Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
L’odierna Giornata accende i riflettori, quest’anno, sul modello economico dominante in cui continua a prosperare un “mercato” illegale gestito da organizzazioni criminali: il traffico di esseri umani, uno dei “business” più redditizi al mondo che la pandemia rende purtroppo ancora più remunerativo e disumanizzante. Le persone vittime della tratta sono inserite, come merci, in feroci ingranaggi. Sono quelli della prostituzione, del lavoro forzato, dell’espianto di organi. A questi drammi si aggiungono altre aberranti forme di schiavitù che nel mondo stritolano, come delle catene asfissianti, le vite di oltre 40 milioni di persone. Si tratta di uomini, donne e sempre più spesso bambini e bambine. Vittime di una turpe sete di profitti che genera, ogni anno, un giro di affari di 150 miliardi di dollari. Si stima che due terzi di questi proventi illeciti derivino dallo sfruttamento sessuale. E il 50% dei lavoratori sfruttati svolge un lavoro forzato per risarcire un debito. Il contrario di questo drammatico scenario è un’economia senza tratta verso cui il Papa rivolge le proprie esortazioni e speranze.
Un’economia di cura
Un’economia senza tratta, sottolinea il Pontefice nel videomessaggio per la settima Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro il traffico di esseri umani, si prende cura delle persone e della natura. È una “economia solidale”.
Un’economia che ha cura del lavoro, creando opportunità di impiego che non sfruttano il lavoratore per condizioni di lavoro degradanti e orari estenuanti. La pandemia del Covid ha esacerbato e aggravato le condizioni di sfruttamento lavorativo; la perdita di posti di lavoro ha penalizzato tante persone vittime della tratta in processo di riabilitazione e reinserimento sociale. ‘In questi momenti, nei quali tutto sembra dissolversi e perdere consistenza, ci fa bene appellarci alla solidità che deriva dal saperci responsabili della fragilità degli altri cercando un destino comune’ (Enc. Fratelli tutti, 115). Dunque economia di cura significa economia solidale: lavoriamo per una solidità che si coniuga con la solidarietà.
Un’economia di regole
Un’economia senza tratta, aggiunge il Papa, è disciplinata da “regole di mercato che promuovono la giustizia e non esclusivi interessi particolari”.
La tratta di persone trova terreno fertile nell’impostazione del capitalismo neoliberista, nella deregolamentazione dei mercati che mira a massimizzare i profitti senza limiti etici, senza limiti sociali, senza limiti ambientali. Se si segue questa logica, esiste solamente il calcolo di vantaggi e svantaggi. Le scelte non si fanno in base ai criteri etici, ma assecondando gli interessi dominanti, spesso abilmente rivestiti con un’apparenza umanitaria o ecologica. Le scelte non si fanno guardando le persone: le persone sono uno dei numeri, anche da sfruttare.
Un’economia per l’uomo contro la crisi
Un’economia senza tratta, conclude Francesco, è un’economia coraggiosa che risponde alla crisi in maniera non miope.
Ci vuole coraggio. Non nel senso della spregiudicatezza, delle operazioni azzardate alla ricerca di facili guadagni. No, in quel senso no; naturalmente non è il coraggio che ci vuole. Al contrario, è l’audacia della costruzione paziente, della programmazione che non guarda sempre e solo al vantaggio a brevissimo termine, ma ai frutti a medio e lungo termine e, soprattutto, alle persone. Il coraggio di coniugare il legittimo profitto con la promozione dell’occupazione e di condizioni dignitose di lavoro. In tempi di forte crisi, come l’attuale, questo coraggio è ancora più necessario. Nella crisi la tratta prolifera, lo sappiamo tutti: lo vediamo tutti i giorni. Nella crisi la tratta prolifera; dunque occorre rafforzare un’economia che risponda alla crisi in maniera non miope, in maniera durevole, in maniera solida.
“Economy of Francesco”
Nel videomessaggio per la Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta, il Papa invita anche a prendere in esame “altri spunti” contenuti nel messaggio rivolto ai partecipanti, lo scorso 21 novembre, ad “Economy of Francesco”, l’evento internazionale con protagonisti giovani economisti ed imprenditori provenienti da 115 Paesi del mondo. In quell’occasione il Papa ha esortato a riflettere sul modello economico dominante e a trovare percorsi alternativi seguendo anche gli insegnamenti di San Francesco. “Abbiamo bisogno – aveva affermato tra l’altro il Pontefice – di gruppi dirigenti comunitari e istituzionali che possano farsi carico dei problemi senza restare prigionieri di essi e delle proprie insoddisfazioni, e così sfidare la sottomissione – spesso inconsapevole – a certe logiche (ideologiche) che finiscono per giustificare e paralizzare ogni azione di fronte alle ingiustizie”. “La misura dell’umanità – aveva aggiunto il Papa – si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col sofferente”.
Economia senza tratta di persone
Quello lanciato in occasione della settima Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta, istituita dal Papa nel 2015 è un invito a moltiplicare e promuovere nuove esperienze economiche che contrastino ogni forma di sfruttamento. È stato scelto l’8 febbraio perché in questo giorno ricorre la memoria liturgica di Santa Bakhita, una schiava divenuta Santa. Un simbolo universale dell’impegno della Chiesa contro la schiavitù. Il Comitato internazionale della Giornata mondiale, coordinato da “Talitha Kum” – la rete della vita consacrata contro la tratta di persone dell’Unione Internazionale delle Superiore Generali – ha organizzato una maratona di preghiera che quest’anno, a causa della pandemia, sarà online. L’appuntamento è sul canale YouTube della Giornata mondiale. Dalle 10 alle 17 in diretta streaming dall’Oceania alle Americhe, scandendo i diversi fusi orari e attraverso le diverse aree del pianeta, con traduzioni in cinque lingue. Per pregare e sensibilizzare l’opinione pubblica su una delle principali cause della tratta di persone: il modello economico dominante, i cui limiti e contraddizioni sono acuiti dalla pandemia.