale, che si adatta e si trasforma, e sempre rimane almeno come uno spiraglio di luce che nasce dalla certezza personale di essere infinitamente amato, al di là di tutto. È una sicurezza interiore, una serenità piena di speranza che offre una soddisfazione spirituale incomprensibile secondo i criteri mondani”. È quanto scrive Papa Francesco nell’esortazione apostolica Gaudete et exsultate sulla chiamata alla santità del mondo contemporaneo. La gioia cristiana, aggiunge il Pontefice, “è accompagnata dal senso dell’umorismo, così evidente, ad esempio, in san Tommaso Moro, in san Vincenzo de Paoli o in san Filippo Neri. Il malumore non è un segno di santità: ‘Caccia la malinconia dal tuo cuore’ (Qo 11,10)”. Anche in tempi difficili, come quello attuale segnato dalla pandemia e da venti di guerra sempre più inquietanti nel cuore dell’Europa, la malinconia e il malumore non possono avere il sopravvento. Anche in questi tempi non si può perdere la speranza. Si può e si deve sperare, in particolare, che tacciano le armi in Ucraina – dove nel 2019 è stato eletto preseidente l’ex attore comico Volodymyr Zelensky – e prevalga un autentico spirito di fratellanza.
Gioia e senso dell’umorismo
L’umorismo deve essere visto, lungo il cammino della vita, anche come un modo per manifestare la propria gioia. Papa Francesco lo ricorda nel videomessaggio, nel 2021, ai partecipanti al Congresso della vita religiosa dell’America Latina e dei Caraibi. “È così triste – ha sottolineato in quell’occasione il Pontefice – vedere uomini e donne consacrati che non hanno senso dell’umorismo, che prendono tutto sul serio. Per favore. Stare con Gesù è essere gioiosi, è anche avere la capacità di questo senso dell’umorismo che dà la santità”. Proprio all’umorismo Francesco dedica un capitolo dell’esortazione apostolica Gaudete et exsultate. “Il santo – scrive il Papa – è capace di vivere con gioia e senso dell’umorismo. Senza perdere il realismo, illumina gli altri con uno spirito positivo e ricco di speranza”. “Se lasciamo che il Signore ci faccia uscire dal nostro guscio e ci cambi la vita, allora potremo realizzare ciò che chiedeva san Paolo: Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti”. I profeti, ricorda inoltre il Pontefice nell’esortazione apostolica, “annunciavano il tempo di Gesù, che noi stiamo vivendo, come una rivelazione della gioia: Canta ed esulta!”. “Maria, che ha saputo scoprire la novità portata da Gesù, cantava: Il mio spirito esulta e Gesù stesso esultò di gioia nello Spirito Santo”.
L’umorismo, una virtù per una vita sana
L’umorismo, come si sottolinea in un recente articolo de L’Osservatore Romano, costituisce un elemento prezioso per una vita sana ed equilibrata “anche dal punto di vista spirituale, perché ha molto a che fare con il gratuito, la creatività, l’intelligenza, tutti elementi indispensabili per il rapporto con Dio”. Anche la Bibbia ha molti legami con l’umorismo. “Basti pensare ai libri sapienziali, a molti racconti, ai proverbi e alla curiosità di sapere, che rivela il modo di osservare il mondo con atteggiamento divertito. La capacità di essere al tempo stesso distaccati dalle proprie rappresentazioni della realtà e pienamente e appassionatamente coinvolti nelle cose di Dio non è soltanto l’espressione di un profondo e sano umorismo cristiano, ma è un sentimento della relatività di tutto ciò che non è Dio”. “Nei santi – che sono gli innamorati di Dio – si nota che questa profonda libertà di spirito si abbina a un altrettanto profondo sense of humour. Non è semplicemente questione di buon carattere, di simpatia umana e di facilità alla battuta spiritosa, ma è anche conformità all’esperienza di quanto tutto sia tremendamente relativo all’infuori di quell’Unico che è ineffabile e dinanzi al quale tutto risulta piccolo e limitato”. L’umorismo, che è anche un forte antidoto contro la paura: “con l’umorismo molti santi hanno esorcizzato la morte, restituendole il suo senso umano”. Questa virtù, se non degenera in un sarcasmo aggressivo come avviene ad esempio non raramente nel mondo dei social, ha inoltre un valore educativo: attraverso la rappresentazione della realtà, può far comprendere meglio molteplici espressioni della fragilità umana. L’umorismo è anche uno degli elementi cruciali di uno specifico genere: la Commedia dell’Arte, una rappresentazione teatrale nata e sviluppatasi in Italia nel sedicesimo secolo.
Gli albori della Commedia dell’Arte
È il 25 febbraio del 1545. A Padova, con la registrazione di un atto notarile, nasce la prima compagnia al mondo di comici di professione. Nel documento si legge che un gruppo di artisti si costituisce una società per “recitar commedie di loco in loco per cercare un pubblico sempre nuovo” con lo scopo di “guadagnar denaro che divideranno in parti uguali”. Con queste premesse nasce quella forma di teatro, conosciuta come Commedia dell’Arte, che porta in scena problematiche e tratti distintivi di tutte le società. Gli attori non recitano testi, ma improvvisano dialoghi e battute. A volte gli artisti sono dei giullari e alcuni dei personaggi portano sul volto maschere di cuoio intrecciando dialetti e lingue differenti. Già nel sedicesimo secolo una delle priorità è quella di creare rapidamente spettacoli sempre diversi colpendo l’immaginazione del pubblico con costumi bizzarri, come quello di Arlecchino. Fin dalle sue origini, la Commedia dell’Arte coniuga le tecniche dell’improvvisazione con l’umorismo, l’ironia e la comicità. Per ricordare l’importanza di questo genere teatrale si celebra il 25 febbraio la Giornata mondiale della Commedia dell’Arte.
Teatro terapeutico
Attraverso il teatro si può far ridere. E si può curare. È questo il caso, come ricorda Alessandro Guarasci nella sua scheda, dell’associazione “Teatro Patologico”, nata proprio per coniugare psicoterapia e recitazione.
Dal 1992 l’associazione “Teatro Patologico” ha un preciso obiettivo: trovare un contatto tra il teatro e un ambiente dove si lavora sulla malattia mentale. Esiste un corso universitario a Tor Vergata di teatro integrato delle emozioni, presentato all’Onu e dedicato anche a ragazzi con disabilità psichica e fisica. E poi l’accademia “La magia del Teatro”, dove possono partecipare ragazzi che non hanno un titolo di scuola superiore e, dunque, non possono frequentare il corso universitario. L’ideatore e fondatore, Dario D’Ambrosi, sottolinea che possono essere utilizzate tutte le forme teatrali per aiutare nella cura questi ragazzi. Tra le opere messe in scena dal Teatro Patologico, c’è anche lo spettacolo Medea. È stato possibile vederlo al Teatro Argentina di Roma, al Teatro Cafè La Mama di New York e al Winton’s Music Hall di Londra. Nel 2017 poi è sbarcato al quartier generale delle Nazioni Unite.
Il valore di un sorriso
“L’umorismo – si legge sul vocabolario – è la capacità di cogliere gli aspetti più curiosi e divertenti della realtà, che possano suscitare il riso od il sorriso con umana partecipazione, comprensione e simpatia”. Sin dall’antichità, ricorda Silvia Giovanrosa nella sua scheda, l’uomo avverte la necessità di “planare sulle cose con leggerezza”, come spiega Italo Calvino in Lezioni americane. La via dell’umorismo non si ferma al semplice gusto di una risata ma cerca di cogliere ciò che va oltre.
Un esempio sottile ed intelligente di umorismo, più vicino ai giorni nostri, ce lo offre l’attore Roberto Benigni nel il film La vita è bella. Riuscire a ribaltare le realtà, trovare nella sua drammaticità l’ultima possibilità di un sorriso, senza ridicolizzare e mantenendo la dignità di ciò che si racconta è un esempio di quell’umorismo che letteralmente salva la vita. In epoche come quella medievale, ricorda Umberto Eco nel romanzo Il nome della rosa, l’umorismo era malvisto ed osteggiato. Ma il valore di un sorriso e di una risata hanno rappresentato una necessità, un anelito del cuore dell’uomo.
L’umorismo è una medicina e una grazia
Papa Francesco, in collegamento lo scorso 6 febbraio con la trasmissione Che tempo che fa, ha affermato che il senso dell’umorismo “è una medicina” che “fa relativizzare le cose” e “dà una grande gioia”. Il Pontefice ha anche ricordato che recita spesso la Preghiera del buonumore di San Tommaso Moro.
Preghiera del buonumore
Signore, donami una buona digestione e anche qualcosa da digerire.
Donami la salute del corpo e il buon umore necessario per mantenerla.
Donami, Signore, un’anima semplice che sappia far tesoro di tutto ciò che è buono e non si spaventi alla vista del male ma piuttosto trovi sempre il modo di rimetter le cose a posto.
Dammi un’anima che non conosca la noia, i brontolamenti, i sospiri, i lamenti, e non permettere che mi crucci eccessivamente per quella cosa troppo ingombrante che si chiama “io”.
Dammi, Signore, il senso del buon umore. Concedimi la grazia di comprendere uno scherzo per scoprire nella vita un po’ di gioia e farne parte anche agli altri.
Amen
Riferendosi proprio alla preghiera di San Tommaso Moro e rispondendo ad una domanda sul senso dell’umorismo durante l’intervista concessa nel 2016 all’emittente Tv2000 e InBlu Radio, Papa Francesco ha detto: “Il senso dell’umorismo è una grazia che io chiedo tutti i giorni, e prego quella bella preghiera di San Tommaso Moro: ‘Dammi, Signore, il senso dell’umorismo’ ; che io sappia ridere davanti a una battuta… È bellissima, quella preghiera. Perché il senso dell’umorismo ti solleva, ti fa vedere il provvisorio della vita e prendere le cose con uno spirito di anima redenta. È un atteggiamento umano, ma è il più vicino alla grazia di Dio”.
La puntata numero 94 di Doppio Click è stata realizzata da Andrea De Angelis, Silvia Giovanrosa, Alessandro Guarasci e Amedeo Lomonaco.