Un secolo compiuto a settembre, Maria Pollacci ha fatto l’ostetrica per tutta la vita, iniziando questo lavoro nel 1950 dopo la Seconda Guerra mondiale. Da allora ha aiutato oltre 70 donne a partorire. Oggi era in Piazza San Pietro per l’udienza generale. Insieme a lei anche fedeli di Guatemala e Colombia e 170 giuriste italiane a Roma per il congresso nazionale della loro associazione
Fabrizio Peloni – Città del Vaticano
Mamma 7.400 volte. Maria Pollacci, 100 anni compiuti il 20 settembre scorso, ha fatto l’ostetrica per tutta la vita, aiutando per oltre 70 le donne a partorire. E Papa Francesco, dopo averne ascoltato la storia, ha benedetto le sue mani. Maria ha iniziato a lavorare nel 1950 tra le macerie della seconda guerra mondiale, «quando per le mamme morire durante il parto era, tante volte, persino più frequente che sopravvivere». Tutto cambiato «negli ultimi anni – dice – tanto che uccidere bambini non ancora nati sembra essere diventata una cosa indifferente». Lei ha continuato la sua missione, il suo servizio per la vita: e così negli ultimi venti anni circa ha aiutato a far nascere altri 600 bambini.
La sua storia raccontata a Sanremo e in un libro
Nata a Lama Mocogno, nel modenese, e conosciuta come «l’ostetrica d’Italia», il presidente della Repubblica Sergio Mattarella l’ha nominata cavaliere e lei ha raccontato la sua storia anche sul palco del Festival Sanremo. Mentre stamani ha donato al Papa il libro autobiografico Mamma 7400 volte (pubblicato nel 2005 e perciò non aggiornato sui dati delle nascite) che racconta «la vita di un’ostetrica di montagna tra Appennino e Dolomiti» come recita il sottotitolo. Maria non si è mai sposata e vive sola, nella sua casa di Pedavena, nel bellunese. Accanto a lei stamane in piazza c’erano altre due donne che hanno condiviso con Francesco le loro storie di vita.
Rina, mamma di dieci figli
Rina Lugari, 90 anni, è venuta da Sassuolo accompagnata da due dei suoi dieci figli, «molti dei quali sparsi per il mondo, in Germania, Svizzera e Stati Uniti d’America». La famiglia, ha detto al Pontefice, è il senso stesso dell’esistenza: «Quando ci riuniamo tutti insieme – è nonna e bisnonna di oltre 25 nipoti – preparo ancora oggi quintali di tortellini in segno di festa, di amore, di condivisione, di sostegno reciproco».
Dal Guatemala e dalla Colombia
Albertina Rojas de Ayala – che il 21 novembre compirà 100 anni – è arrivata dal Guatemala. Fin da ragazza, ha raccontato a Francesco, si è impegnata al servizio della Chiesa, «partecipando attivamente alla Legione di Maria nel quartiere di Santa Marta, nella zona 3» della capitale guatemalteca. Dice la figlia Marta Patricia: «La fede di mia mamma è incrollabile e il suo impegno di servizio verso la comunità cristiana è un esempio ispiratore non solo per la nostra famiglia ma per tutti coloro che la conoscono».
Dalla Colombia, esattamente dalla Sierra Nevada de Santa Marta, ben visibile sul sagrato della Basilica vaticana la presenza di una delegazione delle autorità del popolo Arhuaco. Sono considerati «i protettori della vita nella loro regione e, più in generale, guardiani ancestrali del rispetto e della cura della madre terra, perché si preoccupano delle diverse condizioni ambientali e del cambiamento climatico legato all’irresponsabilità delle azioni degli esseri umani» hanno detto. Al Papa hanno espresso gratitudine e vicinanza per i contenuti del suo magistero, in particolare per le encicliche in tema di tutela della casa comune, che, hanno aggiunto, «generano consapevolezza di cambiamento nelle nuove generazioni».
In jeep coi bambini
Poco prima di pronunciare la catechesi incentrata sul sacramento della Cresima, Francesco ha fatto cenno di salire sulla jeep bianca – per il consueto giro di saluto ai pellegrini in piazza San Pietro – ad Elena, Chiara e Alexander che avevano indosso la tradizionale veste della prima Comunione. Accompagnati da don Luigi Mastrodomenico, fanno parte del gruppo parrocchiale di San Timoteo a Termoli e lo scorso 13 ottobre hanno ricevuto per la prima volta l’Eucaristia.
Proprio in tema di frutti della terra, una delegazione della Pro loco di Serrangurina, nelle Marche, accompagnata da monsignor Mario Giulietti e dal sindaco Marta Falcioni, ha donato al Pontefice prodotti del territorio, come le pere angeliche «qualità rara e pregiata salvata dall’estinzione grazie alla passione e alla cura dei nostri agricoltori che sono riusciti a conservare piante di oltre 70 anni» ha spiegato il presidente della Pro loco Tommaso Berloni.
In Piazza 170 giuriste italiane
Significativa infine la partecipazione di circa 170 giuriste italiane, a Roma in questi giorni per il congresso nazionale — concluso oggi — della loro associazione. Dai lavori è emersa, hanno spiegato, «con forza l’incidenza del ruolo delle professioni legali sull’economia, sulla società e sullo stato di diritto, con particolare attenzione al rispetto delle pari opportunità e agli impatti sul tessuto economico-sociale e le soluzioni necessarie per colmare il divario di genere». A guidare la delegazione la presidente Irma Conti, che nel 2024 è stata anche nominata componente del Collegio dell’Autorità di garanzia nazionale dei diritti dei detenuti. Conti ha posto l’attenzione in particolare sulle condizioni «non proprio auspicabili per le donne in carcere, soprattutto se sono in gravidanza o hanno figli, che generano disparità e discriminazioni, per cui si rende necessario un cambio di rotta».
Sei membri del Capitolo del Canada dei Patrons of the Arts in the Vatican Museums, in occasione della visita annuale in Vaticano, hanno salutato il Pontefice al termine dell’udienza generale.