Pubblicata l’Esortazione apostolica di Papa Francesco “C’est la Confiance” (“È la fiducia”) dedicata a santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo nel 150mo della sua nascita a Alençon in Francia. La sua “piccola via” esorta a credere nell’infinita misericordia di Dio e a vivere l’incontro con Cristo nell’apertura agli altri. “Nel Cuore della Chiesa, mia Madre, sarò l’Amore!”, scriveva Teresina, morta a soli 24 anni, proclamata patrona delle missioni
Adriana Masotti – Città del Vaticano
“E’ la fiducia e null’altro che la fiducia che deve condurci all’Amore”. A queste parole, scritte nel settembre 1896 da santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, s’ispira il titolo dell’Esortazione apostolica che Papa Francesco dedica alla santa di Lisieux, parole che, afferma, “sintetizzano il genio della sua spiritualità e sarebbero sufficienti per giustificare il fatto che sia stata dichiarata Dottore della Chiesa” (2).
Un messaggio parte del tesoro spirituale della Chiesa
Francesco spiega la scelta di pubblicare oggi, 15 ottobre, l’Esortazione e non piuttosto in una data legata alla vita della Santa conosciuta e amata in tutto il mondo, anche dai non credenti. Il motivo è il desiderio che “il messaggio vada al di là delle ricorrenze e sia assunto come parte del tesoro spirituale della Chiesa” (4). La data della pubblicazione ricorre invece nella memoria di santa Teresa D’Avila per indicare santa Teresina come “frutto maturo” della spiritualità della grande Santa spagnola.
I riconoscimenti dei Pontefici
Papa Francesco ripercorre le tappe del riconoscimento del valore straordinario della testimonianza di Teresina attraverso le azioni dei Pontefici: a cominciare da Papa Leone XIII che le permise di entrare in convento a 15 anni, passando per Pio XI che la proclamò santa nel 1925 e nel 1927 patrona delle missioni; a san Giovanni Paolo II che nel 1997 la dichiarò Dottore della Chiesa. “Infine – ricorda Francesco -, ho avuto la gioia di canonizzare i suoi genitori Luigi e Zelia, nel 2015 durante il Sinodo sulla famiglia, e recentemente ho dedicato a lei una catechesi” (6).
L’amore per Gesù di un’anima missionaria
Nella sua cella, la Santa di Lisieux aveva scritto: “Gesù è il mio unico amore” (8) e analizzando la sua esperienza spirituale, il Papa osserva che l’incontro con Gesù “la chiamava alla missione”, tanto da non concepire “la sua consacrazione a Dio senza la ricerca del bene dei fratelli”. Era entrata nel Carmelo, infatti, “per salvare le anime” (9). Teresina esprimeva così la sua anima missionaria: “Sento che quanto più il fuoco dell’amore infiammerà il mio cuore (…) tanto più le anime che si avvicineranno a me – povero piccolo rottame di ferro inutile, se mi allontanassi dal braciere divino – correranno rapidamente all’effluvio dei profumi del loro Amato, perché un’anima infiammata di amore non può restare inattiva” (12).
La via della fiducia e dell’amore
Francesco va al centro della spiritualità di Teresina, quella “piccola via” nota anche come la via dell’infanzia spirituale. Santa Teresa di Gesù Bambino scriveva: “L’ascensore che mi deve innalzare fino al Cielo sono le tue braccia, o Gesù! Per questo non ho bisogno di crescere, anzi bisogna che io resti piccola, che lo diventi sempre di più” (16). Ciò che conta per lei è l’azione di Dio, la grazia, non i meriti personali, perché è il Signore che santifica. Il Papa scrive: “Quindi, l’atteggiamento più adeguato è riporre la fiducia del cuore fuori di noi stessi: nell’infinita misericordia di un Dio che ama senza limiti e che ha dato tutto nella Croce di Gesù. Per questa ragione Teresa mai usa l’espressione, frequente al suo tempo, ‘mi farò santa’” (20).
L’abbandono nelle mani di un Padre
Nella nostra esistenza dove spesso, sostiene Francesco, “ci sopraffanno le paure, il desiderio di sicurezze umane, il bisogno di avere tutto sotto controllo” (23), la fiducia e quindi l’abbandono in Dio che Teresina promuove “ci libera dai calcoli ossessivi, dalla costante preoccupazione per il futuro, dai timori che tolgono la pace. (…) Se siamo nelle mani di un Padre che ci ama senza limiti – prosegue -, questo sarà vero qualunque circostanza accada, potremo andare avanti qualsiasi cosa succeda e, in un modo o nell’altro, si compirà nella nostra vita il suo progetto di amore e di pienezza” (24).
La “prova contro la fede” e la fiducia nella misericordia
La vita spirituale della giovane carmelitana non fu esente da prove e da combattimenti, in particolare nell’ultimo periodo della sua esistenza sperimentò la grande “prova contro la fede” (25). A quei tempi l’ateismo moderno vive una grande espansione e lei “si sente sorella degli atei” (26), intercede e offre la vita per loro, rinnovando il suo atto di fede. Crede nell’infinita misericordia di Dio e nella vittoria definitiva di Gesù sul male: la sua fiducia ottiene la grazia della conversione sul patibolo di un pluriomicida. Tutto in Dio è amore, anche la Giustizia. “Questa è una delle scoperte più importanti di Teresina – afferma il Papa – uno dei più grandi contributi che ha offerto a tutto il Popolo di Dio. In modo straordinario ha penetrato le profondità della misericordia divina e di là ha attinto la luce della sua illimitata speranza” (27).
La carità più grande nella più grande semplicità
Santa Teresa vuole “rallegrare” il Signore, desidera corrispondere all’amore di Gesù. “Ha la viva certezza che Gesù l’ha amata e conosciuta personalmente nella sua Passione”, scrive Papa Francesco, “ella contempla l’amore di Gesù per tutti e per ognuno come se fosse unico al mondo” (33). E di lei afferma ancora: “Vive la carità nella piccolezza, nelle cose più semplici dell’esistenza di ogni giorno, e lo fa in compagnia della Vergine Maria, imparando da lei che ‘amare è dare tutto e donar se stessi’” (36).
“Nel Cuore della Chiesa, mia Madre, sarò l’Amore”
Da Santa Teresa d’Avila, Teresina ha ereditato, si legge nell’Esortazione, “un grande amore per la Chiesa ed è potuta arrivare alla profondità di questo mistero” (38). Scrive in Storia di un’anima: “Capii che la Chiesa aveva un Cuore, e che questo Cuore era acceso d’Amore. Capii che solo l’Amore faceva agire le membra della Chiesa”. E poi: “Sì, ho trovato il mio posto nella Chiesa: nel Cuore della Chiesa, mia Madre, sarò l’Amore!” (39). Papa Francesco commenta: “Non è il cuore di una Chiesa trionfalistica, è il cuore di una Chiesa amante, umile e misericordiosa (40). E aggiunge: “Tale scoperta del cuore della Chiesa è una grande luce anche per noi oggi, per non scandalizzarci a causa dei limiti e delle debolezze dell’istituzione ecclesiastica, segnata da oscurità e peccati, ed entrare nel suo cuore ardente d’amore, che si è incendiato nella Pentecoste grazie al dono dello Spirito Santo” (41).
Il dono totale agli altri
Le prove interiori vissute da santa Teresina, che talvolta la spinsero fino a chiedersi “se c’era un Cielo” (42), portarono la Santa a “passare da un fervido desiderio del Cielo a un costante e ardente desiderio del bene di tutti” (43), e al proposito di continuare anche dopo la morte la sua missione. “In tal modo – si legge nell’Esortazione – giungeva all’ultima sintesi personale del Vangelo, che partiva dalla piena fiducia per culminare nel dono totale agli altri” (44). “È la fiducia – scrive il Papa – che ci conduce all’Amore e così ci libera dal timore, è la fiducia che ci aiuta a togliere lo sguardo da noi stessi, è la fiducia che permette di porre nelle mani di Dio ciò che soltanto Lui può fare. Questo ci lascia un immenso torrente d’amore e di energie disponibili per cercare il bene dei fratelli” (45).
Alla fine conta solo l’amore
Nell’ultimo capitolo, il Pontefice spiega che questa Esortazione apostolica gli consente di ricordare che, come si legge nell’Evangelii gaudium, in una Chiesa missionaria “l’annuncio si concentra sull’essenziale, su ciò che è più bello, più grande, più attraente e allo stesso tempo più necessario” (47). “Alla fine – scrive il Papa – conta solo l’amore” (48). Per Francesco “il contributo specifico che Teresina ci regala come Santa e come Dottore della Chiesa” è “portarci al centro, a ciò che è essenziale” (49). Il Papa si rivolge ai teologi, moralisti, studiosi di spiritualità e dice: “abbiamo ancora bisogno di recepire questa intuizione geniale di Teresina e di trarne le conseguenze teoriche e pratiche, dottrinali e pastorali, personali e comunitarie. Servono audacia e libertà interiore per poterlo fare” (50).
L’attualità della “piccola via”
Avviandosi alla conclusione, il Papa richiama gli aspetti principali della “piccola via” e la loro attualità. In un tempo improntato alla chiusura nei propri interessi, all’individualismo, all’ossessione del potere, santa Teresa di Lisieux ci mostra la bellezza del fare della vita un dono, indica il valore della semplicità e della piccolezza e il primato assoluto dell’amore “superando una logica legalista ed eticista che riempie la vita cristiana di obblighi e precetti e congela la gioia del Vangelo” (52). Chiude l’Esortazione una breve preghiera in cui tra l’altro il Papa invoca: “Cara santa Teresina, aiutaci ad avere fiducia sempre, come hai fatto tu, nel grande amore che Dio ha per noi, perché possiamo imitare ogni giorno la tua piccola via di santità” (53).