Tiziana Campisi – Città del Vaticano
È un atteggiamento essenziale la vigilanza, perché “tutto il lavoro fatto per discernere il meglio e prendere la buona decisione non vada perduto”. Francesco lo sottolinea nel consueto appuntamento con i fedeli del mercoledì, all’udienza generale, nell’Aula Paolo VI. Per la sua dodicesima catechesi sul discernimento il Papa sceglie il tema della vigilanza, affrontandolo dopo aver parlato nelle scorse settimane dell’esempio di Sant’Ignazio di Loyola, degli “elementi del discernimento – cioè la preghiera, conoscere sé stessi, il desiderio e il ‘libro della vita’” – e ancora della desolazione e della consolazione.
Il buon discepolo è vigilante
“Giunti alla conferma della scelta fatta”, c’è il rischio che “il Maligno, possa rovinare tutto, facendoci tornare al punto di partenza, anzi, in una condizione ancora peggiore”, spiega Francesco, e allora “è indispensabile essere vigilanti” affinché “il processo di discernimento vada a buon fine e rimanga”.
Nella sua predicazione Gesù insiste molto sul fatto che il buon discepolo è vigilante, non si addormenta, non si lascia prendere da eccessiva sicurezza quando le cose vanno bene, ma rimane attento e pronto a fare il proprio dovere.
Il Papa evidenzia che è questo “l’atteggiamento ordinario da tenere nella condotta di vita, in modo che le nostre buone scelte, compiute a volte dopo un impegnativo discernimento, possano proseguire in maniera perseverante e coerente e portare frutto”. “Vigilare per custodire il nostro cuore e capire cosa succede dentro”.
L’insidia dello spirito cattivo
Invece, se manca la vigilanza, c’è un pericolo di ordine spirituale di cui tener conto: è l’“insidia dello spirito cattivo”, che aspetta il momento in cui “siamo troppo sicuri di noi stessi”: “Sono sicuro di me stesso, ho vinto, adesso sto bene”. E invece è quel momento che lo spirito maligno aspetta, avverte Francesco. Capita che ci si distrae, non si è desti o si perde “l’umiltà di custodire il proprio cuore” e allora “lo spirito cattivo può approfittarne” vanificando le buone decisioni scaturite dal discernimento.
Dobbiamo custodire sempre la nostra casa, il nostro cuore e non essere distratti e andare… perché qui è il problema..
La presunzione di essere a posto
Quella condizione interiore paragonabile ad una casa bella, elegante, ordinata e pulita, “la casa del cuore”, dopo un buon discernimento può essere danneggiata, se non la si custodisce, se per paura di rovinarla si finisce col non accogliere più nessuno, non invitare “i poveri, i senza tetto, quelli che disturbano”.
Una cosa è certa: qui c’è di mezzo il cattivo orgoglio, la presunzione di essere giusti, di essere bravi, di essere a posto. Tante volte sentiamo uno: “Sì, io ero cattivo prima, mi sono convertito e adesso, ora la casa è in ordine grazie a Dio, e stai tranquillo per questo…”. Quando confidiamo troppo in noi stessi e non nella grazia di Dio, allora il Maligno trova la porta aperta. Allora organizza la spedizione e prende possesso di quella casa.
I “demoni educati”
Ci sono “i demoni educati”, precisa il Pontefice, quelli che entrano nel cuore senza che il padrone se ne accorga.
Entrano senza che tu te ne accorga, bussano alla porta, sono cortesi. “No va bene, vai, vai, entra…” e poi alla fine comandano loro nella tua anima. State attenti a questi diavoletti, a questi demoni… il diavolo è educato, quando fa finta di essere un gran signore, no? Perché entra con la nostra per uscirne con la sua. Custodire la casa da questo inganno, dei demoni educati. E la mondanità spirituale va per questa strada, sempre.
La mancanza di vigilanza porta ad essere vinti nelle battaglie, precisa Francesco, “tante volte, forse, il Signore ha dato tante grazie”, ma “non siamo capaci di perseverare in questa grazia e perdiamo tutto, perché ci manca la vigilanza”.
Non abbiamo custodito le porte. E poi siamo stati ingannati da qualcuno che viene, educato, e si mette dentro e ciao…il diavolo ha queste cose.
Il demonio sa travestirsi da angelo
L’invito del Papa è a ripensare ciascuno alla propria storia personale, perchè “non basta fare un buon discernimento e compiere una buona scelta”, “bisogna rimanere vigilanti, custodire questa grazia che Dio ci ha dato, ma vigilare”.
Perché tu puoi dirmi: “Ma quando io vedo qualche disordine, me ne accorgo subito che è il diavolo, che è una tentazione…” sì, ma questa volta viene travestita da angelo: il demonio sa travestirsi da angelo, entra con parole cortesi, e ti convince e alla fine è la cosa peggiore dall’inizio… Bisogna rimanere vigilanti, vigilare il cuore. Se io domandassi oggi ad ognuno di noi e anche a me stesso: “Cosa sta succedendo nel tuo cuore?”. Forse non sapremo dire tutto: diremo una o due cose, ma non tutto.
La vigilanza segno di umiltà
A conclusione della sua catechesi, Francesco esorta ancora a vigliare il cuore, “perché la vigilanza è segno di saggezza, è segno soprattutto di umiltà”, “che è la via maestra della vita cristiana”.
E dopo avere rivolto i suoi saluti ai diversi pellegrini presenti all’udienza, indirizzando il suo pensiero ai fedeli italiani presenti, Francesco ricorda l’odierna Giornata nazionale del Servizio civile ed evidenzia l’importanza del volontariato. Infine il Papa esorta ad un Natale più umile, risparmiando per aiutare concretamente il popolo ucraino che sta soffrendo a causa della guerra.