Prosegue il viaggio nel Paese latinoamericano al seguito del Gruppo India. A poche centinaia di metri dai locali più alla moda di Encarnación sorge una baraccopoli, dove le condizioni di vita per le 700 famiglie sono durissime. Le suore canossiane offrono assistenza spirituale e materiale continua: “Vogliamo essere vicine a queste persone, far sapere loro che non sono soli”
Alessandro Guarasci – Encarnación
Il Paraguay è un Paese dalle grandi contraddizioni. Da una parte lo sviluppo delle energie alternative, un modo per guardare al futuro; dall’altra una povertà che costringe migliaia di persone a vivere nella baracche. E a Encarnación, nel sud del Paese a un passo dall’Argentina, queste contraddizioni emergono con maggiore evidenza. Le suore canossiane sono vicine ai più poveri, in una terra dove circa il 25% della popolazione ha problemi di sopravvivenza.
Baracche a perdita d’occhio, sentieri inondati dalla pioggia
Barrio vuol dire in spagnolo “distretto”, “quartiere”, ma qui in qualche modo può essere anche sinonimo di baraccopoli. Sotto il ponte del treno che a Encarnación collega il Paraguay all’Argentina sorge questa sorta di slum, come in sostanza c’erano in Italia dopo la Seconda Guerra mondiale. Case fatte solo di mattoni senza intonaco, quando va bene; oppure di legno e lamiere. Niente strade, ma solo terra che quando piove si trasforma in fango, rigagnoli che diventano torrenti, pochissimi servizi igienici. Qui vivono 700 famiglie, con ognuna 5-6 componenti. Tanti i bambini, che rischiano di morire anche di dissenteria, una malattia che in Italia si curerebbe con un antibiotico. Ed è inquietante che chi non ce la fa venga addirittura seppellito nello stesso barrio.
I bimbi del barrio e le loro storie
In questa realtà è entrato il Gruppo India, organizzazione che a distanza dà un sostegno in Paraguay, tra gli altri, alle canossiane. “Sappiamo che non possiamo cambiare la situazione – dicono le suore – ma pensiamo che sia giusto dare una testimonianza, far capire alle persone che vengono qui nel Paese per vacanza, o a dare un aiuto, che c’è chi è costretto a essere in queste condizioni”. Nell’asilo gestito dalle canossiane ad accogliere gli ospiti, ieri, c’erano alcuni bambini che vivono nel barrio: erano puliti, ben pettinati. Oggi erano in giro per le strade, dopo due giorni di pioggia incessante, semiscalzi, con gli abiti zuppi. “Questi piccoli hanno bisogno di essere abbracciati, consolati, hanno bisogno di sentire il calore umano”, sottolina con grandi gesti delle mani suor Gabriela. Nel barrio il sostegno delle suore è continuo: non solo cibo, formazione per i bambini, vicinanza ai malati, ma anche assistenza spirituale grazie soprattutto a una piccola cappellina per la celebrazione eucaristica e il catechismo.
In Paraguay una natura straripante
A poche decine di metri scorre il rio Paranà. Qui il fiume si allarga e forma una specie di lago che serve una delle più grandi centrali idroelettriche del Paese. Il Paraguay ha puntato tutte sulle energie rinnovabili: dunque idroelettrica al 95% e un po’ di solare, non esiste utilizzo di combustibili fossili per realizzare energia. Una volontà di guardare al futuro, anche se girando per le strade della capitale Asunción sembra davvero eccessivo l’utilizzo delle auto. Il Paese poi può contare su una natura selvaggia, rigogliosa che è meta di turismo soprattutto dagli altri stati dell’America Latina, tanto che il più grande parco naturale ha un’estensione di 780 mila ettari. Tutto sta a conservare con cura questo patrimonio naturalistico, visto che il corretto utilizzo dell’ecosistema può essere un’importante occasione di sviluppo soprattutto per la fasce più povere. Anche perché l’esistenza di una classe agiata significa che si può uscire dalla schiavitù dell’ indigenza. Lo dimostrano i tanti bar e ristoranti che si trovano sul lungo fiume, presi di mira da giovani durante il fine settimana, a poche centinaia di metri però da quel barrio della miseria.