“Vulnerabilità e abuso. Verso una visione più ampia della prevenzione” è il tema del III Congresso latinoamericano in corso a Panama, il cui obiettivo è la promozione della cultura della cura e del rispetto dei diritti delle persone. Nel messaggio inviato ai partecipanti, Francesco sottolinea la necessità di “un cambiamento assoluto di mentalità nella nostra concezione delle relazioni” che privilegi gli ultimi
Adriana Masotti – Città del Vaticano
Nel suo messaggio ai partecipanti al III Congresso Latinoamericano in corso nella capitale della Repubblica di Panama, da oggi e fino al 14 marzo, Papa Francesco fa riferimento all’incontro avuto con una delegazione del Consejo Latinoamericano del Centro de Investigación y Formación para la Protección del Menor” (Ceprome), il “Consiglio Latinoamericano del Centro di ricerca e formazione per la protezione dei minori”, lo scorso 25 settembre in Vaticano. Il Papa ricorda nel testo che, in quell’occasione, aveva sottolineato “l’impegno della Chiesa a vedere in ciascuna delle vittime il volto di Gesù sofferente”, ma anche “la necessità di deporre ai suoi piedi ‘le sofferenze che abbiamo ricevuto e causato’, chiedendogli per ‘i peccatori più infelici e disperati, la loro conversione'”.
A confronto con la vulnerabilità
Come allora, anche in questo messaggio, datato il primo marzo, Francesco invita a guardare alla questione degli abusi “con gli occhi di Dio” e in dialogo con Lui per poter comprendere meglio il tema della vulnerabilità. Afferma:
Dio ci chiama a un cambiamento assoluto di mentalità nella nostra concezione delle relazioni, privilegiando il minore, il povero, il servo, l’ignorante, rispetto al maggiore, il ricco, il padrone, il dotto, sulla base della capacità di accogliere la grazia che Dio ci dona e di farsi dono agli altri.
Sentirsi piccoli è un dono da chiedere al Signore
La piccolezza a cui Gesù ci invita, spiega il Papa, non è guardare alla propria debolezza “come una scusa per non essere persone e cristiani integri, incapaci di prendere in mano il proprio destino”. Al contrario, sentirsi piccoli – scrive – è “un dono che dobbiamo chiedere in ginocchio per noi e per gli altri” per affrontare le contraddizioni della vita, e indica san Paolo che “si gloria delle proprie debolezze e confida nella grazia del Signore”.
In termini di prevenzione, il nostro lavoro deve senza dubbio mirare a sradicare le situazioni che proteggono coloro che si nascondono dietro la loro posizione per imporsi sugli altri in modo perverso, ma anche a capire perché sono incapaci di relazionarsi con gli altri in modo sano.
Formare le coscienze all’integrità morale
Allo stesso tempo, sollecita il Papa, non dobbiamo “restare indifferenti di fronte al motivo per cui alcuni accettano di andare contro la propria coscienza, per paura, o si lasciano abbindolare da false promesse, sapendo in cuor loro di essere sulla strada sbagliata”. Il richiamo di Francesco è ad impegnarsi a vivere e a formare il credente all’integrità, confidando nella forza del Signore, e osserva:
Umanizzare i rapporti in qualsiasi società, compresa la Chiesa, significa lavorare sodo per formare persone mature e coerenti che, ferme nella loro fede e nei loro principi etici, siano capaci di affrontare il male, testimoniando la verità a lettere maiuscole. Una società che non si basa su questi presupposti di integrità morale sarà una società malata, con rapporti umani e istituzionali pervertiti dall’egoismo, dalla sfiducia, dalla paura e dall’inganno.
Portare “questo tesoro in vasi di terra” è una grazia, conclude il Papa, invitando a chiederla “al Re dei martiri” per dare testimonianza di Dio nel mondo.