Paolo Ondarza – Città del Vaticano
Il “virus sociale” delle disuguaglianze in campo sanitario si risana solo attraverso l’antidoto della cultura delle fraternità, fondata sulla coscienza che siamo tutti uguali, figli di un unico Padre. È il pensiero che Francesco affida al videomessaggio inviato in occasione del webinar per la XXX Giornata Mondiale del Malato. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
Il Pontefice mette in guardia dalle “patologie che minacciano l’umanità e il mondo”:
Individualismo e indifferenza all’altro sono forme di egoismo che risultano purtroppo amplificate nella società del benessere consumistico e del liberismo economico; e le conseguenti disuguaglianze si riscontrano anche nel campo sanitario, dove alcuni godono delle cosiddette “eccellenze” e molti altri stentano ad accedere alle cure di base.
Malattia, fenomeno globale
Il tempo di pandemia, ricorda il Papa, “ci sta insegnando ad avere uno sguardo sulla malattia come fenomeno globale e non solo individuale”. Mai dimenticare, però, la singolarità di ogni malato, con la sua dignità e fragilità, sull’esempio dei santi, curando insieme le ferite del corpo e dell’anima:
È la persona nella sua integralità che necessita di cura: il corpo, la mente, gli affetti, la libertà e la volontà, la vita spirituale… La cura non si può sezionare; perché non si può sezionare l’essere umano. Potremmo – paradossalmente – salvare il corpo e perdere l’umanità.
Aprirsi all’amore di Cristo
L’esperienza della malattia ci fa sentire fragili e bisognosi degli altri, fa nascere una domanda di senso che a volte non può trovare subito una risposta e il cui cammino di ricerca è stato indicato – nota Francesco – da san Giovanni Paolo II con la sua personale esperienza: da qui l’invito a non ripiegarsi su sé stessi, ad aprirsi ad un amore più grande, quello di Cristo che nelle sua sofferenza redentiva è divenuto partecipe di tutte le sofferenze umane.
La Chiesa e la sofferenza
“La Chiesa – ricorda Papa Francesco – “si è sempre prodigata verso coloro che soffrono” con dispensari e strutture sanitarie nei Paesi in via di sviluppo, con l’opera dei missionari al servizio dei malati più indigenti, e attraverso i tanti santi e sante che nel mondo hanno avviato opere sanitarie dando così origine a congregazioni religiose. Il pensiero del Papa è per i malati, i loro familiari, i medici, gli infermieri, i farmacisti, gli operatori sanitari, i cappellani ospedalieri, i religiosi e i volontari:
A tutte queste persone assicuro il mio ricordo nella preghiera, perché il Signore doni loro la capacità di ascoltare i malati, di avere pazienza con loro, di prendersene cura in modo integrale, corpo, spirito e relazioni.