Adriana Masotti – Città del Vaticano
E’ “un problema che non possiamo permetterci di ignorare” quello che la Giornata odierna vuole evidenziare. Ne è convinto Papa Francesco che rivolgendosi a Qu Dongyu, direttore generale della Fao, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, afferma che “sprecare cibo significa sprecare persone”. Il Papa sottolinea la profonda diseguaglianza esistente nel mondo tra chi vive nell’abbondanza e chi ancora soffre o muore di fame. Non limitiamoci alle parole, osserva, è urgente rispondere in modo efficace “al grido straziante degli affamati che reclamano giustizia”.
E’ vergognoso gettare il cibo
Nel suo messaggio Francesco scrive che utilizzare il cibo in modo non adeguato, sprecandolo o perdendolo, corrisponde a vivere la “cultura dell’usa e getta” e dimostra “disinteresse per ciò che ha un valore fondamentale”:
Sapendo che moltissimi esseri umani non hanno accesso a un’alimentazione adeguata o ai mezzi per procurarsela – che è un diritto fondamentale e prioritario di ogni persona – vedere il cibo gettato nella spazzatura o rovinato a causa della mancanza delle risorse necessarie per farlo arrivare ai destinatari è davvero vergognoso e preoccupante.
Il grido degli affamati
Il Papa fa notare come siano in aumento le diseguaglianze e facendo riferimento ai dati del Rapporto sullo stato della sicurezza alimentare e nutrizionale nel mondo, scrive che il numero delle persone che non hanno cibo a sufficienza sul pianeta, “a causa delle molteplici crisi che l’umanità deve affrontare”, l’anno scorso è aumentato in modo significativo. Il loro grido, prosegue, “deve risuonare nei centri in cui si prendono le decisioni”.
Quindi, ripeto, dobbiamo “raccogliere per ridistribuire, non produrre per disperdere” (Discorso ai membri della Federazione Europea dei Banchi Alimentari, 18 maggio 2019). L’ho detto in passato e non mi stancherò di ripeterlo: sprecare cibo significa sprecare persone!
Il “paradosso dell’abbondanza”
Di fronte al “paradosso dell’abbondanza”, denunciato ancora 30 anni fa da San Giovanni Paolo II, “l’intera comunità internazionale – sostiene il Papa – deve mobilitarsi”. La realtà è che “c’è abbastanza cibo nel mondo perché nessuno vada a letto con lo stomaco vuoto!”, infatti ,“le risorse alimentari prodotte sono più che sufficienti per sfamare 8 miliardi di persone”, eppure la fame non è debellata. Papa Francesco va al cuore della questione, quello che manca è la giustizia sociale, “ovvero – scrive – il modo in cui viene regolata la gestione delle risorse e la distribuzione della ricchezza”.
Il cibo non può essere oggetto di speculazione. La vita dipende da questo. Ed è uno scandalo che i grandi produttori incoraggino il consumismo compulsivo per arricchirsi, senza nemmeno considerare i reali bisogni degli esseri umani. La speculazione alimentare deve essere fermata! Dobbiamo smettere di trattare il cibo, che è un bene fondamentale per tutti, come una merce di scambio per pochi.
La Terra ci implora di smettere di maltrattarla
E dobbiamo smettere, afferma ancora Francesco, di sfruttare “avidamente” la Terra e di “maltrattarla e distruggerla” a motivo “dei nostri eccessi consumistici”. Sprecare o perdere il cibo contribuisce infatti “all’aumento delle emissioni di gas serra e quindi al cambiamento climatico e alle sue conseguenze dannose”. Ricorda che soprattutto i giovani ci stanno chiedendo di aguzzare lo sguardo e di allargare il cuore, “per curare la casa comune che è uscita dalle mani di Dio”. Il suo appello è chiaro:
Non possiamo accontentarci di esercizi retorici in questa materia così importante, che si risolvono in dichiarazioni che poi non si realizzano per dimenticanza, meschinità o avidità. È tempo di agire con urgenza e per il bene comune. È urgente che sia gli Stati che le grandi multinazionali, le associazioni e i singoli individui – tutti, nessuno escluso – rispondano in modo efficace e onesto al grido straziante degli affamati che reclamano giustizia.
Spetta a ciascuno di noi, conclude Papa Francesco, “orientare consapevolmente e responsabilmente il proprio stile di vita”, perchè nessuno rimanga privo del cibo di cui ha bisogno e da cui dipende la sua sopravvivenza.