Il presidente del Comitato Olimpico: nello sport i valori più importanti del business

Vatican News

Stefanie Stahlhofen e Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

Sono giunti in Vaticano da vari Paesi del mondo atleti, allenatori e dirigenti sportivi per partecipare il 29 e il 30 settembre al Summit internazionale “Sport per tutti: coeso, accessibile e a misura di ogni persona” promosso dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita. A conclusione del Convegno, organizzato in collaborazione con il Dicastero per la Cultura e l’Educazione e la Fondazione Giovanni Paolo II per lo Sport, Papa Francesco ha incontrato, nell’Aula Paolo VI, i partecipanti al Summit: “Lo sport – ha detto il Pontefice – è un generatore di comunità”, un bene educativo e sociale. Non si deve correre “il rischio di cadere nella ‘macchina’ del business, del profitto, di una spettacolarità consumistica”.

Coesione e accessibilità

Durante il Convegno è stata presentata una Dichiarazione per invitare il mondo dello sport a guardare al futuro facendo proprie tre caratteristiche fondamentali: coesione, accessibilità ed essere a misura di ogni persona. La prima per evidenziare la necessità di ridurre il gap tra lo sport di base e lo sport professionistico. La seconda per garantire a tutte le persone il diritto alla pratica sportiva. La terza parola chiave si concentra sulla possibilità di tutte le persone di poter praticare lo sport, anche quando si hanno disabilità fisiche, mentali o disagi psicologici. Il Summit è stato anche l’occasione per riflettere sulle parole pronunciate dal Santo Padre, durante il Pontificato, sulla responsabilità sociale dello sport e sull’importanza della pratica sportiva come mezzo di crescita umana, educativa e spirituale. 

Intervista con il presidente del Cio

Al Convegno ha partecipato anche Thomas Bach, presidente del Comitato Olimpico internazionale (CIO). Nell’intervista con Vatican News, sottolinea che il Papa, nel suo discorso, ha fatto anche riferimento al nuovo motto del Comitato. Alla precedente versione “Più veloce, più alto, più forte” è stata aggiunta, dopo un trattino, la parola “insieme” per indicare l’importanza di questa dimensione inclusiva. Thomas Bach sottolinea anche “il ruolo che lo sport può svolgere nella promozione della pace”. Anche quando lo sport è altamente commercializzato, aggiunge il presidente del CIO, “tutti rispettano le stesse regole, tutti sono uguali e rispettano l’arbitro. Quindi i valori fondamentali dello sport sono ancora rappresentati”. “D’altra parte – spiega Thomas Bach – il denaro può indurre a non accettare queste regole. Questo aspetto deve essere affrontato. Nel complesso, però, lo sport ha i suoi valori e li difende”.

Nel suo discorso, rivolto ai partecipanti al summit, Papa Francesco ha ricordato che lo sport può avere un ruolo importante per la pace …

In effetti, è la nostra missione quella di far sì che i giochi olimpici possano diventare un emblema per una convivenza pacifica. Durante i giochi olimpici gli atleti sono, da un lato, competitori agguerriti e, dall’altro, convivono pacificamente nel villaggio olimpico. Questo messaggio arriva a miliardi di persone nel mondo. E può diventare un esempio potente per una convivenza pacifica.

Ci sono però le solite polemiche sull’idoneità di alcune località nelle quali si svolgono i grandi eventi sportivi come ad esempio per la Cina, il Qatar…

A Pechino, davanti a centinaia di milioni di persone, in occasione della cerimonia d’apertura dei giochi olimpici invernali, ho potuto rivolgere ai leader del mondo l’appello “Give peace a chance”, sottolineando quindi in maniera particolare, proprio lì, la nostra missione di pace.

Nel suo discorso, Papa Francesco ha parlato anche delle manipolazioni, della corsa al guadagno che spesso segnano il mondo dello sport…

Certamente non è un segreto: ci sono diverse discipline sportive che sono organizzate in maniera puramente commerciale: anche se non necessariamente sono le discipline olimpiche, questa è la realtà. Ma anche in queste stesse discipline, nella maggior parte di queste discipline fortemente commerciali, vigono le regole dello sport che sono accettate a livello mondiale. E anche questo è un messaggio: chiunque accetti queste norme sarà accettato nel mondo dello sport, senza alcuna discriminazione. E questo fa sì che nella pratica dello sport tutti diventino uguali.

A conclusione del summit è stata firmata una Dichiarazione nella quale, tra l’altro, si chiede di agire: ci sono sempre tante dichiarazioni di intenti e ci si chiede cosa possa scaturire alla fine. Cosa cambierà adesso, concretamente?

Il Comitato Olimpico internazionale si è già mosso, in questo senso, per rendere i giochi olimpici più inclusivi. Nel 2016 abbiamo fondato, nel CIO, la squadra degli Atleti olimpici rifugiati: l’abbiamo portata a Tokyo e sarà presente, tra due anni, a Parigi. Abbiamo anche curato l’aspetto della parità di generi, ottenendo l’uguale suddivisione nella partecipazione ai giochi tra uomini e donne: lo sport è aperto a tutti, senza discriminazioni. E Parigi 2024 ne sarà un’ulteriore dimostrazione.

Altro tema di rilievo è quello dell’integrità fisica, insieme alla questione degli abusi fisici, psichici. Come agirà il Comitato olimpico a questo riguardo?

Nel campo dello sport, ovviamente, ci troviamo ad affrontare le stesse sfide dell’intera società. Abbiamo iniziato ad occuparci di questo argomento già da anni: sono state fornite indicazioni e predisposti strumenti che, a titolo preventivo, possono essere trasmessi ai Comitati olimpici nazionali, alle associazioni, ai club. L’obiettivo è di prevenire ogni tipo di abuso. Abbiamo anche istituito dei corsi per la formazione e per la certificazione di persone specificamente esperte nel campo. Persone che possano intervenire nelle diverse organizzazioni sportive al fine di prevenire e, se necessario, anche intervenire con sanzioni.