Bajram Begaj ricevuto in udienza nel Palazzo Apostolico. Con Francesco ricordati i tempi duri della dittatura comunista e anche la protezione del popolo albanese agli ebrei. Nei colloqui in Segreteria di Stato cenno a “questioni aperte” nei rapporti Chiesa-Stato e focus sul cammino di adesione all’Unione Europea, sulla situazione nella Regione dei Balcani occidentali e i conflitti in Medio Oriente e Ucraina
Vatican News
Il ricordo della dura persecuzione religiosa nei confronti dei cristiani durante il regime comunista ma anche della protezione offerta dal popolo albanese agli ebrei è affiorato nel colloquio di trenta minuti di Papa Francesco con Bajram Begaj, presidente della Repubblica di Albania, ricevuto questa mattina, 6 maggio, in udienza nel Palazzo Apostolico vaticano. Il capo di Stato ha successivamente incontrato il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, accompagnato da monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali.
I colloqui in Segreteria di Stato
Nel corso dei “cordiali colloqui” in Segreteria di Stato, informa una nota della Sala Stampa vaticana, “è stato espresso apprezzamento per le positive relazioni bilaterali e si è fatto cenno anche ad alcune questioni aperte nei rapporti Chiesa-Stato. Ci si è poi soffermati – prosegue il comunicato – sul cammino di adesione dell’Albania all’Unione Europea e su diverse tematiche di carattere internazionale, con particolare attenzione alla Regione dei Balcani occidentali ed ai conflitti nel Medio Oriente ed in Ucraina”.
Scambio di doni
Nel tradizionale scambio di doni, il Papa ha consegnato a Begaj una fusione in bronzo dal titolo “Mani”, con la scritta “Riempiamo le mani di altre mani”, insieme ai volumi dei documenti papali, il Messaggio per la Pace di quest’anno e il libro sulla Statio Orbis del 27 marzo 2020, a cura della LEV. Il presidente ha ricambiato con un quadro a olio del pittore albanese Helidon Haliti.